Cap VII

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Esco dal bagno pulita e rinfrescata come una rosa. L'unica pecca sono i miei vestiti, ma per ora non ho altra scelta.

Una voce dal fondo del corridoio grida il mio nome. Mi volto e vedo Taehyung avvicinarsi con delle stoffe in mano.

"Ti ho portato questi," dice, accennando un dolce sorriso mentre mi porge i vestiti. "Dato che non hai altri vestiti oltre a quelli che indossi, ho deciso di darti alcuni dei miei che non uso più."

Afferro i vestiti, dando loro un'occhiata veloce. "Oh, grazie," dico chinando leggermente la testa in segno di gratitudine, poi torno nella mia camera.

Chiudo la porta e mi lancio sul letto. Anche se mi hanno rapito, sono gentili con me. Forse è vero che mio padre gli ha detto di prendersi cura di me. Conoscendo mio padre, sono sicura che mi avrebbe affidata a qualcuno di cui si fidava veramente. Non meritava ciò che gli è successo. Era il miglior padre che potessi avere, non potevo chiedere di meglio.

Mi cambio mettendo dei pantaloni, una maglietta e una felpa che mi sta grande, ma è comoda e profumata.

Rimango sdraiata sul letto per qualche minuto a fissare il soffitto bianco e pulito, come fosse appena dipinto. Rifletto se dovrei fidarmi di loro oppure no. Ora non ho altre possibilità, ma se mi capitasse l'occasione di scappare, dovrei approfittarne o restare con loro?

Mi alzo e vado verso la finestra spalancata, che dà su un enorme bosco attorno al palazzo. Poggio i gomiti sul davanzale e mi affaccio, respirando l'aria fresca. Il vento leggero fa ondeggiare i miei capelli. Nel cielo azzurro splende il sole senza una nuvola.

Guardando in basso, capisco di essere al primo piano. Saltare sarebbe troppo rischioso.

Sento qualcuno bussare, distogliendomi dai miei pensieri. Mi giro verso la porta che si apre.

"Buongiorno, principessa," dice Jimin ammiccando.

Non rispondo, e lui rimane sull'uscio, aspettando una mia reazione.

"Pensavo volessi mangiare qualcosa. Che ne dici se mi aiuti a cucinare?" domanda il ragazzo dai capelli blu, appoggiando la spalla al telaio della porta.

"D'accordo," rispondo esitando.

"Bene, allora andiamo in cucina," dice, girandosi verso il corridoio e scendendo le scale. Lo seguo, guardandomi attorno come se stessi esplorando una nuova città.

Dopotutto è così. È diverso e nuovo. Emozioni ignote mi circondano, forse nascoste in qualche angolo abbandonato della mia mente.

Mentre scendo le scale, penso a quanto sarebbe bello se fossero quelle di casa mia, dove scivolavo avvolta nel sacco a pelo con mio fratello. Anche se ci facevamo male, ridevamo come due matti.

Un sorriso si forma sul mio viso dopo tanto tempo. Questi ricordi non li dimenticherò mai. Anche se sembrano azioni insignificanti del passato, sono importanti. Fanno capire quanto sia fondamentale godersi ogni momento di felicità e spensieratezza.

Arriviamo in cucina. Non è molto grande, ma è spaziosa e confortevole per cucinare.

Jimin si ferma al centro della cucina, guardandomi. "Ah, che sbadato che sono," si dà un colpo innocuo sulla testa. "Non mi sono presentato, sono Jimin," sussurra.

"Perché stai sussurrando?" chiedo confusa.

"Nell'altra stanza c'è Yoongi che dorme e preferisco non svegliarlo," spiega con tono basso. "Perciò cercheremo di cucinare del buonissimo *Naengmyeon in assoluto silenzio."

"Cucineremo il Naengmyeon?" domando bisbigliando.

"Sì, ho comprato tutti gli ingredienti e, dato che non so cucinarlo, tu mi aiuterai."

"Va bene," rispondo, iniziando a sentirmi a mio agio.

Io e Jimin iniziamo a cucinare insieme in modo sincronizzato e silenzioso. Sembramo due chef: io sono la cuoca, lui il mio assistente di fiducia.

Dopo un po' di tempo, finalmente abbiamo terminato.

Mi alzo in punta di piedi per prendere i piatti.

"Y/n, vuoi una mano?" chiede Jimin con un ghigno, prendendomi in giro per la mia bassa statura.

"No, ci riesco da sola. Dopo tutto, non sei tanto più alto di me-" il rumore di un piatto che cade e si rompe interrompe la mia risposta.

"Oh no..." il ghigno di Jimin scompare.

"S-scusa Jimin..." dico timidamente, strofinando le mani per il nervoso.

"No, non è per il piatto, è per Yoon-"

La porta della cucina si apre e appare un ragazzo con i capelli scompigliati, che si strofina gli occhi come un bambino assonnato.

"Chi ha rotto quel fottuto piatto facendo un rumore della madonna?" chiede il ragazzo con tono intimidatorio, ma ancora mezzo addormentato.

"Io," mormoro senza guardarlo in faccia, temendo il suo sguardo infuriato.

"Yoongi, non arrabbiarti, non l'ha fatto apposta," mi difende Jimin, indicando i pezzi di ceramica sul pavimento.

Il ragazzo sospira, tirando indietro la testa in segno di resa. "Questa volta la passerai liscia. Ora voglio un po' di Naengmyeon."

Apparecchiata la tavola, ci sediamo assieme per goderci del buonissimo Naengmyeon fresco. Jimin e Yoongi scherzano tra di loro, e anche se non sono coinvolta nei loro discorsi, mi sento a mio agio, come in un normalissimo pranzo tra amici.

Sto bene.

Speranza Sotto Tiro [ʏ/ɴ x ᴊᴋ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora