Velluto blu

53 0 0
                                    

Terminata la visita prevista, durante la quale per sicurezza stabilirono di mantenere un rapporto medico-paziente ineccepibile, i due si diedero appuntamento per vedersi nuovamente durante week end. Di nuovo a cena, ma stavolta in un ristorante proposto da Angela, vicino Ponte Milvio.

Il locale non dava su una via principale, era piuttosto appartato, il che la diceva lunga sul conflitto interiore della donna. All'interno era arredato con uno stile molto moderno: tavoli lineari neri laccati, pareti di vari colori, verde fluo, rosso e una tenue sfumatura di viola, alternati attraverso vari giochi geometrici, con appese riproduzioni di Kandinskij di varie grandezze; lampadari in metallo volutamente invecchiato, come del resto le sedie, che davano un senso industriale all'atmosfera. Un posto fuori dagli schemi che proponeva in effetti una cucina molto lontana dalla tradizione. Aveva scoperto quel posto durante una cena con dei colleghi poco più di un anno fa e già ci era tornata qualche volta.

«Posto particolare vero?» esordì Raoul una volta seduto e ordinato nel frattempo il vino.

«Si in effetti è un po' fuori dagli schemi. Come del resto la loro cucina. Vedrai» rispose lei sorridendo e lanciandogli uno sguardo quasi di minaccia.

«Mi stai mettendo alla prova?» ribatté mentre il cameriere, dopo aver presentato la bottiglia, riempiva i bicchieri. «Alle sorprese che ci aspettano stasera allora» concluse invitandola ad un cin.

«Alle sorprese... e a noi» disse lei avvicinando il bicchiere al suo senza però toccandolo.

La cena trascorse tranquilla, come del resto la conversazione. I due approfittarono per raccontarsi quelle cose che non si erano potuti dire per esteso in questi giorni tramite messaggi, soprattutto un paio di aneddoti divertenti accaduti a entrambi. Non mancarono commenti ai piatti. Angela pensò alla scelta del ristorante, a quanto volesse essere in un certo senso un elemento distrattore, ma allo stesso tempo un buon sotterfugio per avere argomenti di cui parlare nel caso il vero protagonista della serata fosse stato soltanto l'imbarazzo. Fortunatamente non fu così e la cena trascorse in piacevolezza. Pagato il conto e salutato si diressero in direzione del ponte. Con un notevole coraggio Angela addirittura insinuò il braccio sotto al suo.

«Mi gira un po' la testa, sarà il vino. Fammi appoggiare» mentì spudoratamente.

«Ah, ti sei ubriacata. Buon per me» rispose ridendo.

I due raggiunsero Ponte Milvio e cullati dai rumori del fiume Tevere si abbandonarono ad un passionale bacio. Il tempo nelle loro teste rallentò vertiginosamente, come inebriati l'uno del profumo e del sapore dell'altro si concentrarono solo sulle altrui bocche. Quando finalmente si staccarono fu Angela a prendere la parola.

«Voglio fare l'amore con te. Stasera. Adesso»

«Non chiedo altro dalla vita» rispose lui spostandole una ciocca di capelli dal viso e avvicinandosi alle sue labbra, mordicchiandole delicatamente.

Angela, abbastanza aderente al suo corpo, poté sentire tutta la sua eccitazione.

«Andiamo da me? Ti va?» chiese il dottore.

«Si va bene, andiamo subito» rispose lei.

Raggiunsero velocemente la macchina parcheggiata lì vicino e imboccarono la Tangenziale. La fortuna li arrise perché una volta giunti in quartiere trovarono con facilità parcheggio. Il viaggio non aveva minimamente diluito il loro desiderio. Il dottor Calvieri abitava proprio in via del Pigneto, uno degli ultimi palazzi prima della ormai famosa Isola Pedonale, una zona del quartiere emersa alle cronache per l'intensa movida e il conseguente fiorire di locali. Un palazzo non bellissimo visto da fuori che avrebbe necessità di qualche aggiustatina. All'interno tuttavia era decisamente curato, con una parete specchiata sulla sinistra e del marmo lucidissimo fino all'ascensore.

Dottor BellissimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora