Stai bene?- pronunciò Steve con voce tenue, quasi come se non volesse far rumore... -No- tante domande mi assillavano, ma non ero mai stata una di tante parole. Eppure lui sembrava stare peggio di me. Abbassai lo sguardo fissandomi i piedi e mi strinsi tra le spalle, poi la domanda che tanto temevo -Hai paura di me?- lui sembrò quasi sorpreso da quell'interrotivo -Mi fa più paura l'idea di non poterti dare una mano- ecco un sorriso consolatorio -Che cosa ti è successo?- -E a te?... insomma da quando Captain America si preoccupa per un fantasma?- -Un fantasma?- -Rachel Roth è morta quattro anni fa in quella grotta- non domandò altro ma sapevo che voleva delle spiegazioni. Sapevo che gli dovevo delle spiegazioni, ma non ero mai stata quella a fare il primo passo... soprattutto se non avevo modo di fidarmi totalmente della persona che avevo di fronte. Non mi fidavo. Ok, mi aveva aiutato con il tizio del tetto ma le sue intenzioni rimanevano comunque molto dubbie -Sai, per un momento ho pensato che non sapessi neppure chi fossi... di solito quando mi vedono non hanno tutti la tua stessa reazione- si passò una mano tra quei perfetti capelli biondi -Beh tu non sei migliore di me solo perché hai salvato New York da un gruppo di alieni... però devo ammetterlo, ti stimo molto, stimo molto ciò che avete fatto voi Avengers- alzai di poco l'angolo sinistro del labbro in segno di approvazione -Eri a New York quando siamo stati attaccati?- -Non proprio...- feci cadere la conversazione. Avevo capito la sua tattica, eppure non l'avrebbe avuta vinta, non gli avrei detto nulla di me, nessuno avrebbe dovuto saperlo.
Il telefono di Steve interruppe quel silenzio imperturbabile il quale iniziò a squillare. Non erano buone notizie a giudicare dal suo viso impallidire, in quel momento lo percepii, percepii la sua enorme tristezza -Rachel, io... io devo andare in ospedale... se hai bisogno,qualsiasi cosa... chiama- mi fece rabbrividire quel cambio di voce, quasi come se stesse trattenendo le lacrime: quell'umanità mi rassicurò.Erano passate poco più di due ore da quando Steve era uscito da quell'appartamento. Durante la giornata capitavano dei momenti in cui nella mia testa non vi era silenzio... un continuo richiamare alla luce certi demoni del passato, sbagli e rimpianti. Guardai di fronte a me il mio riflesso sullo schermo della televisione spenta, vidi Raven che mi osservava con uno sguardo maligno e l'oscurità attorno a lei: il sorriso sornione non la abbandonava mai -Che hai da sorridere?- domandai io all'entità con voce astiosa -Non ti fidi proprio di nessuno...- la sua voce languida accompagnata da un eco diavolesco mi risuonò in testa -Come posso fidarmi di qualcuno se poi fai loro del male- -Così però mi offendi... Io cerco solo di...- -Proteggerci, sì lo so bene, me lo dici ogni volta- -Allora cosa ti turba...- di nuovo quel sorriso sornione mi fece rabbrividire -Sai che sono nella tua testa, non c'è bisogno che tu me lo dica, posso scoprirlo da sola...- -Allora perchè me lo domandi? Vuoi essere mia amica?- guizzaio io in piedi puntando il dito contro il televisore; il mio riflesso però non si mosse da dove mi trovavo precedentemente: ormai certi aspetti di Raven non mi stupivano più -Beh diciamo che se ci fidassimo più l'una dell'altra saremmo più stabili- -STABILI?? FIDARSI??? Ma che diavolo dici... come posso fidarmi di un cumolo di ombre che mi annebbia la mente? Come posso fidarmi di te se non mi hai neppure dato scelta in quella grotta? Ti sei presa la mia vita, il mio corpo, la mia mente... tutto di me... mi hai ucciso pian piano solo per essere libera... come posso fidarmi di un mostro?- Il tonfo della porta mi fece voltare di scatto, un viso familiare e uno no mi fissavano incuriositi -Con chi parli?- domandò Steve inarcando il sopracciglio -con nessuno... hai una nuova amica?- ringhiai io fissando la rossa dallo sguardo impenetrabile -Agente Natasha Romanoff, o se preferisci Vedova Nera- allungò la mano in segno di pace e decisi, dopo un scambio di sguardi, di abbassare la guardia e di stringerle la mano. In quel momento ebbi un sussulto, un brivido alla schiena mi fece inspirare e subito di fronte a me apparvero delle scene diverse e ininterrotte come un faro puntato negli occhi: degli spari, tanto sangue, una chiavetta usb e infine il buio... solo una voce tenue riempiva la scena Non farmi questo Nick. Quando ritirai velocemente la mano dalla presa di Natasha notai gli sguardi furtivi dei due si di me, poi Steve si avvicinò piano, notando il mio respiro aumentato e poggiando una mano sulla mia spalla mi chiese se stessi bene, ma io risposi -Mi dispiace... mi spiace per il vostro amico Fury- -Come sai di Fury?- domandò di scatto la ragazza alle spalle di Steve -Io... io l'ho percepito nel momento in cui ti ho stretto la mano...- -Come ci riesci?- mi voltai verso il ragazzo per poi ricompormi e rifilare il tutto in un semplice "non lo so". La verità è che nonostante fossi una persona testarda temevo tutti quegli sguardi giudicatori su di me, anche se nulla dipendeva dalla mia volontà. Più tardi quel pomeriggio delle spiegazioni vennero a galla finalmente: Natasha era riuscita a scovare delle informazioni sul mio assalitore nonchè sull'assassino di Nick Fury. Parlò di un soldato, un'arma umana conosciuta come Il Soldato d'Inverno. Era un'arma, non più uomo, e aveva alle spalle una dozzina di assassinii negli ultimo 50 anni. -Ok... beh qualche idea per chi possa lavorare questo Soldato d'Inverno?- domandai io portandomi una mano agli occhi -Ci sto lavorando- rispose la spia: sospirai... perchè mi stava cercando? In quel momento cercai di sforzarmi nel ripensare a coloro che avrebbero potuto cercarmi per vendetta personale, ma erano tutti spariti nel nulla... Raven non lasciava tracce. -Rachel... so che per te fidarti di noi non risulta facile, ma noi neppure possiamo fidarci di te ed esserti d'aiuto se non ci dai delle spiegazioni. Ho appena visto morire un mio grande amico: è morto per poterti salvare, quindi una spiegazione è il minimo che ci devi, che mi devi- disse tutto d'un fiato la ragazza... mi abbandonai al mio peso cadendo sul divano per poi portarmi le mani alla testa, odiavo non aver ragione; sapevo che me ne sarei pentita, e forse anche loro, ma in fondo avevano ragione, chiunque fosse Nick Fury, era morto per proteggermi. Decisi comunque di dire parte della verità, omettendo alcune parti... la fiducia doveva esser guadagnata.
-Quattro anni fa fui incaricata di recuperare degli scavi archeologici e portarli a termine in Texas, in una antica riserva di Nativi... il Big Bend national park. Un'antica tribù di nativi, gli Apache, ormai inghiottita dal passato, hanno lasciato a noi una miriade di leggende e qualche manufatto antico contenuti nelle grotte di questa riserva. Quando incominciammo le ricerche non trovammo nulla da poter esser considerato una scoperta archeologia, finché scoprimmo una tomba sotterranea: Jack..., il dottor Walker cercò di convincermi a non andarci, cercò di convincermi che tutto ciò era pericoloso, ma io non gli diedi ascolto, volevo eccellere, volevo portare al termine quel dannato lavoro, volevo essere la migliore. Così mi calai, ma la corda non resse a lungo e si spezzò. Caddì sul fondo di quella tomba, e una volta dentro ne uscì completamente diversa. Avevo risvegliato un'entità sconosciuta, un demone che secoli fa la tribù degli Apache aveva rinchiuso in quella grotta. Al tempo non credevo alle leggende locali, pensavo fossero solo favole, storie per incrementare la forza di una stirpe, ma ora... dimostro a me stessa che ogni leggenda ha un fondo di verità- -Quella gemma che hai sulla fronte... che cosa è?- -Raven... lei è Raven...- Chiusi gli occhi e mi concentrai sulle mie emozioni, fui investita da un insieme di paure così forti da farmi girare la testa ... Poi avvertii un formicolio tra le scapole, e gli occhi mi si spalancarono, sapevo bene che quell'azzurro ghiaccio aveva lasciato spazio ad un viola lucente, sovrannaturale. Fissai per qualche secondo Steve e Natasha, per poi catturare la loro attenzione sulla mia mano la quale sprigionava una sfera di luci e ombre viola -Posso fare questo, e trasformare questa piccola sfera in una barriera oscura, tanto spessa da proteggere un'intera città; posso percepire le vostre emozioni, le posso alterare, posso connettermi a voi tramite i vostri ricordi. Posso essere il vostro peggior nemico, o la vostra migliore arma- Steve e Natasha si scambiarono uno sguardo quasi come se cercassero l'approvazione dell'altra, poi però entrambi mi porsero un sorriso genuino, quasi come un ringraziamento. Tornai in me lasciando cadere la sensazione che mi tormentava ogni volta che accedevo ai miei poteri. Legandomi a Raven era inevitabile che parti di lei si legassero a me, e viceversa. -Dove hai imparato a combattere così bene?- domandò il biondo smorzando l'aria tesa -Oh, beh negli anni... mi sono allenata tanto in questi ultimi anni passati in solitudine, certo non sarò mai forte come te ma penso di essere abbastanza agile nello schivare I colpi- -Potrei insegnarti alcune mosse se prometti di non diventare migliore di me- aggiunse la rossa -Oh beh, è una promessa che non posso mantenere- le ammiccai io in segno di amicizia.
Ok le loro intenzioni non erano poi così dubbie.
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RAVEN // an MCU fanfiction - AVENGERS
ActionMCU FAN FICTION "L'oscurità è parte di me... non sono nessuno senza di lei" Rachel Roth, la migliore archeologa del Nevada, viene incaricata di riaprire le ricerche di un famoso sito archeologico in terra nativa, sulle orme di antiche leggende e mis...