Dolce Forno

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Era passata una settimana dal loro week end romantico ed era già il sabato successivo. Durante questi giorni non si erano mai visti, solamente sentiti per telefono. Raoul l'aveva invitata ad andare da lui a cena, ma Angela si era negata dicendo di voler stare con sua figlia. Non si trattava proprio di una bugia, più che altro di una mezza verità. Il discorso fatto al mare l'aveva lasciata turbata, confusa, non più sicura delle sue ultime scelte e stare in famiglia sperava le rifacesse sentire per un attimo la terra sotto i piedi. Si era persino accordata con il suo ex per tenerla.

Tra i vari pensieri doveva decidere se parlare di questa sua relazione alla figlia, tuttavia era molto indecisa se fosse prematuro. In fondo, non sapeva neanche più quanto sarebbe andata avanti. Tutta l'eccitazione iniziale sembrava già essersi consumata. Nel giro di neanche un mese la sua vita si era fatta un bel giro sulle montagne russe. Pensò che probabilmente si stesse facendo le sue solite pippe mentali, che si stesse fasciando la testa prima di rompersela, proprio ciò che persino Carlo le aveva suggerito di non fare.

«Pizza per cena tesoro?» chiese alla figlia.

«Mamma, non abbiamo ancora pranzato e già pensi alla cena?» rispose la bambina, impegnata a guardare la televisione.

«Eh, ma tocca impastarla da ora per farla lievitare bene» ribatté Angela.

«Ah, la facciamo noi? Si si la voglio. Margherita con le Alici» concluse Giulia entusiasta. Tanto da spegnere la televisione, alzarsi e dirigersi verso la credenza.

Angela preparò la tavola di legno dove impastare, mentre la figlia procurò farina, olio, acqua e lievito di birra dal congelatore.

«Pesami tutto dai» disse alla sua assistente.

Giulia pesò e misurò tutti gli ingredienti andando a memoria con le dosi: 700g di farina, 350 ml di acqua, un cucchiaio piccolo di sale, un panetto di lievito e due cucchiai di olio. Si rifiutò però di impastare, perché a suo dire non era ancora brava come sua madre e non voleva rovinare l'impasto, nonostante le insistenze del genitore.

«Eh, ma se non la fai... quando ti impari? Tanto è per noi due che ti frega se non viene perfetta»

«No, no. Mò ho troppa voglia e se non viene ci rimango male» rispose la figlia.

Angela annuì e procedette a impastare sotto gli occhi vigili di Giulia.

«Senti...» esordì la donna.

«Dimmi» rispose la bambina.

Angela si interruppe. Era molto indecisa se iniziare il discorso, soprattutto se iniziarlo in quel momento. Tuttavia, a quanto pare l'inconscio aveva deciso di agire. Prese allora il coraggio a due mani e continuò a parlare.

«Ma... se mamma si trovasse non so, un amico, un amico molto speciale...»

«Un fidanzato?» la interruppe Giulia senza staccare comunque gli occhi dalla pasta in lavorazione.

«Si. Diciamo un fidanzato» rispose. «Tu come la vivresti la cosa?».

«Se me lo chiedi è perché già ce l'hai? Sembri me quando ti chiedo se ti arrabbieresti se io rompessi qualcosa» replicò sorridendo e alzando per la prima volta lo sguardo.

Angela sapeva quanto sua figlia fosse sveglia e subì tutta la forza del suo sguardo, per quanto dolce e innocente fosse.

«Non è proprio così. Ho conosciuto questo signore e ci siamo molto simpatici. Pensavo che magari potrei iniziare a vederlo e non so, magari portarlo una volta a casa a fartelo conoscere»

«Ti ricordi quando l'anno scorso tornai a casa e ti dissi che mi ero presa una cotta per Marco Cassesi? Anzi, io ti dissi che ero proprio innamorata. Tu mi parlasti dell'amore, che è come un fiore che va annaffiato, che bisogna essere responsabili dell'innamoramento e che come per guidare c'è un'età giusta, ce ne è una anche per innamorarsi. Che era presto per me. Come sai si è scoperto che avevi ragione, poi Marco è troppo esuberante per me, sta sempre a giocare a pallone e non ci riesci a parlare per più di 30 secondi... ma torniamo a te. Secondo me hai l'età giusta mamma, anche per innamorarti di qualcuno che non sia papà, poi magari farai come me con Marco, capirai che non è amore o che non ti piace e allora ti basterà solo far passare l'estate. Marco poi non è Giacomo» concluse.

Nel frattempo l'impasto fu pronto per la lievitazione. Angela rimase sorpresa dalla risposta della figlia e notò quanto fosse poi simile a quella del padre. Si ritrovò con un'altra filosofa dentro casa. Si sentì rassicurata.

«Comunque si, voglio conoscerlo» aggiunse Giulia mentre copriva la pasta per la pizza con un panno umido.

«Va bene, quando e se diventerà qualcosa di serio sarai la prima» rispose sciogliendo le spalle. «Aspetta un attimo però... Giacomo?»

«Si, Giacomo Maffei della quinta C. Che bello che è! Poi è un artista, suona la chitarra».

«Scusa ma il discorso dell'essere maturi?»

«Mamma, ho quasi 10 anni, sono molto maturata rispetto allo scorso anno. Penso di essere pronta» ribatté.

«Oh santo cielo...» rispose Angela pensando al fatto che i suoi problemi di madre fossero solo incominciati.

Alla fine si decise che avrebbe rivisto al più presto il suo bellissimo dottore.

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