Capitolo 5

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MANUELA'S POV.

- Manu! Il treno non aspetta noi! - 
- Se me lo ripetete di nuovo, giuro che vi ci faccio salire a calci in culo! - 

Il weekend di pace era finito, ci trovavamo a lunedì... e tutti magicamente si erano risvegliati col ciclo. 

Sia i ragazzi che le ragazze quella mattina si erano svegliati tutti arizilli, fin troppo, e perché? "Perché se perdiamo il treno siamo fottuti!". Erano come minimo dieci volte che mi stavano chiamando, dieci volte in cui puntualmente rispondevo con almeno una parolaccia in ogni frase. Ero nervosa anch'io, parecchio, ma non per la loro stessa ragione loro: ero nervosa per le mancate ore di sonno. 

La sera prima, dopo aver ringraziato Harry, non ero riuscita a dormire nemmeno per cinque minuti... tutta colpa sua. Sua e della sua presenza nel letto, accanto a me. Non ero abituata a dormire con qualcuno ma, per quanto il mio criceto cercasse di giustificarsi in questo modo, sapevo perfettamente che non fosse quella la ragione. 

La pura e semplice verità: dopo una notte passata tra le sue braccia, il solo pensiero di dover dormire culo contro culo mi aveva tormentato la testa fino a quella mattina. 

Se si aggiungevano anche le urla dei ragazzi, bhe: tra non molto avrei potuto tranquillamente camminare per strada rivolgendo entrambi i medi alzati a chiunque avessi incontrato, bambini e cani compresi.  

Chiusi l'ultima cerniera del borsone sbadigliando ma, una volta lungo le scale, non feci in tempo nemmeno a mettere a fuoco la situazione: Liam mi aveva appena afferrato il polso, facendomi quasi volare per quei pochi scalini che stavo per scendere. 

Iniziavo a sentire le guance rosse e calde e, statene certi, l'imbarazzo o il caldo non c'entravano niente. 

- Dobbiamo sbrigarci, il treno non aspetta noi! - strillò Louis come una femminuccia, per la centesima volta.

Lui già aveva la voce acuta, se si impegnava in questi acuti avrebbe potuto tranquillamente spaccare i vetri. 

- Allora: mettiamo in chiaro una cosa, okay? Se qualcun altro, chiunque sia, si azzarda a urlare ancora... Vi do così tanti calci in culo da farvi diventare il didietro quadrato, a tutti quanti! - sbottai furiosa, sbattendo un piede a terra. 

Non avevo la minima intenzione di immaginare la scena da un altro punto di vista: mi sarebbe uscito il fumo dalle orecchie per la rabbia. Non appena misi le cose in chiaro, tutti mi guardarono con un sopracciglio alzato: sembrava avessero a che fare con un alieno. 

Ma che minchia avete da guardare?

- Sistah, calmati o ti si alza la pressione. – mi consigliò dolcemente Daniela, avvicinandosi per accarezzarmi il braccio.

Mi stavano palesemente prendendo in giro, non stava succedendo davvero... non potevo avere amici così idioti, diamine. 

- ... Alla fine sono io la nervosa? - chiesi chiudendo gli occhi, cercando di non saltare addosso a nessuno.

Non sapevo esattamente come mi stesse trattenendo in quel momento, sapevo solo che, se mi avessero detto anche solo un'altra parola, li avrei presi a schiaffi uno per uno. 

- Mi state dicendo che, dopo tutte le vostre urla, quella nervosa sono io? - continuai, sospirando rumorosamente per calmarmi ulteriormente. - Sapete che vi dico? Se avete il ciclo, cazzo, non prendetevela con me! -

Mi avviai a grandi passi fuori dalla casetta ma, prima di uscire, un Harry tutto sorridente, e con il borsone in spalla, mi si parò davanti esclamando un allegro: - Buongiorno, Puffa. -.

Amore, odio... e un paio di ConverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora