Precious illusions

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«Ciao Marzia, grazie di essere rimasta e scusa ancora per il ritardo» esordì Angela appena rincasata.

Marzia era una giovane studentessa che arrotondava facendo la baby-sitter. Quando Carlo non poteva tenere Giulia il pomeriggio spesso si rivolgeva a lei. Ciò accadeva anche prima della separazione.

«Si figuri, per venti minuti non ci stia neanche a pensare» rispose la giovane.

Angela prese dalla borsa il portafoglio e nel porgergli i soldi, con un piccolo extra, si bloccò un attimo.

«Scusami. Posso chiederti una cosa? Tu saresti libera stasera? Dopocena?» chiese Angela dal nulla.

«Mmmmh. Volendo si. Devo giusto studiare un po'. Perché?» rispose Marzia prendendo il denaro.

«Potresti studiare qui da noi? Forse mi servirebbe che restassi con Giulia stasera. Due orette, non di più. Però posso fartelo sapere solo tra un'oretta. Se serve ti pago di più».

«No no, guardi non serve che mi dia di più. In fondo abito alla fine della via. Va bene, però le chiedo di farmelo sapere il prima possibile così mi organizzo» ribatté la ragazza.

«Tra un'oretta massimo. Giuro» replicò Angela baciandosi le dita incrociate.

«Va bene allora. Conti su di me».

«Sei un tesoro. Grazie grazie, grazie».

Le due si salutarono affettuosamente. Appena richiusa la porta tirò fuori il telefono dalla borsa e chiamò immediatamente la sua amica Carmela chiedendole se potessero vedersi più tardi, ribadendo l'urgenza.

Carmela senza nascondere un tono preoccupato accettò. Si accordarono su orario e luogo. Subito dopo Angela inviò un messaggio a Marzia confermandogli di venire. Perché questa necessità? Aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno con il pelo sullo stomaco adeguato a gestire una situazione del genere. Carlo l'avrebbe buttata sullo zen, a lei serviva una strategia, inoltre si sentiva a disagio nel coinvolgerlo ancora. In realtà provava un po' di vergogna anche nei confronti di Carmela, ma sperava ardentemente che l'amica di una vita non l'avrebbe mal giudicata.

Ad un certo punto arrivò anche il consueto messaggio di Raoul. Per quanto fosse un'abitudine Angela reagì come se non se lo spettasse. Evitò di richiamarlo come di solito faceva accampando una scusa, la più classica, un mal di testa, dicendogli che sarebbe andata a letto presto probabilmente. Temeva che se lo avesse affrontato oral non sarebbe riuscita a mantenere la giusta lucidità. Le due si incontrarono davanti al locale stabilito e Angela non poté resistere dall'abbracciare la sua amica. Appena si toccarono i suoi occhi diventarono lucidi e Carmela non poté non accorgersene.

«Tesoro ma che hai? Che succede? Al telefono mi hai detto solo che avevi bisogno di parlare di Raoul. Che ti ha fatto? Ti ha fatto del male?» chiese preoccupatissima mentre la sorreggeva per le spalle.

«Non lo so. Non so più niente, non sono più sicura di niente» rispose sconfortata Angela mentre si passava le dita sotto gli occhi nel tentativo di asciugare l'accenno di lacrime.

«Ascolta, ci ho ripensato. Ti va se ci mettiamo nel tuo cortile? Ho detto una cazzata a Raoul e non vorrei che per una ulteriore sfiga ci vedesse in giro insieme. Ti dispiace?» chiese congiungendo le mani come in una preghiera. «Tanto il tuo palazzo è alla parallela.

«Ma certo. Tutto quello che vuoi. Ora però calmati» rispose accarezzandole la guancia.

Comprarono un paio di birre gelate dal bengalino sotto casa di Carmela e si sedettero su una delle panchine del cortile condominiale.

«Ora dimmi tutto però. Tutto!». Esordì Carmela dopo il primo sorso.

Angela le raccontò tutto nei dettagli, riportando con una precisione maniacale ogni parola di Roberta. Persino Carmela restò sbalordita.

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