Parte 33

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Axel era impaziente di arrivare ad Okinawa. Gli sembravano secoli che non vedeva Lilly, ma invece erano solo quattro mesi. Erano comunque tanti, eh.

"Non sarei così emozionato, come la rivedrai ti strapperà il sorriso e ti farà arrabbiare con qualche sua insulsa battutina" disse Jude.

"Dici così solo perché per lei non sei nessuno" disse Caleb, sdraiato su una panchina, con un cappello calato negli occhi.

Axel rise. Caleb e Lilly erano quasi uguali. Avere uno dei due era più o meno come avere l'altra. Solo che Lilly era riuscito a farla sciogliere, anche se molto poco.

"Dov'è Mark?" Chiese Axel.

"È dentro" rispose Jude.

"Sarà meglio andare a chiamarlo, ormai siamo arrivati" disse Axel.

Si poggiò al parapetto e fissò Okinawa in lontananza, diventare sempre più grande. Il cuore gli batteva forte dall'emozione. Tra pochi istanti sarebbe potuto andare a cercare la sua rubacuori. Si chiese se tra lei ed Hurley fosse tornato tutto apposto. Quando si erano lasciati l'ultima volta aveva notato una certa tensione tra i due surfisti.

Finalmente la nave attraccò e i quattro poterono scendere. Una volta a terra cercarono l'indirizzo della casa-famiglia che aveva deciso di ospitarli. Un po' come se fossero ragazzi del liceo che cercano un posto vicino alla scuola per poter andare a stare lì per il periodo di studi. Solo che i quattro erano venuti per un viaggio di piacere e divertimento. Una volta arrivati all'indirizzo giusto bussarono alla porta. Li aprì un uomo che non poteva avere più di venticinque anni. Aveva capelli neri pettinati ordinatamente all'indietro, la barba curata e degli occhi che variavano dal verde acqua al celeste. Indossava una maglia nera attillata, che non lasciava spazio all'immaginazione, e sopra una giacca nera che lasciava aperta. Anche i pantaloni erano neri, attillati, con un cinto stile militare, che spezzava il look completamente nero.

"Ah, siete voi. Ho sentito parlare bene di voi. Prego, entrate" disse, senza tralasciare nessuna emozione.

I quattro ragazzi si guardarono un momento, quindi entrarono. L'uomo fece vedere loro tutta la casa tranne una stanza, la cui porta era chiusa. L'uomo vide lo sguardo curioso dei ragazzi e disse loro che non sarebbero mai dovuti entrare lì. I ragazzi non capirono il perché. Insomma, aveva mostrato loro ogni singolo angolo della casa, compreso il suo ufficio - nel quale, anche lì,non sarebbero dovuti entrare - Ma perché in quella stanza no? Decisero che era meglio non pensarci e stare zitti. L'uomo si presentò come Signor Dj e sparì nel suo studio, non prima di aver dato loro un paio di chiavi di casa. I ragazzi sistemarono la roba nelle loro stanze e uscirono tutti insieme alla ricerca di Hurley e Lilly.


"Che strano personaggio" disse Mark, una volta lontani da casa.

"Chissà perché uno così serio ha accettato di ospitare quattro ragazzini" disse Jude, toccandosi il mento.

"Perchè siamo famosi, l'ha detto" disse Caleb.

"E poi cosa nasconde in quella stanza?" Chiese Axel, ignorando Caleb.

"Se non ha voluto che ci mettessimo piede deve avere qualcosa di importante" disse Jude.

"Chissà, magari è il posto dove rinchiude i ragazzi che fanno troppe domande" disse Caleb, sarcastico.

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"Non capisco perché gli altri non siano voluti venire" disse Mark.

"Perchè solo il pensiero di Lilly li terrorizza" disse Jude.

"Oh, andiamo. Non ha niente che non va.." disse Mark, prima di adocchiare un negozio di caramelle.

Non ci pensò due volte e si fiondò dentro. I tre furono costretti a seguirlo, mentre lui sceglieva tra le mille tipologie di caramelle.

"Non vi dispiace se vado a cercare Lilly, vero? Penso di sapere da dove iniziare" disse Axel.

"No, no, fai pure" disse Mark, indeciso tra i bastoncini di natale o altri tipi di caramella.

"Vengo con te" disse Caleb.

Axel annuì e i due s'incamminarono verso la foresta, dove Axel era solito importunare Lilly. Andarono al suo albero, ma non la trovarono. Axel non si arrese, c'era ancora un altro posto. La spiaggia. Ormai Lilly sembra aver superato quel misterioso blocco che non la faceva avvicinare alla spiaggia e aveva ripreso a fare surf. Ad Axel non ha mai voluto dire che cosa fosse successo, ma Lilly non era una che amava parlare del proprio passato.
Arrivarono in spiaggia e videro in lontananza una tavola piantata sulla spiaggia e, all'ombra della tavola, la figura di una persona che schiacciava un pisolino, con la testa poggiata ad un enorme borsone. I due si avvicinarono. Caleb si fermò a togliersi le scarpe, erano scomode per camminare nella sabbia.

"Ah, eccola qua" disse Axel.

Si fermò a due passi da Lilly, che era appisolata col la testa poggiata nella pelliccia di Bolt. Quest'ultimo si svegliò e alzò la testa. Lo guardò e poi diede un colpetto con il muso a Lilly. Questa aprì un occhio e lo guardò. Bolt indicò col muso dietro di lei. Si girò e vide Axel.

"Lo sapevo io, razza di scostumata!" Disse Caleb, che si era appena avvicinato.

Si tolse la giacca e la mise addosso alla sorella, che era in costume. Lilly si svegliò del tutto e ringraziò mentalmente il fratello. Fece ai due segno di voltarsi un attimo e Bolt fece la guardia. Lilly tirò fuori una maglietta da sotto l'asciugamano e la indossò. Era un paio di taglie più grande di lei e le arrivava quasi alle ginocchia, ma a lei piaceva.

"Che ci fate qua?" Chiese Lilly.

"Anche noi siamo felici di vederti" disse Axel.

"Oh, siete venuti a trovarci" disse Lilly, accarezzando Bolt.

"Ehi, bello. Che piacere rivederti" disse Axel, chinandosi e accarezzando Bolt.

"Allora, cosa facevi scostumata?" Chiese Caleb.

"Se approffondissi appena le tue indagini capiresti da solo che stavo dormendo dopo aver cavalcato le onde" rispose Lilly, ghignando.

"Volevo sentirlo da te" disse Caleb.

"Ah ecco" disse Lilly, guardando il fratello con scherno.

"Non siamo neanche arrivati e state già litigando?" Scherzò Axel, alzandosi.

"Tra fratelli funziona così, spina nel fianco" disse Lilly, col suo solito ghigno.

Si sedettero tutti e tre e continuarono a parlare del più e del meno. Bolt era accucciato con la testa nelle gambe di Lilly e ascoltava quello che i tre si dicevano.

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