Eravamo scampati per miracolo al braccio della morte, di nuovo. Sapevamo bene di essere ricercati e nessun posto era al sicuro, o almeno così sembrava... Steve ci aveva condotti senza dirci nulla al cospetto di una semplice abitazione, che si trovava nella periferia della capitale. Per la precisione ci trovammo sul retro della casa, forse, per non attirare attenzioni date le nostre pessime condizioni: le macerie sulla nostra pelle e i numerosi tagli sulla fronte di Nat non sarebbero passati di certo inosservati. Steve bussò alla porta tre volte prima che il proprietario si palessasse -Ehi amico...- -Mi spiace, scusami. Ci serve un posto dove stare, dove nasconderci.- Spiegò Steve all'uomo sul ciglio della porta, poi fu il turno di Nat che con tono cupo disse -Tutti quelli che conosciamo ci vogliono morti...- la sua voce era diversa, era scossa, Natasha Romanoff aveva paura. Il silenzio si fece protagonista e lo sguardo dello sconosciuto cadde incuriosito sul mio sguardo perso tra le fila dei miei pensieri. Mi fissava in un modo diverso dal solito sguardo giudicatorio e spaventato, pareva più uno sguardo di compassione, di pietà -Non tutti- disse poi facendoci entrare in casa.
Steve e Nat erano al piano di sopra, mentre io rimasi in cucina ad attendere il mio turno per usufruire della doccia. Mi tormentavo continuando a guardare fuori dalla finestra temendo che qualcuno ci avesse seguito, o ci avrebbe trovato. La vita da fuggitiva non era a me sconosciuta, ma ora più che mai iniziavo a percepire una tremenda sensazione di ansia, ma non che mi potesse accadere qualcosa, ma che potesse accadere a qualcuno a me molto vicino come ai miei nuovi amici. Sobbalzai quando il padrone di casa varcò la soglia del salotto -Oh, perdonami non era mia intenzione spaventarti...- -Non fa nulla...- -Ti ho portato dei vestiti di ricambio, erano di mia sorella penso che possano andarti bene anche se forse un po' larghi...- -Mi piace vestire largo... andranno bene... Tua sorella ha stile- sorrisi quando presi tra le mani una canotta malva con il logo di una band rock -Già... ehm ... comunque io sono Sam... Sam Wilson- disse porgendomi una felpa nera -Noto un leggero imbarazzo- commentai sfoggiando un sorriso beffeggiante -Oh beh non capita tutti i giorni di avere una bella ragazza in casa propria...- ed ecco quell'ennesimo silenzio imbarazzante... -Oh scusa...- rise lui -... non credevo di averlo detto ad alta voce- ridemmo rumorosamente entrambi -Io sono Rachel Roth- -Sai Rachel, non so cosa lo SHIELD voglia da te ma qui sei al sicuro- indicò la finestra, quel gesto mi fece abbassare lo sguardo prima di rispondere -Non è di loro che ho paura... ma di ... lascia perdere...- -oh, no ti prego non volevo offenderti... volevo solo- -No, ma figurati... è solo che è la prima volta che mi ritrovo ad avere paura che qualcuno possa far del male ai miei amici- -Beh, l'amicizia è anche questo- -Giusto...- il mio stomaco brontolò rumorosamente ed io alzando gli occhi al cielo pregai che Sam non lo avesse sentito -Hai fame?- ridemmo di nuovo -É così ovvio?- spostai una ciocca goffamente dietro l'orecchio -Non troppo, e poi pure io ho una fame da lupo; mi metto all'opera- -Oh non ce n'è bisogno posso cucinarmi un panino al volo- -Insisto- si impose Sam facendomi segno di accomodarmi -Ricevuto- dissi abbandonandomi al mio peso sul morbido divano. Dopo tanto tempo mi sentivo più leggera, più al sicuro. Ero sollevata e nella mia testa non vi era rumore. Chiusi leggermente gli occhi beando di quella tranquilllità e mi portai la mano al cuore facendomi cullare dal battito tranquillo di esso. Quando li riaprì notai Sam che mi fissava sorridendomi -Che c'è? Sono così buffa?- -Oh no, solo trasmetti...- -Ansia- -Tranquillità- rimasi colpita... era la prima volta che uno sconosciuto si sentisse al sicuro con me, nella stessa stanza; lo ammetto, ero molto incuriosita dal suo atteggiamento così... umano. Mi incuriosiva più di quanto lui non lo fosse nei miei confronti. Era così a suo agio, disinvolto e tranquillo, come se il diverso non lo intimorisse, come se la gemma sulla mia fronte non lo avesse colpito e spaventato, come se il mio caratteraccio non gli importasse. Per la prima volta mi sentivo a casa. Ora ero io che mi ritrovavo a fissarlo: lui mi affascinava -Che c'è? sono così buffo?- disse lui imitandomi -Sei così diverso... insomma il tuo atteggiamento mi incuriosisce: non hai paura di me?- -Perchè dovrei?- -Beh tutti lo sono solitamente- -Riconosco il dolore quando lo vedo- -Io non ho sofferto; io causo sofferenza alle persone. Ovunque vada io spargo morte e dolore, ma ciò che mi corrode e mi logora dall'interno è il non provare alcun senso di colpa. Non importa quanto dolore io provochi, o quanta distruzione lasci alle mie spalle, io non sono capace di sentirmi in colpa...- mi ci volle qualche secondo per realizzare che ciò che avevo appena detto non erano pensieri miei -Rachel... i tuoi occhi- un fastidio alla testa mi fece portare le mani alle tempie -Che mi succede?- il dolore aumentava ma io cercavo di oppormi ad esso, era un dolore a me familiare, eppure non lo avevo mai provato. Mi formicolava la testa. Mi appoggiai al tavolo e con una mano feci segno a Sam di rimanere distante da me, nel frattempo Steve e Nat erano giunti al piano di sotto sentendo i miei lamenti -Rachel... sta succedendo di nuovo?- Mi domandò Steve mentre si avvicinava con cautela a me. Cominciai ad ansimare sentendo il mio battito aumentare, un senso di vertigini si faceva strada in me. Quel fastidio si trasformava in un dolore così forte che mi fece cadere a terra. Sentivo disperatamente la mia mente aggrapparsi ai ricordi sparsi, quei ricordi che non mi appartenevano più. Più il dolore aumentava, più i ricordi sparivano. Sentii le grida di qualcuno, ma la mia bocca rimaneva chiusa. Nessuno stava gridando attorno a noi, eppure quelle urla mi stavano facendo sanguinare le orecchie. Avevo lo sguardo fisso nel vuoto: quando sentì di nuovo quelle grida chiusi gli occhi per non urlare e per focalizzarmi su di esse. Quando riaprì gli occhi era tutto finito... il dolore, le grida, la sofferenza... solo il mio respiro affannato riempiva il silenzio nella stanza. Solo una domanda mi riempiva la mente
-Chi è Bucky?-
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RAVEN // an MCU fanfiction - AVENGERS
ActionMCU FAN FICTION "L'oscurità è parte di me... non sono nessuno senza di lei" Rachel Roth, la migliore archeologa del Nevada, viene incaricata di riaprire le ricerche di un famoso sito archeologico in terra nativa, sulle orme di antiche leggende e mis...