Capitolo 6 (II Parte)

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Non appena lo vidi lì - in piedi, davanti alla porta e con lo sguardo corrucciato verso di noi - pensai seriamente di star iniziando ad avere seri problemi di vista: non poteva essere davvero lui, dovevo averlo scambiato per qualcun altro. Come diavolo aveva fatto ad entrare? Ma, soprattutto, cosa avrebbe mai potuto volere di nuovo da me? Non lo vedevo da quando gli avevo sbattuto la porta in faccia, dopo averlo trovato sotto una nostra ex compagna di scuola, e mi ero sempre ripromessa di non dover più vederlo: un po' per bene suo, un po' per bene di quel minuscolo cuore che ancora mi rimaneva.

E invece era proprio lì, e non sembrava affatto a suo agio. Harry, sotto di me, non aveva ancora mosso nessun muscolo - troppo imbarazzato dalla nostra posizione per poter fare domande o la sua conoscenza - mentre io, ancora con il braccio in aria, cercavo di mettere a fuoco la situazione.

All'improvviso, mi sentii profondamente giudicata dallo sguardo indagatore del mio ex ragazzo e affermai un sarcastico, quanto irritato: - Che c'è? Non hai mai visto due ragazzi giocare a Just Dance 2014? Pff, plebeo - prima di girare la faccia verso tutt'altra parte: io e Harry non stavamo facendo niente di male, non riuscivo a capire il motivo per il quale quello stronzo avrebbe dovuto commentare in qualche modo. Non ne aveva il benché minimo diritto.

In verità, stavo solo cercando di smorzare quella situazione così imbarazzante quanto scomoda.

- Se disturbo, passo dopo... - iniziò Nick, allungando una mano verso il pomello della porta.

Non volevo al 100% che se ne andasse, considerando il fatto che non conoscevo ancora il motivo della sua "visita", e, per questo motivo, esclamai: - No! Scusa, è che... Harry? Potresti farmi scendere, per favore? -.

Il riccio sotto di me, riprendendosi improvvisamente, mi lasciò andare un secondo dopo, profondamente imbarazzato.

- Allora... vi lascio soli - sussurrò prima di spegnere la Wii e precipitarsi al piano di sopra.

Lo ringraziai mentalmente per non aver fatto domande come "Lo conosci?", "E tu chi sei?": avrebbe solo peggiorato la situazione. Riuscivo a capire il suo imbarazzo per l'intera situazione, e non mi sarei sentita a mio agio nemmeno io se fossi stata costretta a doverli far presentare per bene.

Dopo un profondo sospiro, iniziai a raggiungere Nick sulla porta e, nel farlo, lo guardai a tutti gli effetti, constatando, sorprendentemente, il suo profondo cambiamento in quei mesi: si era tagliato i capelli, trasformando il suo cespuglio di ricci in una testa quasi rasata, era diventato grosso quanto un armadio e aveva sostituito le braccia graciline che mi ricordavo con un ammasso di muscoli. Possibile che in 6 mesi, fosse cambiato così tanto? Io avevo, a mala pena, perso qualche etto...

Che gran pezzo di freg...

- C-che ci fai qui? - chiesi in trance, cercando di non lasciarmi abbindolare dal parere non appropriato del mio criceto. - Ma, soprattutto, come hai fatto ad entrare? -.

Dovevo rimanere nella mia posizione, mostrarmi decisa... anche se la sua figura non stava facendo altro che intimorirmi e farmi sentire piccola.

- Dimentichi che siamo stati insieme un anno e, quando avete comprato la casa, mi hai fatto una copia della chiave - rispose convinto, facendo sventolare un mazzo di chiavi dalle dita. - Sai, per i nostri incontri... intimi -.

Diventai bordeaux nell'esatto momento in cui mi fece ricordare le uniche due occasioni in cui lo avevo convinto a venire a casa, nonostante le ragazze fossero state al piano di sotto, e mi diedi della stupida per essermi dimenticata di quella chiave: ma, andiamo, come potevo sapere che l'aveva conservata?

- Che vuoi? - chiesi alla fine, cercando di recuperare un po' di dignità.

Stava sorridendo soddisfatto, quello stronzo, ma si ricompose quasi subito e sussurrò un: - Chiarire e dirti una cosa - che iniziò a farmi respirare in modo irregolare.

Amore, odio... e un paio di ConverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora