𝐉𝐚𝐬𝐨𝐧'𝐬 𝐏𝐎𝐕
Allaccio le converse bianche ed allungo la mano verso la mensola nera per scegliere il profumo. Opto per il Saint Laurent. Apro il tappuccio nero e lo avvicino al collo spostando il viso leggermente. Prima a destra poi a sinistra. Continuo nei polsi. Quattro spruzzi sono sufficienti. Mi avvicino allo specchio ornato dello stesso colore dei miei anelli per specchiarmi.
Indosso un jeans ed una camicia nera, la quale lascio per metà sbottonata per far intravedere il mio petto, mentre i capelli arruffati li ho sistemati verso un lato. Mi do un cenno di approvazione.
Devo dire che sto proprio bene.
Finito di specchiarmi prendo portafoglio, telefono e chiavi ed esco di casa lasciando la fragranza del profumo vagare nel corridoio. La sessione di Surf con Thomas mi ha abbastanza stancato fisicamente quindi appena chiudo il portone di casa smuovo per qualche secondo le gambe dolenti, clicco il bottoncino della chiave ed entro nel mio mercedes nero opaco. Accendo il motore e mi avvio nella solita strada a me ormai conosciuta.
La notte buia di Malibu viene illuminata da tutti i lampioni in città. Abbasso il finestrino ed appoggio il braccio che viene rinfrescato dal vento. Mi rinfresco così anche il viso, beandomi della tranquillità che potrò avere ancora per poco.
Sbuffo.
Svolto a sinistra, imbucando la strada avvolta dalle palme. Una volta arrivato fermo la macchina accostando nel vialetto della casa ed estraggo il telefono dalla tasca, tirando il freno a mano. Seleziono il contatto e mi appoggio sullo schienale mettendo il vivavoce.
Nessuna risposta.
Ritento.
Questa volta la chiamata viene accettata. ‹‹Scendi per favore›› inizio con voce calma, ma ricevo un ‹‹vai a farti fottere›› come risposta.
C'era da aspettarselo.
‹‹Fai meno la bambina e vedi di scendere entro cinque minut-›› non finisco la frase che la chiamata viene chiusa. Sospiro snervato portando la mano alle tempie, massaggiandole con forza.
Che pazienza.
Collego intanto l'iPhone al Bluetooth della macchina ed avvio la mia playlist. Meglio rilassarsi un pò.
Il tempo di un click, la portiera della macchina viene aperta bruscamente e prima che potessi alzare lo sguardo sento un bruciore alla guancia sinistra.
‹‹Con chi cazzo eri?›› L'auto inizia a riempirsi di profumo, Jean Paul Cartier. Il mio naso si arriccia al forte contrasto mentre la mia espressione confusa si trasforma in una infuriata.
Le prendo di scatto il polso tirandola a me. La congelo con gli occhi. ‹‹Che cazzo fai Amber?!›› grugnisco con i nervi a mille.
‹‹È da pomeriggio che non rispondi al telefono, mi prendi per scema? Con chi cazzo eri?›› cerca di alzare il suo tono superando il mio.
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𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐅𝐫𝐞𝐮𝐝
Chick-Lit𝙅𝙖𝙨𝙤𝙣 𝙃𝙖𝙡𝙡, 𝙪𝙣 𝙧𝙖𝙜𝙖𝙯𝙯𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙝𝙖 𝙥𝙚𝙧𝙨𝙤 𝙡𝙖 𝙢𝙖𝙙𝙧𝙚 𝙞𝙣 𝙪𝙣 𝙚𝙨𝙥𝙡𝙤𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙨𝙞 𝙧𝙞𝙩𝙧𝙤𝙫𝙖 𝙙𝙖𝙫𝙖𝙣𝙩𝙞 𝙡𝙤 𝙨𝙩𝙚𝙨𝙨𝙤 𝙎𝙪𝙫 𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙖𝙨𝙨𝙖𝙫𝙖 𝙖𝙡 𝙢𝙤𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡'𝙖𝙘𝙘𝙖𝙙𝙪𝙩𝙤 𝙞𝙣 𝙪𝙣...