Cap.7

645 15 0
                                    

Il sole che entrava dalla finestra stava disturbando il mio sonno, sentivo la gola secca, girandomi nel letto c'era Luca,non era sveglio.
Potevo vedere il suo viso tranquillo,aveva un taglio sulla guancia probabilmente per lo scontro della sera prima.
Mi trasmetteva sicurezza guardarlo dormire, stranamente con lui mi sentivo al sicuro da ogni male.
Mi alzo dal letto e prendo il telefono...27 chiamate perse da mio padre, cazzo!
Non mi era nemmeno passato per la testa di avvertirlo che sarei rimasta fuori ,in realtà non era nemmeno un mio progetto.
Dovrò dagli delle spiegazioni valide.
Mentre penso a una scusa da dirgli fissando un punto nel vuoto ,con la coda dell'occhio vedo che pian piano Luca si stava svegliando.
Apre lentamente gli occhi e dopo aver perso coscienza mi sorride.
"Dormito bene piccola?"
"Piccola" Scimmiotto
"Mamma mia quanto ti picchierei"Dice  lui ridendo.

Si alza dal letto togliendosi la maglia, noto solo allora i suoi tatuaggi , aveva tatuato in pieno petto il numero 20.
"Mi stai guardando?" Dice lui , interrompendo i miei pensieri.
"Si, cos'è quel "20"?
"Sarà il titolo del mio album"
"Come mai?"
"Un giorno te lo dirò"
Si avvicina alla mia parte del letto e cerca nel comodino una maglia comoda da mettersi.
Tira fuori una t-shirt bianca e la indossa; si intravedevano i suoi addominali.
È magro ma ha un fisico scolpito.
"Hai delle occhiaie viola come la mia coperta" Dice indicando il lenzuolo viola scuro che aveva messo durante la notte per il freddo.
"Ti crea qualche problema?"Gli rispondo irritata.
"No , sei bella lo sai"
"Non c'è bisogno che me lo dica tu" Non volevo sembrare egocentrica solo un po' sicura di me nonostante non lo fossi realmente.
"Dico sul serio"
Rimango zitta, mi tiro in piedi e gli chiedo dove andare per  il bagno.
Avevo bisogno di andarci dal giorno prima ma mi imbarazzava chiedere;
nel breve percorso mi scontro con una donna.
Era una signora sulla 50ina ,aveva i capelli castani legati con una pinza, era in tuta e portava due grosse buste della spesa a fatica in mano.
"Vuole una mano?"
Mi viene spontaneo chiederlo , siccome probabilmente era la madre.
"Se puoi grazie"
Le prendo una busta dalle mani e la segue verso il piano della cucina dove gentilmente mi invita a posarla.
"Sei la ragazza di mio figlio?"
"No un' amica"
Non eravamo amici , una conoscente magari , ma detto così poteva pensare fossi una ragazza che il figlio si era portato a letto.
"Molto bella, occhi stupendi"
Dice lei rivolgendosi a me.
"Grazie mille"
Mi si stampa un sorriso enorme nulla faccia , quella donna sembrava veramente una santa , nonostante avesse lavorato tutta la notte  era comunque dolce e pacata.
"Vuoi fare colazione?"
"Si , se vuoi faccio un caffè"
Non volevo che si mettesse a farmi la colazione perciò mi offro di farla io.
"Mi farebbe piacere" Dice , indicandomi un ripiano con il caffè e un altro con le tazzine e la caffettiera.
Quella donna mi aveva fatta sentita a casa inconsapevolmente.
La vedo  indaffarata a riordinare grezzamente il caos che era lì da qualche giorno presumo e non esito a darle una mano.
"Grazie davvero non devi" Dice lei mettendondosi le mani sulla fronte per mostrarmi il suo imbarazzo.
"Figurati"
Luca entra in cucina e rimane imbambolato a guardare me e sua madre parlare appassionatamente del più e del meno, si appoggia al muro e rimane zitto per un po'.
"Mamma hai visto che bella la mia ragazza?"
"La tua ragazza?" Ripete lei sbalordita rimanendo con la bocca aperta e i grandi occhi neri sgranati.
Non avevo detto nulla , mi era venuto da ridere per l'espressione della madre e non ero riuscita a negare l'affermazione improvvisa  di Luca.

Era arrivato il momento di tornare a casa , ero fuori dalla sera prima e non avevo degnato di una chiamata mio padre.
Chiedo a Luca di accompagnarmi a casa e  indicandogli la strada arrivo davanti al portone in legno rustico di casa mia ;nonostante  gli interni fossero moderni da fuori sembrava una casa di campagna, era una villetta  indipendente in una via con tante altre case simili che ricordavano le ambientazioni dei film hollywoodiani.
"Sono a casa!" Grido io entrando e pulendo le scarpe al tappetino nonostante fossero pulite,abitudine.
"Sei ufficialmente in punizione!"
Grida mio padre scendendo dalle scale.
"Non ho 10 anni "
"Potevi rispondere , sei stata tutta la notte fuori facendomi preoccupare ,che hai in testa ?"
Non mi da il tempo di rispondere e continua.
"Non esci mai e quando esci non ti degni di dirmi dove sei e con chi sei, ma stiamo scherzando ,non è un  albergo questo!"
Oddio aveva seriamente detto "non è un albergo" , ditemi che anche i vostri genitori lo dicono sempre.
Mi scappa una risata nel pensarci.
"Cosa c'è da ridere sono serio, vai in camera tua ora"
Era seriamente infuriato , non volevo rispondere male perché nonostante tutto aveva ragione.
Così salgo le scale con una sovrannaturale velocità e mi chiudo in camera.

Non andare rimani...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora