Capitolo 7

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Mi risvegliai a causa di un'atroce emicrania, mi sentivo tutte le ossa doloranti, come se fossi caduta da una grande altezza. Riaprì gli occhi piano piano cercando di mettere a fuoco la situazione attorno a me. Steve e Natasha mi stavano appresso parlandomi, ma di tutto ciò che dicevano non percepivo che rumori ovattati e distanti, quasi come fossi rinchiusa in una bolla. Quando ripresi tra le mie mani le poche forze che avevo in corpo mi misi seduta emettendo un lieve lamento a denti stretti. Mi portai una mano alla fronte massaggiandola e accarezzando la gemma che la cingeva. Sapevo bene che avevo perso di nuovo la percezione del mio corpo: avevo permesso a Raven di assumere il controllo della mia mente, del mio corpo, dei miei pensieri... di tutto. Quando scivolavo lontano dalle redini di me stessa succedeva tutto così in fretta, era come se fossi posseduta da un demone maligno: vedevo tutto ma non potevo fare nulla. Solo una cosa la poteva far dormire, permettendomi di riprendere il controllo... il dolore fisico.
-Rachel... Rachel come ti senti?- chiedeva continuamente Steve reggendomi la schiena per evitare che io cadessi -Sto bene, mi serve solo qualche minuto per riprendermi- mi guardai attorno e cercai di ricordare quello che era appena successo; talvolta ricordavo tutto nitidamente, talvolta accedeva tutto talmente in fretta che mi ci volevano alcuni attimi per recuperare la memoria. Ricordai la vetrata della vecchia palestra in frantumi, gli spari, le vittime che Raven aveva abbandonato alle sue spalle, il mio breve scontro con il soldato d'inverno e poi un dolore molto forte, ma non mio e nemmeno un dolore fisico: ricordavo che l'incontro con il mio nemico aveva scosso anche quell'entità che mi abitava. Avevamo percepito una sensazione di vuoto, tanti ricordi persi nell'oblio della mente, un forte senso di abbandono e di sensi di colpa, sensazione a noi ben note, nitide.
Mi rialzai e guardandomi attorno mi ricordai che Raven era riuscita ad aprire un portale; i poteri di Raven erano molto ampliati: più lei entrava in contatto con emozioni forti, più essi le permettevano di intensificare le sue capacità. Ovviamente questa era un'arma a doppio taglio poichè più lei diveniva forte, più io mi indebolivo... Eravamo divenute talmente complementari che era difficile talvolta fare un buon gioco di squadra. Il portale che aveva aperto per farci fuggire ci aveva portati in una sorta di fabbrica abbandonata, non sapevo neppure io dove ci avesse trasportati. Fortunatamente c'era campo e riuscimmo a localizzarci senza troppi problemi. Non eravamo molto lontani dalla base dello S.H.I.E.L.D ma eravamo abbastanza distanti da poter sviluppare un piano. Dopo essermi ripresa del tutto Natasha estrasse dalla tasca una chiavetta USB esclamando -Dobbiamo scoprire che cosa contiene questa chiavetta... probabilmente sarà stato inserito un blocco di protezione che invia la posizione alla base entro 2 secondi dall'inserimento della chiavetta nel dispositivo...- - Non sembra nulla di buono - -Esattamente Rachel. Abbiamo bisogno di un luogo abbastanza affollato e un pc - -Beh, c'è un centro commerciale proprio a 2 isolati da qui- parlai io indicando il vuoto -Ottimo, io e Natasha andiamo al centro commerciale, tu ci aspetterai qui- -Cosa? Perchè? Io vi posso essere utile!- -Non era una richiesta... e poi sei ancora debole...- -Debole?- inarcai un sopracciglio incrociando le braccia al petto, mi sentivo molto una bambina che viene ripresa dai genitori ma non mi importava, sapevo che Steve non mi diceva tutta la verità, così guardai Natasha per capire che cosa stesse nascondendo il ragazzo -Ci sono troppi civili, Raven ha già causato molte vittime per oggi... non possiamo permettere che ricapiti di nuovo, devi imparare a controllarla- la voce seria e lo sguardo fermo della ragazza mi fece capire che non potevo ribattere, non ne avevo il diritto, e avevano pienamente ragione -Nat!- esclamò Steve abbassando lo sguardo -Che c'è? Non è una bambina... Capitano sei troppo dolce per dirle la verità-.

Rimasi di nuovo da sola, con me stessa, per ore ed ore... stavolta però mi venne naturale controllare più volte l'orologio: provavo molta agitazione. Nat e Steve se ne erano andata da circa 3 ore ed io non avevo avuto notizie. Ormai era scesa la sera e la fame mi era passata. Ogni tanto controllavo la ferita sul polpaccio che il ragazzo aveva attentatamente fasciato e pulito con della semplice acqua. Il silenzio che mi stava uccidendo venne interrotto dalla suoneria del mio telefono. -Pronto? ... - -Rachel, sono Steve...- -Steve! Finalmente! Dove siete? State bene?- -Sisi stiamo bene, siamo nel New Jersey, abbiamo trovato da dove viene coordinato il segnale e tutte le informazioni dello S.H.I.E.L.D. ora ti invierò delle coordinate, tu dovrai andare lì... è un amico, si chiama Sam Wilson- -Non avevi detto che non ci dobbiamo fidare di nessuno?- -Vero, l'ho detto ma di lui so per certo di potermi fidare- -Non ci sarà bisogno delle coordinate, me lo dirai tu stesso- dissi io riattaccando. Avevo una brutta sensazione e non potevo rimanere ferma in quel rifugio abbandonato, così senza il minimo sforzo si materializzo davanti a me un portale di color violaceo. Lo guardai incuriosita e sorridendo decisi di attraversarlo. Dopo mesi quello era il primo segno di autocontrollo e di gioco di squadra di cui parlavo prima. Oltre il portale Steve e Natasha si voltarono verso di me e rimasero incuriositi da quell'avvenimento: Steve avanzò verso di me già pronto a farmi la paternale, ma prima che mi potesse dire qualcosa io lo bloccai solamente guardandolo con uno sguardo ambiguo, come era mio solito fare. Natasha invece, contro ogni mia aspettativa, alzo l'angolo della bocca in un sorriso fiero. -Come hai fatto ad aprire quel portale?- domandò incuriosito Steve superandomi -Non so... ho avuto una brutta sensazione e ho visualizzato nella mente un portale e senza il minimo sforzo esso si è magicamente aperto di fronte a me. Aspettate... ma che cosa è questo posto?- scrutai a lungo incuriosita quell'enorme e buio capannone occupato da un numero indefinito di monitor e dispositivi che sembravano provenire dalla Seconda Guerra Mondiale -Mmhh... Vintage- esclamai io sorridendo. Ad un tratto i macchinari attorno a noi iniziarono a funzionare emettendo rumori arcaici: sul monitor principale si compose in tanti pixel verdastri una figura, un viso scarno contornato da due grandi ovali neri al posto degli occhi. - Rogers Steven...- disse con voce robotica e un forte accento tedesco il computer - nato nel 1918 ... Romanoff Natalija Alianovna, nata nel 1984... Rachel Aylin Roth, nata nel 1990 - -Sembra una registrazione- interrupe Nat -Io non sono una registrazione Fräulein, non sarò lo stesso uomo di quando il capitano mi fece prigioniero nel 1945, ma io ESISTO...- -Tu conosci questo coso?- domandò Nat spazientita -Arnim Zola, uno scienziato tedesco che lavorava per Teschio Rosso... è morto da anni- rispose il ragazzo scendendo le scalette alla nostra sinistra e cercando di studiare a lungo i vari macchinari, teneva stretto tra le mani lo scudo... ciò significava che chiunque "la voce" fosse metteva in agitazione il capitano. Nulla di buono. -Primo errore: io sono svizzero. Secondo: guardatevi intorno... non sono mai stato tanto vivo. Nel 1972 mi diagnosticarono una malattia terminale. La scienza non poteva salvare il mio corpo, ma la mia mente, tuttavia, meritava di essere salvata... in una banca dati su 60 km di nastro. Voi vi trovate nel mio cervello- -Come sei arrivato qui?- aggiunse Steve ritornando vicino a me e Nat -Invitato-
-Si tratta dell'operazione Paperclip dopo la seconda guerra mondiale. Lo S.H.I.E.L.D reclutò scienziati tedeschi con capacità strategiche- spiegò Nat -Pensavano che potessi aiutare la loro causa e ho aiutato anche la mia...- -l'HYDRA è morta con Teschio Rosso.- la voce di Steve risuonò tra quelle buie e tetre mura -Tagli una testa, altre due crescono- -Dimostralo!-
-Accesso Archivio-
Sul monitor comparvero articoli di giornali, foto, filmati di guerre, morti e sopprusi: tutta la storia veniva piegata dall'HYDRA. Per 70 anni l'Hydra era cresciuta come un parassita all'interno della stessa organizzazione che garantiva la sicurezza delle persone, lo S.H.I.E.L.D. Tutte quelle immagini scorrevano veloci sullo schermo di quel computer impolverato e seppur lontani da me, un'immagine in particolare mi catturò... Una stella rossa... Il Soldato d'Inverno. Tante immagini di una storia piegata sotto il controllo di un'organizzazione che mirava al controllo della libertà del popolo. Un'ideologia ben radicata nella nostra società, un'ideologia fomentata dal terrore e dalla pazzia. Percepivo le forti emozioni di Steve che iniziò a stringere più forte a sé le cinghie di pelle dello scudo in vibranio: rabbia, indignazione, orrore e un enorme senso di colpa. Esplosero in un'unica azione: ora il monitor dalla quale Zola parlava era distrutto, una grande crepa lo coronava e al centro vi era proprio quello scudo che non era riuscito ad estirpare tutti quei sopprusi e quelle violenze. Il viso di Zola si materializzò però su un nuovo monitor. -Stavo dicendo...- -Che cosa contiene il drive?- domandò Steve più che infastidito -Informazioni sul progetto Insight e sul progetto Corvo Rosso- -Progetto Corvo Rosso?- domandai io avanzando verso il computer -Dottoressa Rachel Roth, famigerata archeologa sparisce nel nulla durante una ricerca in loco... le ricorda qualcosa Fräulein Roth?- -Che cosa c'entro io con tutto ciò?- puntantai il dito contro lo scienziato infuriata -Lei è riuscita a sparire nel nulla, finendo nella lista delle persone ricercate per molti anni, solo Dio e l'Hydra ti tenevano d'occhio silenziosamente.- Apparvero fotografie mie, scattate di nascosto, in vari momenti della mia vita -Cambiar stato, i capelli, lo stile, i recapiti... sono tutte cose che non sono servite... finalmente l'Hydra ha trovato la sua arma più potente- -Che cosa volete da me?- -Oh Fräulein ma è ovvio... noi non cerchiamo Rachel Aylin Roth, ma Raven. Il suo potere è così essenziale, così unico... Noto che già conosci il nostro Soldato d'Inverno... lui ti ha trovata e ti porterà a noi, tu sei la sua missione!- -Non mi avrete mai!- risposi io richiamando a me l'entità che si celava in me, potevo vedere i miei stessi occhi viola riflettersi tra il color verde del viso di Zola -Ma mia cara, noi ti abbiamo già- rise lui, poi un dolore atroce mi scalfì le tempie ed io caddi rumorosamente sulle ginocchia: gridavo dal dolore e mentre Steve e Natasha cercavano di aiutarmi io mi portai le mani alla testa -Basta! Bastaaa! Fatelo smettere!- supplicai io in lacrime, ma il dolore non smetteva, anzi al contrario aumentava in modo spropositato. Raven urlava dentro di me, le nostre grida si mischiarono, sentivo che cercava di prendere il controllo del mio corpo ma neppure lei ne aveva le forze. -Zola! Basta! Lasciala stare!- gridò più forte Steve. Poi il silenzio. Non gridavo più, non avevo più motivo. Il dolore si era fermato, ma le mie lacrime scorrevano sul mio viso senza controllo. Natasha stava al mio fianco e mi aiutò a rialzarmi sussurrandomi all'orecchio che era tutto finito, che ora c'era lei al mio fianco -Che le avete fatto?!- gridò la rossa -Noi non abbiamo fatto nulla se non mandare la nostra arma migliore, nonché la nostra bomba a mano... Il Soldato d'Inverno. Poi è avvenuto il loro incontro: due anime piene di odio e rabbia, unite da una sola mente.- -Spiegati meglio!- lo interruppi io ancora dolorante -Fräulein sapevamo bene che Raven ha la capacità di percepire, di nutrirsi delle emozioni umane, ma non potevamo immaginare fino a che punto poteva spingersi... Raven si è potuta nutrire in pochi secondi delle emozioni del nostro Soldato, fino a legarsi a lui. Un salto nel vuoto, di un'entità instabile. Ecco l'arma del futuro, ecco la nuova HYDRA. Purtroppo Il Capitano e la Vedova Nera saranno troppo morti per veder in atto il progetto Corvo Rosso- Le porte della stanza iniziarono a chiudersi. Ci stava intrappolando dentro. -Aereo non identificato, missile a corto raggio. 30 secondi al massimo- esclamò Natasha riportando ciò che il suo telefono aveva identificato -Chi lo ha lanciato?- il ragazzo si voltò agitato verso di lei pur sapendo bene la risposta -lo S.H.I.E.L.D- -Temo di aver guadagnato tempo capitano... ammettilo, siamo meglio così, siamo entrambi fuori tempo... Hail HYDRA!-
Steve con tutta fretta scaraventò la grata che aveva appena staccato dal pavimento. Ordinò di entrare e così facemmo. Lui per ultimo teneva su di noi lo scudo, ma io, seppure priva di forze alzai lo mano verso il soffitto e da essa le ombre iniziarono a volteggiare creando una bolla di protezione. Utilizzare i miei poteri in quel momento mi provocò dolore, ma non potevo cedere. Un rumore acuto, un' esplosione, fuoco e fiamme attorno a noi e le macerie che cadevano rumorosamente verso di noi, poi le urla di Raven, le mie grida.

RAVEN // an MCU fanfiction - AVENGERSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora