"𝐎𝐠𝐧𝐮𝐧𝐨 𝐩𝐮ò 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐨𝐧𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐝𝐨𝐥𝐨𝐫𝐞, 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐢 𝐥'𝐡𝐚."
𝐖. 𝐒𝐡𝐚𝐤𝐞𝐬𝐩𝐞𝐚𝐫𝐞
𝐉𝐚𝐬𝐨𝐧'𝐬 𝐏𝐨𝐯
Immergo i miei piedi nell'acqua fredda del mare. Non è limpida e chiara ma grigia. E non fa trasparire nulla.
Così come il cielo, avvolto da una nube grigia, nasconde cosa realmente cela. Avanzo di qualche passo, fino a bagnarmi anche la maglietta bianca.
Sposto la sabbia morbida con i piedi e faccio si che solletichi la mia pelle, poi muovo le dita sotto l'acqua in movimenti lenti.
È rilassante.
Un fruscio sposta la mia attenzione di fronte a me. Indietreggio bruscamente appena vedo un braccio muoversi in cerca di aiuto poco più avanti di me.
Avanzo velocemente verso la mano, e quando non tocco più inizio a nuotare. Sono quasi arrivato quindi allungo la mia mano per afferrare il braccio, ma vengo trascinato giù con una forza sovrannaturale.
Urlo invano creando un rumore sordo e finendo solamente l'aria nei miei polmoni, in poco tempo mi ritrovo nell'abisso profondo.
Un fischio assordante mi fa risvegliare. Alzo la testa poggiata lateralmente sul sedile notando l'airbag esploso e pieno del mio sangue. Mi volto leggermente verso il lato del passeggero pensando di trovarci Kaylee, ma di lei nessuna traccia.
Quel bastardo. Ci metto la mano sul fuoco che è opera sua. Ma perché prendere lei? Perché lasciarmi qui? Avrebbe potuto uccidermi all'istante eppure mi ha lasciato qui vivo ed ha preso lei.
Che cazzo di intenzione ha?
Mi sporgo verso il cruscotto e prendo la pistola che mi ha dato Kaylee, dopodiché con gran fatica apro il mio sportello cercando di non perdere l'equilibrio una volta sceso.
La testa mi sta esplodendo, sento una pressione assurda, come se ci fosse passato un tram sopra.
Faccio un respiro profondo ma quando sento qualcosa che cola dalla mia fronte, ci passo una mano sopra.
Merda sto sanguinando.
Distolgo l'attenzione dal mio sangue dato che in questo momento poco importa e mi guardo in giro mentre penso ad un piano per arrivare da Yulian, avendo anche il telefono scarico.
La paura di non arrivare in tempo e che faccia del male a Kaylee è abbastanza grande. Ho già perso mia madre davanti ai miei occhi, non voglio perdere pure l'unica persona che mi sta "salvando" da questo incubo.
Non glielo permetterò.
Lascio l'auto ormai distrutta nel mezzo della strada e dato che non passa nessuna macchina decido di allontanarmi il più lontano possibile da qui prima che possa arrivare la polizia.
Comincio a camminare in avanti e dopo circa cinque minuti mi piego in due per riprendere fiato sia dai pensieri che ho per Kaylee sia dal fatto che non sento più le gambe, quindi ho bisogno di un metodo alternativo per arrivarci il prima possibile.
Noto un gruppo di ragazzini tutti con il telefono in mano. Mi precipito lì senza curarmi del fatto che magari nelle mie condizioni potrei anche spaventarli.
Mi avvicino ad una ragazzina dai capelli castano scuro, gli occhi di un verde-azzurro, che digita qualcosa al telefono, sicuramente un messaggio.
‹‹Ragazzina, scusa mi potresti prestare il cellulare per chiamare un taxi?›› Chiedo continuando a prendere fiato piegato sulle ginocchia. ‹‹Ti prego è urgente, ti pago dieci dollari.›› Aggiungo ed allungo la mano destra per prendere il portafogli che avevo nella giacca, ma noto che non ho la giacca con me.
STAI LEGGENDO
𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐅𝐫𝐞𝐮𝐝
Chick-Lit𝙅𝙖𝙨𝙤𝙣 𝙃𝙖𝙡𝙡, 𝙪𝙣 𝙧𝙖𝙜𝙖𝙯𝙯𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙝𝙖 𝙥𝙚𝙧𝙨𝙤 𝙡𝙖 𝙢𝙖𝙙𝙧𝙚 𝙞𝙣 𝙪𝙣 𝙚𝙨𝙥𝙡𝙤𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙨𝙞 𝙧𝙞𝙩𝙧𝙤𝙫𝙖 𝙙𝙖𝙫𝙖𝙣𝙩𝙞 𝙡𝙤 𝙨𝙩𝙚𝙨𝙨𝙤 𝙎𝙪𝙫 𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙖𝙨𝙨𝙖𝙫𝙖 𝙖𝙡 𝙢𝙤𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡'𝙖𝙘𝙘𝙖𝙙𝙪𝙩𝙤 𝙞𝙣 𝙪𝙣...