Rituali

61 0 0
                                    

Sarà un cliché, un profondo stereotipo o soltanto quel briciolo di insicurezza che nonostante faccia parte della natura umana, nelle donne si manifesta all'ennesima potenza in quanto retaggio culturale dovuto a secoli di sottomissione al patriarcato, pensò Angela, letteralmente sommersa dai vestiti neanche fosse esploso il suo armadio.

Il tutto mentre conveniva con sé stessa di non avere nulla da mettersi. Incredibile, si sentiva come un'adolescente che andava a ballare per la prima volta sapendo che in comitiva sarebbe venuto anche il ragazzo che le piace. Come se quella sera occorresse giocarsi tutte le carte, se si avesse a disposizione un'unica freccia per la vita e che quella freccia non potesse permettersi di mancare il bersaglio. Stava cercando di dividere le magliette dalle gonne, ammassate alla rinfusa mentre sentì suonare il citofono. Si trattava di Carmela giunta in suo soccorso. Altrò cliscè pensò, ma, nonostante ciò, corse ad aprirle in gran fretta.

Tempo 5 minuti e si ritrovarono proiettare in una puntata di Sex and The City: una che sfilava per la casa indossando abiti e l'altra che glieli bocciava sorseggiando vino bianco, che tra l'altro aveva portato lei. Tra i vari "No, questo non va bene, almeno che tu non lo voglia confessare" e le facce che mal celavano imbarazzo e disapprovazione per lunghezze e colori, Angela finì per sbottare.

«Ho solo cose da mamma! Cazzo!» disse sconsolata.

«Ma dai, non dire così, non è vero. Vedrai qualcosa la troviamo» rispose Carmela tentando di consolarla.

«Ora scendo e vado a comprarmi qualcosa giuro» ribatté lei stizzita.

«Ma che comprare, qui il problema è solo mentale. È tutto nella nostra mente. Non riusciamo a scegliere perché non abbiamo ancora chiaro che tipo di messaggio vogliamo trasmettere. Che messaggio vogliamo trasmettere?» chiese allora seriosa, mimando il gesto tipico della focalizzazione con le mani.

«In che senso?» rispose Angela. «Ah certo, il messaggio... sono sola e tu sei un figo della madonna, ti prego amami e non farmi morire in una casa di cura circondata da vecchi depravati e da infermiere che mi menano» aggiunse.

«Angela... seria per favore. Rimorchiare è una cosa seria. E poi un po' di vita, un po' di speranza, in fondo hai ancora davanti a te molti anni per convincere tua figlia a tenerti con lei quando sarai rinsecchita e ti piscerai sotto» rispose ridendo fragorosamente. «Pensiamo al presente, quello che dici tu è assolutamente vero, ma noi dobbiamo mascherarlo con una via di mezzo tra -gli uomini non mi mancano, oggi ho scelto te, sentiti onorato- e -con tutti gli arretrati che mi ritrovo se non scopiamo tutta la notte per te si mette male caro mio-. E cosa manda questo messaggio? Una scollatura e un tacco 12. Scarpa aperta. Ci siamo» concluse Carmela mentre, dopo aver posato il bicchiere di vino, lanciava letteralmente per aria le pile di vestiti.

«Ma cavolo Carmé, non voglio neanche sembrare una troia. No, no... qui dobbiamo ancora riflettere»

«No che riflettere, fidati. Poi il vestitino che ho in mente io sta benissimo con la sorpresa che ti ho preso stamattina da Yamamay. Privè collection. Fidati!» disse indicando la bustina che solo in quel momento Angela notò.

Aprì la scatola e si ritrovò tra le mani un completino vedo non vedo dove il vedo era in maniera incontrovertibile surclassato dal non vedo.

«Tu sei matta, stà roba non me la metto a quarant'anni, oh! Ma che figura ci faccio» ribatté.

«Vacci col pigiama di Pippo sotto no?» rispose l'amica.

«Ma perché ci devo andare subito a letto? Lo sai che non sono così. Non posso andare da zero a dieci dopo una visita e quattro messaggi su WhatsApp. Oddio Carmè, forse ho fatto nà stronzata. Meglio disdire»

Dottor BellissimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora