𝐂𝐨𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢

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"𝐔𝐧𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐭𝐮𝐫𝐛𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐝𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐨𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞𝐯𝐨𝐥𝐢 𝐨 𝐝𝐨𝐥𝐨𝐫𝐨𝐬𝐢."
𝐒𝐢𝐠𝐦𝐮𝐧𝐝 𝐅𝐫𝐞𝐮𝐝

𝐘𝐮𝐥𝐢𝐚𝐧'𝐬 𝐏𝐨𝐯

«Dov'è Clara? È ancora con quel ragazzino? Sai bene che non voglio che faccia amicizia con estranei.» Dico schietto posando le chiavi sul mobile dell'entrata. «Smettila, lo sai anche tu che non puoi chiedere ad una bambina di non fare amicizia con altri.» Risponde appoggiando una mano sul mio petto.

«Comunque Clara è fuori, voleva passeggiare un po' il cane e Denis l'ha accompagnata.» Aggiunge facendomi alzare un sopracciglio. «Il cane?! Quale cane Katrina?» Domando confuso ma come risposta ricevo un cenno verso la finestra.

Sbuffo avvicinandomi ad essa. Quel che vedo è mia figlia mentre gioca con una specie di cane. "Specie" perché sarà massimo mezzo metro di peluche nero. Roteo gli occhi al pensiero di tenerne uno in casa.

Assolutamente no.

Prima che possa voltarmi per uscire però, vengo trattenuto dalla presa di Katrina. «Non essere troppo duro. Non è una cattiva idea tenere un cane. Almeno può farle compagnia.» Proferisce guardandomi con uno sguardo dolce.

Quello sguardo.

«No, no. Non farmi quello sguardo Katrina.» Mi allontano puntandomi il dito contro. «Ti sembro tipo da cane? Mi ci vedi a passeggio con un Chihuahua?» Domando ironico. «Beh lo porterà Clara a passeggio così ci risparmi la scena.» Risponde divertita ridacchiando tra se.

«Si certo come no.» Porto gli occhi al cielo dando un lungo respiro profondo. Dopo essermi trattenuto i nervi esco velocemente di casa camminando verso Clara.

L'immenso giardino vuoto attorno alla casa fa si che entrambi mi vedano arrivare. Vedo Denis guardarmi impaurito. Sa già che non voglio trovarmi alcun tipo di sorprese appena torno a casa.

Appena arrivato da loro Denis alza le mani in segno di resa. «Boss.. non-» Non gli do il tempo di finire che lo zittisco facendogli segno di andarsene. Ovviamente fa come ordinato.

Mi volto verso Clara, incrociando le braccia al petto e aspettando che apra bocca per prima. «Papà.. possiamo tenerlo?» Ed ecco che esattamente come la madre, sfoggia il suo sguardo da tenero cucciolo abbandonato, in perfetta simbiosi con quel cane che stringe tra le braccia.

Faccio uno sbuffo abbastanza profondo, in modo da farmi sentire sia da lei che dal cane. Non mi farò incantare dal loro sguardo.

«Clara, sai bene che non voglio sorprese. Chi ti ha dato questo cane?» Affermo portandomi una mano alle tempie. La piccola furfante libera la presa facendo gironzolare attorno l'animale.

Punta con gli occhi verso l'orizzonte, mettendosi le mani in tasca. «L'abbiamo trovato in mezzo all' autostrada mentre Aleksander accompagnava me e mamma al centro commerciale. Era tutto solo papà.» I suoi occhi grandi si spostano verso di me fissandomi dal basso.

«Tu sei sempre triste ed arrabbiato per la mia sorellina.. E poi, mi dici sempre che tu non hai amici..un po' come me. Io non ho nessuno oltre il mio amico Jason.» Deglutisco. Vedermi in questo stato probabilmente la fa stare male.

𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐅𝐫𝐞𝐮𝐝Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora