Capitolo 6

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-Hai davvero una bella resistenza!- esclamò Natasha, afferrando la sua bottiglietta d'acqua dal pavimento. Io, invece, ero distesa sui tappetini neri che ricoprivano l'intero pavimento della palestra, gli occhi chiusi ed il respiro accelerato. La fronte era imperlata di sudore e i capelli vi si erano incollati sopra, spettinati come non mai: era ormai la seconda volta che cambiavamo nascondiglio e stavolta Steve aveva trovato una vecchia palestra ormai in disuso da anni, così io e Natasha ne approfittavamo per allenarci... o meglio io ne approfittavo, lei sembrava essere in ottima forma. Steve invece usciva puntualmente ogni giorno all 6 del mattino per cercare informazioni e nel frattempo si recava allo S.H.I.E.L.D per non destare troppi sospetti. Diceva che l'organizzazione ormai era compromessa e che non poteva fidarsi di nessuno.
Avevo iniziato l'allenamento fisico con Natasha solo una settimana prima, ma l'unica cosa che facevamo era correre, correre e correre ancora. Infiniti giri dell'enorme palestra che mi sfacchinavano. -Tutta questa corsa a cosa serve?- chiesi, il cuore che batteva all'impazzata e mi rimbombava nelle orecchie; quanti ne avevamo fatti quel giorno? Dieci? Forse di più. -Se qualcuno ti vuole uccidere non puoi permetterti di essere lenta.- disse, il respiro perfettamente stabile. A guardarla sembrava non avesse fatto il minimo sforzo e, visto in che stato versavo io, la cosa era alquanto imbarazzante. -Dovreste pranzare!- urlò qualcuno dal fondo della stanza, riconobbi immediatamente la voce. Mi voltai a rilento e riconobbi la camminata di Steve, con tanto di mani infilate nelle tasche, che si avvicinava a noi vestito in tuta sportiva -Dove è finita la tua bella tutina a stelle e strisce?- domandai io squadrandolo con i miei occhioni divertiti: non stava affatto male con quei pantaloni grigi e felpa nera ma la tuta da Captain America risaltava il suo corpo ben scolpito, a volte mi sembrava proprio di guardare un dio greco -Punto uno la mia "tutina" non è a stelle e strisce. Punto due Pierce ha voluto che io mi sottoponessi all'ennesimo interrogatorio sulla notte in cui è morto Fury.- mi lanciò un asciugamano e io afferrandolo mi feci poi forza sulle gambe per potermi alzare. Quando fui in piedi un fischio nella mia mente mi fece voltare di scatto verso la vetrata che dava sul retro di un ristorante cinese, e i rumori tutti attorno a me si ovattarono. Che succede Raven? pensai ma come risposta ebbi l'istinto di voltarmi e urlare -STATE GIÙ- generando inconsapevolmente dietro di me una barriera di ombre e scintille viola. Una raffica di proiettili ruppe la vetrata in mille cocci e il rumore sordo del vetro che toccava terra si fece meno ovattato e più chiaro alle mie orecchie. Steve e Nastaha erano accovacciati al terreno poco distanti da me e dalla barriera. Gridai quando un dolore acuto ma veloce mi percosse la gamba destra facendomi cadere al suolo. Qualcuno mi aveva sparato facendo crollare quella barriera, ma contro ogni mia previsione non fui colpita da altri proiettili. Mi voltai e vidi alle mie spalle Steve che teneva bel alto il suo scudo proteggendomi, strizzando gli occhi. Ripresi per un attimo le forze e feci scivolare la mia mente tra le ombre. Raven si risvegliò salvando tutti noi in quella situazione. Mi alzai senza nessun controllo del mio corpo e alzai le mani in direzione della vetrata: i pezzi di vetro iniziarono a fluttuare per poi sparire in direzione degli spari che cessarono dandoci il tempo per scappare. -Rachel?- domandò avvicinandosi con cautela Natasha -No, Raven- mi voltai io rispondendo con due grandi occhi violacei; sentivo che la mia voce rauca e diavolesca rimbombava per la sala. Il mio sorriso sornione mi cingeva il volto. Percepivo la loro paura e io di essa mi nutrivo. Quando prendevo possesso del corpo e della mente di Rachel mi sentivo di nuovo viva, ed erano quei momenti in cui potevo davvero percepire la mia forza: era tutto così strano ma così piacevole. Rachel non poteva neppure immaginare quanto fosse eccitante avere di nuovo una forma, un corpo, un volume. -Raven, possiamo fidarci?- chiese il ragazzo con lo scudo -No, ma sono la vostra unica salvezza ora-. Iniziammo a correre verso l'esterno quando, alle nostre spalle degli elicotteri e un gruppo di agenti ci stava alle calcagne. Qualche volta Steve lanciava il suo scudo come fosse un freesbe, e Nastaha sparava attorno a noi provocando qualche lamento di persone a noi lontane. Iniziai a creare ombre alle mie spalle, letali come coltelli nella pelle umana... umani... a volte mi mancava poter essere mortale. Mi bloccai di scatto, voltandomi verso i due Avengers poco più in dietro di me e la miriade di agenti che ci inseguivano: mi feci superare dalla rossa e dal biondo, e assicurandomi che fossero alle mie spalle chiusi gli occhi. Presi un lungo respiro assaporando tutte quelle anime attorno a me, tutte quelle emozioni, paura, collera, timore, orrrore, estasi, dolore... un'esplosione di emozioni e stati d'animo che nutrivano il mio potere e lo ampliavano. Quando li riaprì una liberazione di ombre e fumo nero si sprigionò dal mio cuore, o meglio dal cuore di Rachel, uccidendo in un solo colpo tutte quelle anime solitarie. Alle mie spalle gli sguardi increduli e inorriditi di Natasha e Steve: non capivo ancora che cosa trovasse di buono Rachel in quei umani gonfiati dal loro orgoglio e dalla loro consapevolezza di essere migliori... proprio non capivo, ma se li avessi lasciati morire probabilmente avrei perso la mia unica speranza. Mi voltai di nuovo per spezzare quegli sguardi di giudizio, e con i miei occhi lucenti e il mio sorriso sornione li studiai a fondo -Non c'è di che...- ricominciammo a correre, non so esattamente verso dove, ma in poco tempo ci ritrovammo a percorrere tutta la lunghezza di un ponte, alle nostre spalle lo S.H.I.E.L.D continuava a darci la caccia. Elicotteri e motociclette ci inseguivano senza sosta. -Steve Rogers, Natasha Romanoff, Dottoressa Rachel Roth... arrendetevi ora!- un'eco di una voce ampliata da un'altoparlante rimbombò nell'aria. Mi voltai di nuovo ma stavolta prima che potessi spigionare la mia forza, quell'inutile Steve Rogers piombò di fronte a me -Levati idiota- ringhiai, ma lui stava lì, fisso e immobile -Mai...hai già fatto abbastanza, io e Nat ci occupiamo dei nostri inseguitori, tu occupati della nostra via di fuga- -Come osi darmi ordini, umano ingrato!- -Raven non abbiamo tempo per farci la guerra a vicenda... per favore- sospirai ma non smisi di fissarlo con aria di sfida, finchè lui si voltò per correre verso le motociclette. Sospirai di nuovo e focalizzandomi sull'orizzonte notai una figura scura. Ora mi hai proprio stancato Soldato d'Inverno. Corsi a tutta velocità verso l'uomo e lui fece lo stesso. Quando arrivamo appresso io mi feci forza sulle sulle spalle per poi trovarmi proprio dietro di lui. Si voltò di scatto ed iniziò a fendere l'aria con i suoi pugni, ma io li scivavo tutti. Quando notò che i suoi erano tentativi vani si fermò a studiarmi. I suoi occhi ghiaccio incontrarono i miei magenta: sembrava rapito da essi. -Non ci siamo ancora presentati... io sono Raven- dissi io facendo un piccolo inchino, per poi fiondarmi su di lui e appoggiare le mie mani sulle sue tempie. Stavo stabilendo un contatto con la sua mente, ma non ebbi abbastanza tempo poiché lui reagì colpendomi in pieno viso, facendomi ruzzolare al suo. -Ok, bel fusto, adesso mi hai proprio stancato- mi rialzai e contro l'ordine di quel pompato di Captain America iniziai a creare un vortice di ombre attorno a me e al soldato spingendolo violentemente contro alle sponde del ponte. Mi fiondai verso di lui per colpirlo con un calcio allo stomaco ma lui fu più veloce: si spostò di scatto per afferrare un coltello che aveva fatto cadere poco prima. -Va bene, se proprio la vuoi mettere così...- affermai io sorridente creando una barriera di ombre affilate. Gliele scaraventai addosso ma lui, contro ogni mia previsione, le scivò attentamente quasi tutte... solo una lo colpì creandogli un profondo taglio sulla fronte. Ma fu proprio quel taglio che lo fece abbassare coprendosi con le mani, lamentandosi con i denti digrignati. Quando si riprese riniziò a fissarmi con due occhi colmi di rabbia, ma anche di un sentimento che mi aveva sempre attirato come fosse oro: timore. Ci fissammo per un tempo non definito in attesa che qualcuno dei due attaccasse, ma quel momento venne spezzato dallo sparo di una pistola nella sua direzione. Natasha lo aveva colpito alla spalla: quell'incapace aveva mirato alla spalla di metallo, facendo rimbalzare oltre la sponda del ponte il proiettile e facendolo incazzare ancora di più. Lui si voltò verso la rossa e iniziò a correre verso di lei impugnando il coltello, lei di risposta iniziò a sparargli contro ma senza alcun risultato. Umani incapaci pensai poco prima di incrociare le braccia in aria e riaprirle velocemente, permettendomi di creare proprio davanti al soldato un portale, un buco nero che lo inghiottì facendolo sparire dal ponte. -Non potevi farlo prima?- urlò Natasha distante qualche metro da me -Ti odio- ribattei io creandone un altro per permetterci di scappare.
Quando saltammo oltre il portale che avevo inaspettamente aperto il rumore degli spari e degli altoparlanti sparirono in un secondo, ma nella mia testa un enorme caos iniziava a farsi sentire. Alle mie spalle le ombre sparirono lasciando spazio alla luce... Un dolore mi fece scivolare via facendomi perdere il controllo del corpo di Rachel; sanguinavo dalla gamba, avevo perso molto sangue da quando mi avevano sparato e sentivo le forze nel mio corpo venir meno. Guardai Natasha e Steve per circa un minuto, poi la vista mi si offuscò e l'unica cosa che vidi era la terra che si avvicinava al mio viso, sentivo la stanchezza prender possesso del mio esile corpo, e ad essa mi abbanonai. Steve si avvicinava a me, lo vidi... poi il buio.

RAVEN // an MCU fanfiction - AVENGERSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora