Presentazioni

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C'era molta fila nella sala d'attesa del centro sanitario, uno dei tanti di Roma, quei posti dove i medici affittano gli studi per esercitare la professione e dove la segretaria è sempre affabile, gentile e carina, con gli occhi dolci e con una voce rassicurante, ma anche un po' di fretta, nel dare tutte le informazioni. Poi magari dopo averti salutato manda un WhatsApp all'amica per criticare: "Tesò, non sai chi è venuto oggi in studio... aveva delle scarpe tremende". Ma perché si chiamano tutte tesò se poi al primo sgarro si odiano e si trasformano in iene? Non lo capirò mai.

Il centro sanitario aveva soffitti molto alti, pareti bianchissime e un arredamento essenziale: entrando dalla grande porta a vetri subito ci s ritrova davanti il banco della reception in cristallo, dove trovavano spazio un computer, 2 telefoni cordless, un tablet, uno smartphone con una cover a forma di gatto e tanti, troppi, post-it appiccicati un po' ovunque, mentre sulla sinistra, intervallati dalle porte degli studi medici dei divanetti e delle poltroncine in eco pelle nera. Agli angoli i classici ficus, mentre sulle pareti delle riproduzioni di quadri di arte contemporanea, ad un primo sguardo si potevano riconoscere un Damien Hirst che certamente stonava con il Giannella di fianco. 

Angela era seduta proprio davanti al bancone, sotto un Mario Schifano. Vicino a lei una signora sulla settantina, trucco perfetto, forse un filino pesante per l'età, tailleur palesemente di sartoria e quell'odore tipico di chi è appena uscita dal parrucchiere. Mentre sul divanetto poco più in là un signore in tuta blu acetata che leggeva il giornale picchiettando nervosamente col piede. In fondo alla stanza, posizionato sull'angolo destro si ergeva un distributore automatico, proprio accanto alla porta del dottor Raoul Calvieri: medico estetico. Le era stato caldamente consigliato da Roberta, una sua collega, circa tre mesi dopo la separazione col suo ex. Durante un'uscita, dove probabilmente alzarono troppo il gomito le suggerì di rimettersi in sella il prima possibile e che forse un'aggiustatina avrebbe aiutato. Roberta era sempre stata molto diretta.

«Angela, tesoro mio... ma come cavolo fai? Io sarei già impazzita! Quant'è che non scopi? Basta! Mo' finalmente la separazione è andata e tu devi rimetterti in carreggiata. Lo sai che ti dico? Ti do il numero di Raoul, fidati. Con lui l'esca diventa più che appetitosa per il pesce, anzi... per i pesci, ahahahahah. Perché accontentarsi? C'è un intero mare a disposizione. Pensa in grande, se vedi acqua... non pensare allo stagno» disse poco prima di scolarsi il quarto o il quinto shot di tequila, Angela aveva perso il conto probabilmente già al terzo.

Era veramente tanto che Angela non andava con un uomo e l'ultimo fu proprio il suo quasi ex marito, con il quale in realtà era già da tempo che non si abbandonava alla passione. A 40 anni una donna non dovrebbe rinunciare al sesso, come non dovrebbe rinunciare ad essere amata. Angela non si è mai definita una bellezza che toglie il fiato, ma di certo definirla poco attraente sarebbe mentire all'evidenza. I suoi capelli neri corvini e quegli occhi verdi penetranti avevano infranto negli anni più cuori di quanti volesse ammettere.

Erano da poco passate le 18.30.

«Rizzi Angela», pronunciò un uomo aprendo distrattamente la porta con in mano un tablet, unico oggetto del suo interesse.

Angela si alzò, fece un cenno della mano e lo seguì oltre l'uscio. La stanza non rispecchiava minimamente la modernità della sala d'attesa. Entrando si ritrovò di fronte a una massiccia scrivania in legno lucido, molto scuro, con alle spalle un'imponente libreria, anch'essa in legno della medesima tonalità, stracolma di libri. Di certo non era roba Ikea. Sulla destra un classico lettino circondato da vari mobiletti in metallo, qualcuno appeso al muro, mentre altri, dotati di ruote, semplicemente accostati come fossero comodini, con alcuni strani macchinari poggiati sopra. Alle pareti altri quadri che riconobbe essere riproduzioni di Klimt. Infine dal soffitto pendeva la consueta lente corredata di luce che tipicamente si poteva trovare nello studio di un dermatologo. Calvieri, infatti, era ufficialmente un dermatologo, ma come riportato sul suo curriculum online aveva conseguito anche un master in medicina estetica. Egli stesso sembrava presentarsi ufficialmente proprio come medico estetico, infatti sia sul suo biglietto da visita che sulla targa fuori dallo studio veniva riportata in primo piano proprio questa qualifica.

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