Capitolo 10

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Canzone consigliata: Living Not Dreaming - Jai Waetford



– Potrei, gentilmente, scoprire dove mi stai portando? -.

– Te lo giuro - rispose Harry, guardandomi esasperato. - Mio cugino di sei anni è meno logorroico di te -. 

Alzai gli occhi al cielo, stufa di sentirmelo ripetere in continuazione da tutti. Il ragazzo accanto a me mi guardò di nuovo, notando il mio strano ed improvviso silenzio. - E non mettere il muso -.

- Non sto mettendo il muso! - risposi di scatto, accigliandomi. - Voglio sapere dove stiamo andando; non mi sembra di avertelo chiesto così tante volte -.

Tornai a guardare fuori dal finestrino, cercando di ignorarlo, prima che avvertissi il suo "Venticinque volte" sussurrato. Mi morsi un pugno, cercando di calmare il fastidio che mi stava provocando, mentre le note di 'Get Lucky' si diffondevano intorno a noi. 

Avevo letto decine di libri su fughe romantiche improvvisate, con l'aria dal finestrino che sfiorava la guance della protagonista mentre il suo ragazzo le baciava la mano; io, invece, stavo ricevendo solo raffiche di vento in faccia, con capelli indomabili come risultato, e il "mio ragazzo" esasperato sul sedile accanto. C'era decisamente qualcosa che non quadrava. 

Socchiusi gli occhi, non riuscendo a tenere lo sguardo legato a un qualcosa in particolare al di fuori del finestrino, prima di lasciar viaggiare la mente attraverso la possibile destinazione in cui Harry mi stava portando. Mi sembrava di aver già visto quella strada, ma non riuscivo proprio a capire in quale occasione: forse voleva portarmi a pranzo fuori, o forse aveva intenzione di portarmi in qualche posto imboscato per potermi saltare addosso liberamente e stuprarmi. La seconda ipotesi mi sembrò subito esagerata, ma era una semplice conseguenza della mia curiosità ormai senza freni. 

Il monologo interiore in corso nel mio cervello venne bruscamente interrotto dalla presenza della grande e morbida mano di Harry sulla mia coscia, dettaglio senza un'apparente motivazione logica. - Cosa stai facendo? -.

Spostò lo sguardo dalla strada solo per pochi istanti, il tempo necessario per permettermi di notare la sua espressione leggermente confusa. - Niente, perché? -.

- Stai invadendo i miei spazi - risposi prontamente, tenendo lo sguardo fisso su quella mano ancora ben posizionata sulla mia gamba. 

Scoppiò a ridere, trovando la mia considerazione alquanto esilarante, smettendo pochi istanti dopo a causa dell'assente coinvolgimento da parte mia in quella situazione a dir poco spassosa: il rossore sulle guance e le decine di filmini mentali che in quel momento mi stavano attraversando la mente mi stavano letteralmente trattenendo da qualsiasi azione. 

- Questo è 'invadere gli spazi'? Seriamente? - chiese, stupito, con un sorrisetto appena accennato sulla bocca.

- Sto solo dicendo che a qualcuno potrebbe dare fastidio - risposi prontamente, cercando di non concentrarmi troppo (e di conseguenza iniziare a farfugliare) sul così piacevole calore sprigionato dalla sua mano a contatto con la mia coscia. 

Volsi lo sguardo verso di lui, non sapendo bene quale reazione aspettarmi, prima di notare un ghigno alquanto divertito sulle sue labbra.

Non dovrebbe arrabbiarsi, o prendersela perché mi sto comportando da suora? Perché sembra che se la stia godendo?

- Sappiamo entrambi che tu non fai parte di quel 'qualcuno' - ribatté prontamente, stringendo dolcemente la presa. 

Chiusi gli occhi, poggiando il capo contro il poggiatesta, quasi paralizzata. Harry aveva il potere di mandarmi completamente fuori controllo senza nemmeno provarci, motivo per cui la mano in quel determinato punto rappresentava un allarme rosso: se si fosse avventurata leggermente più su, non sarei stata più cosciente delle mie azioni, di questo ne ero più che certa. 

Amore, odio... e un paio di ConverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora