Capitolo XI

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La macchina fuggì via di corsa e Victoria restò li a terra con del sangue che le colava dalla testa. Era forse morta?
La madre sconvolta rimase immobile per un secondo poi si affrettò a chiamare l'ambulanza che appena arrivò caricò Victoria e in tutta fretta la portarono in ospedale.
Avendo assistito "all'incidente", io e Shaila per solidarietà decidemmo di andare anche noi ad accertarci delle condizioni della vittima. Anche se era una delle ragazze che odiavo di più, mi dispiaceva sapere che qualcuno avesse tentato di ucciderla in quel modo brutale. Dopotutto tutti abbiamo un cuore anche se tendiamo a nascondere le nostre emozioni più deboli in fondo in fondo, in modo tale che tutti vedano la parte più dura e non quella più fragile.
Quella notte, dopo aver bevuto circa quattro bicchieri di caffè, riuscimmo a restare sveglie fino alla mattina. L'intervento appena compiuto era andato a buon fine e Victoria sembrava che stesse riuscendo a riprendersi da quel trauma.
L'unica pecca è che aveva perso completamente la memoria. Dal corridoio ascoltavamo la madre che le raccontava solo le parti più belle ed emozionati della sua vita. La madre uscì per prendersi un bel The caldo e io e Shaila entrammo nella stanzetta dove Victoria era alloggiata. Era distesa su un lettino con delle bianche coperte e a tutte e due le braccia aveva attaccati degli aghi. I suoi capelli erano sciolti, erano bellissimi, neri, lunghi fin sotto il seno. Un'espressione stanca era incisa sul suo viso e il suo sguardo disperso vagava nella cameretta. Shiala si accomodò su una poltrona in velluto verde posta accanto al letto. Io ero in piedi dietro la poltrona con le mani tutte sudate. Lei ovviamente ci chiese chi eravamo, noi però, per farla sentire più sicura e in buona compagnia le dicemmo che eravamo sue amiche e compagne di scuola. Iniziammo a parlare del più e del meno fin quando arrivò la madre e con uno sguardo secco e serio, simile a quello di una serial Killer, ci fece segno di allontanarci dalla stanza.
Dopo una lunga giornata a scuola e in ospedale il riposo era necessario. Le lenzuola morbide mi accarezzarono il corpo e il sonno prevalse su di me. Dopo circa quattro orette mi svegliai. Notai immediatamente un pacco rosso accanto alla finestra. Lo scartai in fretta, conteneva solamente una busta gialla con dentro una lettera: "voi per me siete le mie bambole preferite, fate tutto quello che vi dico e io mi diverto a vedervi soffrire. La vostra ora è quasi finita, non troverete mai la pace, neanche all'inferno. E sappiate che io vi perseguiterò sempre e comunque care mie piccole oche. Un grande bacione. PS: quando dormi russi un po"

Finché morte non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora