Capitolo 4

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Steve's pov

Arrivai a casa dopo un'itera giornata di lavoro: da quando avevo iniziato a lavorare con lo S.H.I.E.L.D non vi erano molti momenti in cui potermi riposare, non che ne avessi bisogno, ma talvolta sentivo la necessità di staccare la mente, per riflettere e pensare ai vecchi tempi, ai vecchi amici... salì le scale di fretta e al mio arrivo notai la mia vicina Kate che parlava al telefono. Vederla era sempre un sollievo dopo lunghe giornate, nonostante non ci parlassimo molto, le sue battute erano una boccata d'aria fresca. In quel momento ripensai alle parole di Natasha "perchè non inviti a cena l'infermiera? Troppo spaventato?" riferendosi a Kate. Beh dopotutto un appuntamento non mi sarebbe dispiaciuto -Ora ti devo lasciare... Va bene, ciao...- disse riattaccando il telefono - Mia zia... soffre di insonnia...- sospirò arrossendo. Il silenzio calò, e l'imbarazzo era evidente: Avanti Steve dì qualcosa di carino, poi presi coraggio - ehi, se vuoi, se vuoi beh... puoi usare la mia lavatrice, costa meno di quella del seminterrato- sorrisi in attesa di una risposta, non pensavo di essere così arruginito - Ah sì? e quanto costa?- -Un buon caffè- di nuovo quel silenzio imbarazzante smorzato dal sospiro di Kate -Grazie ma... ho già un carico di sotto ed è meglio che non metta i miei camici nella tua lavatrice, ho appena finito un turno nel reparto malattie infettive perciò...- -ah, beh resterò a distanza- -spero che non sia troppa... oh devi aver lasciato acceso lo stereo- aggiunse lei indicandomi la porta. Lo stereo? in effetti in tutta quella situazione di imbarazzo non mi ero accorto che dalla mia abitazione provenisse una melodia, una canzone che andava famosa ai tempi della guerra -Oh, forse hai ragione... Grazie- aspettai che se ne fosse andata prima di alzare la guardia, qualcuno era entrato in casa mia e di certo, non potevo entrare dalla porta d'ingresso, avrei fatto troppo rumore, così optai per la finestra. Mi recai verso le scale antincendio e, una volta entrato nel mio appartamento, presi tra le mani il mio scudo, dirigendomi con estrema cautela verso la melodia. Fui sollevato, ma anche un pò infastidito nel vedere un volto a me fin troppo familiare. -Non ricordo di averti dato le chiavi- rivolgendomi a Nick Fury disteso sulla poltrona in penombra -Credi davvero che mi servano?... Mia moglie mi ha cacciato via- -Perchè? Sei sposato?- tutto ciò mi sembrava così surreale -Ci sono parecchie cose che non sai di me- -Lo so Nick, è questo il problema- e fu in quel momento che comprendetti la situazione, poichè avvicinandomi e accendendo la luce mi resi conto dell'ematoma e dei segni di lotta che Fury aveva in volto. Mi fece segno di rimanere in silenzio, e poi spense di nuovo la luce, rimanendo nel buio. Poi mi mostrò lo schermo del suo telefono sul quale vi era scritto "Orecchie ovunque" -Mi spiace essere venuto qui ma non sapevo proprio dove passare la notte- "S.H.I.E.L.D compromesso" apparve sullo schermino del telefono -Chi altro sa di tua moglie?- domandai io inarcando il sopracciglio, "Io e te" -Solo... i miei amici- -è questo che siamo noi?- domandai io. Non ebbi risposta se non altre frasi scoordinate sullo schermo "Cerca la dottoressa Roth" "Proteggila" "Lui la sta cercando" "Parte programma Avenger". -Dipende da te- poi degli spari. Fury venne colpito ripetutamente. Lo trascinai al riparo. Iniziò a sputare sangue e a tossire in cerca di fiato, ma prima di perdere i sensi mi afferrò la mano e in essa lasciò una chiavetta USB, poi mi tirò più vicino a sè e con voce rauca mormorò -Trova Rachel... Roth, si trova ... al piano su... superiore stanza... 47. Non fidarti di nessuno.- Poi una voce familiare -Capitano Rogers... Sono l'agente Sharon Carter, agente 13 squadra speciale dello S.H.I.E.L.D- avanzò lenta la mia vicina reggendo una revolver -Kate?- -Ho l'ordine di proteggerti- -Ordine di chi?- -Suo- esclamò inginnocchiandosi verso Fury.

-Chi diavolo era? E chi diavolo sei tu?- mi chiese spaventata la ragazza dai capelli viola -Perdonami non ho avuto modo di presentarmi... Steve Rogers... e beh sulla prima domanda speravo me lo dicessi tu- le porsi una mano in segno di amicizia ma a quanto pare non si fidava. Non ebbi una risposta precisa, anche se già sapevo il suo nome, speravo mi dicesse qualcosa in più... Non sapevo neppure io bene il perché di quella missione, ma sapevo bene che se per Fury lei era importante, allora valeva la pena di rischiare tutto. -Stai sanguinando... lascia che- ma non appena mi avvicinai per aiutarla i suoi occhi iniziarono a brillare intensamente di un colore porpureo e fu solo in quel momento che notai il piccolo cristallo, che le cingeva la fronte. Il suo sguardo era minaccioso, così per mostrarle le mie buone intenzioni appoggiai lentamente lo scudo a terra e lo feci slittare verso di lei -E questo come lo dovrei interpretare Steve Rogers?- -Come un segno di pace... non voglio farti del male...- -Allora perché sei qui?- -Sono qui per proteggerti. Qualcuno ti sta dando la caccia e una persona molto influente ha incaricato me di aiutarti- -Chi?- mi voltai per guardarmi attorno per poi rispondere -Qui non è sicuro... dobbiamo andarcene. C'è un altro posto in cui possiamo andare? Un posto che nessuno conosce...- -Non ho amici, ne tanto meno parenti, quindi qualsiasi posto andrà bene... Ok Steve Rogers, mi fido, ma ti avverto: se ho il minimo sospetto di un...- -Si si ho capito- le sorrisi io.

Passarono poche ore prima di toccare di nuovo l'argomento. Per il momento non sapevo neppure io dove poter andare. Se lo S.H.I.E.L.D era compromesso, allora nessun posto al mondo era sicuro.
-Washington? Seriamente?- esclamò lei scendendo dalla mia moto -Se vuoi nascondere qualcosa, il modo migliore per farlo è sotto gli occhi di chi la cerca- -Se lo dici tu Steve Rogers...- -Puoi chiamarmi solo Steve- -D'accordo Steve...Rogers- ed ecco un sorriso genuino, era un barlume di speranza.
Quando entrammo nel nuovo appartamento che avevo affittato per qualche notte, posammo subito i nostri pochi averi sul pavimento. Poi spezzai subito il silenzio cercando di riprendere la conversazione -Dottoressa Roth...- -Rachel- ringhiò lei -Ok Rachel... è meglio che ti metta del ghiaccio sul viso prima che quell'ematoma inizi a bruciare- le passai del ghiaccio per poi invitarla a sedersi sul divano.
-Non mi voleva uccidere...- il suo tono serio e diretto spezzò uno dei tanti silenzi che continuavano a calare -Come prego?- chiesi in cerca di spiegazioni -Intendo dire che non è la prima volta che qualcuno mi cerca... riconosco la volontà di uccidere qualcuno quando la percepisco. In questo caso ho percepito solo... rabbia. Ma non era quella rabbia da vendetta, era più una rabbia cieca indotta da qualche altro motivo. Penso che mi volesse viva, chiunque mi stia cercando, soprattutto perché se mi avesse voluto morta beh lo sarei già- abbassai lo sguardo, riflettei a lungo sulle sue parole... aveva senso, ma chi la stava cercando? E soprattutto, perché?
-Stai bene?- le domandai io con un filo di voce
-No-

RAVEN // an MCU fanfiction - AVENGERSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora