Set, gioco, partita

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«Quindi è forte a letto? Beh, l'apparenza in questo caso non ha ingannato» esordì Carmela.

«Abbassa la voce» rispose Angela.

«Mi sa che devo prendere appuntamento e provarci anche io» aggiunse l'amica.

«Ma stai buona... e che intendi con anche io?» affermò Angela mimando con le dita le classiche virgolette. «Come se gliela avessi sventolata sotto il naso. È successo punto. Pianeti allineati, frequenze in risonanza... quella roba lì»

«Botta di culo...» aggiunse Carmela ironica.

«Si, botta di culo. Anche. Comunque ti ricordo che sei felicemente sposata con quel gentile signore laggiù che sta allenando la squadra di pallavolo delle nostre figlie» ribatté indicando Alessandro, il marito di Carmela, che tre volte alla settimana prestava i suoi servizi e la sua competenza come coatch della squadra di pallavolo della parrocchia del quartiere.

Quello ovviamente non era il suo vero lavoro, ma lavorando in proprio, nello specifico gestendo una palestra, non aveva troppi problemi a dedicarcisi. In fondo non doveva rispondere a nessuno per quanto concerneva l'orario di lavoro. Tra l'altro, Alessandro aveva giocato per molti anni, ottenendo anche il patentino da istruttore federale.

«E che c'entra. Nà botta non è tradire» disse lei lanciandogli uno sguardo sornione.

«Ma falla finita» rispose Angela ridendo e spingendola amichevolmente.

Le due risero all'unisono.

«Facciamo una cosa. Vai a casa e prepara una borsa per Giulia, venite a cena da noi stasera, la doccia se la fa a casa mia e resta a dormire da noi, così Lavinia è contenta e come le mettiamo a letto noi ci fumiamo una sigaretta giù in cortile e mi racconti per bene tutto. Tanto Alessandro non tornerà prima delle 22. Domani le porto o io o lui a scuola. E come sai non accetterò un no come risposta».

«E chi mai potrebbe rifiutare un invito così spontaneo» ribatté Angela schioccando le dita. «Ok ma niente pizza o patatine fritte. Cibo vero» sentenziò.

«Avevamo la parmigiana per cena, è di suo gradimento?»

«Cavolo. Va bene. Tanto so che nonostante siate in tre ne avrai cucinata per 8».

«Ale ha fame la sera...» sbiascicò l'amica.

«Eh... vabbè dai. Allora dillo tu a Giulia, io vado e ci vediamo tra un po' a casa tua»

Le due si salutarono baciandosi sulla guancia. Carmela abitava in un uno di quei condomini giganteschi formati da varie palazzine e un ampio cortile interno. Il suo però, nonostante un giardino ben curato, era caratterizzato da un'opprimente gradazione di grigi. Grigio scuro il cancello di ingresso, grigio leggermente più chiaro le palazzine e canna di fucile le panchine interne. Tuttavia gli appartamenti erano spaziosi e ben disposti, tutti con un doppio affaccio su due lati diversi dei palazzi.

Al contrario di Angela, lei e suo marito amavano gli elementi di design e le linee moderne ed essenziali e infatti casa loro rispecchiava perfettamente questi gusti. Pelle nera su stoffe bianche su acciaio e pareti bianche con varie nicchie e mensole in cartongesso al posto delle librerie. Armadi rigorosamente a muro e cucina rossa laccata. Casa di Angela, nonostante la cucina a vista, era molto più tradizionale.

Consumata la cena le due figlie si infilarono in cameretta dando la buonanotte alle due donne. Dopo pochi minuti il marito di Carmela rincasò. Lei gli aveva lasciato tutto pronto e apparecchiato e ovviamente lo aveva avvertito della presenza dell'amica. Appena entrato la salutò calorosamente.

«Le pesti?» chiese infine.

«Sono già in camera loro che fingono di dormire» rispose Carmela.

«Ok, allora vado a salutarle, poi mi metto a tavola».

«Senti, noi scendiamo qui sotto per una sigaretta. Le guardi tu si?»

«Eh, io in realtà volevo anche farmi una doccia...» ribatté lui.

«E fattela. Mica gli serve il badante. Comunque noi non stiamo giù due ore» controbatté lei.

«Va bene, va bene. Mi sbrigo. Ma poi non potete fumare sul terrazzo? Ah no! C'avete i segreti. Guarda, meglio che non li sento neanche per sbaglio stì segreti» concluse sorridendo. «Ci penso io qui».

«Grazie amore. Ti amo tantissimo» disse lei baciandolo sulla guancia.

«Paracula» risposero lui e Angela quasi all'unisono.

Tutti e tre si misero a ridere sottovoce.

Carmela prese chiavi e sigarette, aprì la porta e con un cenno della testa invitò l'amica a seguirla.

«A dopo Ale» lo salutò Angela varcando l'uscio di casa.

Si sedettero su una delle panchine del cortile condominiale. Carmela si accese una sigaretta, Angela non fumava.

«Insomma?» esordì Carmela soffiando via il fumo.

«Insomma che? È successo. Veramente vuoi che ti racconti i dettagli?» rispose lei.

«Ma no, mica voglio le posizioni. E poi già mi hai detto che è stato bello. Voglio sapere ora che pensi di fare. Tra l'altro mi hai stupita, pensavo alla fine non andassi fino in fondo. Cosa ti ha convinta?

«Ho sorpreso anche me. Che ti devo dire, quell'uomo è magnetico. O è un mago. L'ho guardato cinque minuti e già lo volevo, giuro. Se ti dico cosa, anzi, chi mi ha convinta come minimo ti soffochi col fumo della sigaretta»

«Chi, Chi?!»

«Carlo» esclamò Angela arricciando subito dopo le labbra e guardando l'amica quasi di traverso.

«Che coooosa? Carlo? Ma che dici! MA soprattutto... che c'entra Carlo» rispose lei incredula strabuzzando gli occhi. Poi un colpo di tosse.

«Ecco, vedi?» ribatté Angela.

«Vai avanti» insistette l'amica gettando prima la sigaretta ormai terminata e apprestandosi subito ad accendersene un'altra.

«Praticamente, non so il perché, sentivo di doverglielo dire, quasi come forma di rispetto. Non lo so, veramente, sentivo il magone. Forse perché temo che quella con Raoul non sia solo una sbandata. Lo trovo realmente interessante e mi sento estremamente attratta, non solo fisicamente. Ho convinto Carlo a restare a cena qualche giorno prima di vedermi con Raoul e gli ho raccontato tutto. Lui l'ha presa alla Carlo, è stato comprensivo e mi ha aiutato a riflettere e a capire che in fondo non stavo facendo nulla di male e che sono sempre in tempo a non compromettermi. Che non sono una bambina, eccetera».

«Cosa che avrei potuto dirti io se avessi chiesto» rispose Carmela un po' piccata.

«Non offenderti. Te lo sto dicendo adesso. Sai che per me non è così facile aprirmi. Inoltre... io già conoscevo la tua risposta e forse cercavo proprio qualcuno che mi convincesse a lasciar perdere. Quando anche lui mi ha detto buttati a quel punto mi sono buttata. Che ho intenzione di fare? Boh... non lo so davvero. Per ora vivrò questa storia alla giornata e vediamo come procede».

«Tu non sai vivere le storie alla giornata. Lo sai vero? Ti innamorerai di lui. Forse già sei sulla buona strada» le disse accarezzandole la guancia affettuosamente. «Io sono qui eh. Lo sai. Ci sarò sempre».

«Lo so» rispose Angela abbracciandola. «Però non tirarmela» aggiunse ridendo.

«Ma è ovvio che te la tiro. Sarò il suo piano B. Se vi lasciate mi offrirò di consolarlo».

«Che stronza che sei».

«Una grandissima stronza. È per questo che ci amiamo» ribatté.

«Già. La bella e la stronza...» esclamò angela girandosi dall'altra parte ma sogghignando.

«Ah ecco, la bella saresti tu. Che stronza!» rispose Carmela tirandola a sé. «La stronza e... la stronza. Punto».

Le due risero di cuore. Continuarono a parlare ancora una mezz'oretta prima di risalire.

Dottor BellissimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora