Cap XI

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La porta sembra non volersi aprire in alcun modo e nessuno riesce a sentirci.

Rimaniamo solo io, Jungkook e quattro strette mura che ci circondano. La stanza è illuminata dalla fioca luce del sole che sta tramontando attraverso una piccola finestra.

"Mi sa che ci tocca aspettare che qualcuno ci apra," dice Jungkook guardandosi intorno.

"Cos'è questo?" domanda raccogliendo da terra ciò che era caduto dalla scatola.

Sono varie foto che raffigurano dei giovani ragazzi e bambini. Ne stringe in mano una in particolare e la osserva con sguardo serio.

"Sai chi sono?" chiedo.

"Siamo noi," risponde Jungkook con un dolce sorriso sulle labbra. "Questa foto ce l'ha fatta la signora Kang."

"Quale sei tu?" domando curiosa.

"Indovina," dice porgendomi la foto.

La foto raffigura sette ragazzi che si abbracciano, chi più alto, chi più basso, ma tutti con un enorme sorriso stampato sul viso. Si nota chiaramente che erano appena usciti da un inferno e che finalmente erano liberi ed uniti. Con i vestiti stracciati e i capelli scompigliati, ma con quella curva sincera sul volto.

Indico il bambino che sembrava più piccolo.

"Brava, Y/n, hai indovinato," dice Jungkook. Ora il suo sguardo è puntato su di me. Rimango incantata. La luce del tramonto illumina il suo volto, i suoi occhi neri riflettono i raggi del sole facendoli brillare. La sua pelle appare liscia e morbida. Cazzo se è vero che il sole bacia i belli.

Improvvisamente mi ritrovo a pochi centimetri da lui. Ci perdiamo negli occhi l'uno dell'altra. Sento lo stomaco rigirarsi su sé stesso. C'è qualcosa nei suoi occhi che ancora non capisco. Tiene ancora la foto tra le mani, ma poi la lascia cadere a terra. Sento il battito cardiaco andare a mille. Non riesco a controllare nessuna parte di me stessa... è come se la mia mente e il mio corpo si fossero bruscamente separati.

Il suo sorriso splendente si spegne e la distanza tra noi diventa minima. Le nostre labbra si stanno per sfiorare. La mia testa continua a domandarsi cosa sto facendo, ma il corpo non ascolta e fa ciò che gli pare. Sento la sua mano sfiorare la mia guancia bollente. I dubbi svaniscono, è come se quel tocco vellutato, quel contatto tra il mio corpo e il suo avesse trasformato qualcosa dentro di me. Chiudo gli occhi e assaporo al massimo il suo profumo.

"Ecco dove vi eravate cacciati."

Ci voltiamo entrambi e d'istinto spingo via Jungkook lontano da me facendolo sbattere contro il muro.

Cerco di fare finta di niente, anche se credo sia troppo tardi. Per l'imbarazzo prendo una ciocca di capelli e inizio a giocarci con le dita.

"E-ecco, noi eravamo chiusi dentro," balbetto nervosa tra mille pensieri.

Non riesco a guardare Jungkook in faccia, così abbasso la testa ed esco di corsa dallo sgabuzzino. Corro nella prima stanza vuota che trovo, ho bisogno di stare sola. Mi ritrovo in cucina, senza nessuno nei paraggi.

Non riesco a realizzare quello che è appena successo... Cosa stavo per fare? Perché? Perché mi è piaciuto? Cosa sarebbe successo se Namjoon non ci avesse interrotti? Mi faccio così tante domande in pochi secondi senza trovare risposte.

"Y/n, scusa se disturbo, ma abbiamo bisogno di parlarti," dice Hoseok affacciandosi discretamente cercando di non infastidirmi.

"Sì... arrivo," rispondo, mentre la mia mente è ancora persa nei suoi pensieri.

Speranza Sotto Tiro [ʏ/ɴ x ᴊᴋ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora