Emrad raggiunse il molo ovest e poi si mise a contare la passerelle. Dunque, Anna aveva detto che la sua nave era nera, con le vale nere e con una polena a forma di pantera... Non sarebbe stato difficile riconoscerla.
In breve raggiunse la passerella numero cinque, il numero scritto su un grosso sasso era sbiadito era ancora leggibile, però non c'era la nave. A ridosso della passerella c'erano un brigantino dalle vele a strisce bianche e rosse e una corvetta beige; vedeva anche un altro brigantino blu e nero e poi un galeone con la polena a forma di sirena, ma della nave di Anna nessuna traccia. Provò anche a controllare le passerelle vicine, ma non trovò nessuna caravella nera con le vele nere e la polena a forma di pantera. Che si fosse sbagliato? No, era sicuro che l'appuntamento fosse alla passerella cinque del molo ovest... Cosa doveva fare?
Era primo pomeriggio, e pensandoci non sapeva nemmeno l'ora dell'appuntamento. Probabilmente quella sera stessa, ma non poteva esserne assolutamente certo. Era così felice di essere stato accettato nella ciurma che non si era preoccupato di raccogliere tutte queste informazioni. Che idiota! Nemmeno fosse uno stupido moccioso!
Forse doveva tornare indietro per chiedere ad Anna di spiegarsi meglio. Doveva dirle che la nave non c'era. Ma lei gli aveva detto di aspettarlo lì, ne era certo, e non voleva fare una brutta figura già il primo giorno.
Tirò un calcio ad un pezzo di legno e quello cadde in mare con un docile plop. Avrebbe aspettato. Non aveva scelta. Sarebbe rimasto lì fino all'arrivo del suo capitano.
***
Era notte fonda. Il suo stomaco aveva smesso di contorcersi per la fame, ma cominciava a chiedersi se avesse fatto bene a sopportare fino a quel momento. Anna non si era ancora vista, e dentro di lui si stava affermando con forza il dubbio. Anzi i dubbi. Che avesse capito male? Che fosse nel posto sbagliato? Che fosse stato ingannato?
Guardò il cielo stellato. Su Horta, il suo pianeta natale, c'erano ben sette lune, su Marath invece non ce n'era nemmeno una. Non che facesse molta differenza. Aveva lasciato la sua terra per fuggire dalla guerra, ma non aveva avuto fortuna da nessuna parte. E così era andato su Marath. Molte persone ci andavano per lasciarsi alle spalle i problemi di un universo troppo caotico, e un pianeta ricco di magia come quello era perfetto per loro. Gli indigeni non avevano la minima idea di quanti alieni si nascondessero tra loro.
«Mi hai aspettato davvero.»
Emrad per poco non sobbalzò. Scattò in piedi, la mano sull'elsa della scimitarra, ma quando vide Anna rimase bloccato.
«La tua nave...» riuscì a dire dopo qualche secondo «non c'è.»
«La mia nave non è mica ormeggiata qui.» ribatté la giovane. «Vieni, ti faccio vedere dov'è.»
L'uomo rimase per un attimo imbambolato. Lo aveva preso in giro?!
«Ehi, aspetta! Perché mi hai detto di aspettare qui se la tua nave è da un'altra parte?»
«Per metterti alla prova.» rispose Anna senza scomporsi «Voglio che i miei uomini eseguano sempre i miei ordini. In ogni caso se fossi venuto a dirmi che la mia nave non c'era l'avrei considerato comunque come un fatto positivo.»
Emrad non riusciva a credere alle proprie orecchie. Era solo una prova. Una fottutissima prova. Beh, se non altro l'aveva superata.
«Hai già mangiato?» gli chiese Anna mentre camminavano lungo il molo.
«No.»
«Allora questo è per te.» affermò la giovane porgendogli un panino ripieno di verdura e pesce «Spero ti piaccia, se no possiamo andare a comprare qualcos'altro.»
«Questo va benissimo.» bofonchiò lui con la bocca piena.
La giovane si concesse un sorriso. Era bello avere un po' di compagnia.
E poi finalmente raggiunsero la nave.
«Emrad, ti presento Tenebra.»
L'uomo osservò ammirato la polena a forma di pantera. Gli occhi erano verdi come smeraldi e sembrava sul punto di scagliarsi sulla sua preda con gli artigli ricurvi e le zanne aguzze. Era stata fatta in maniera davvero impeccabile.
«Hai dato un nome alla nave?» chiese poi, un po' stranito.
Lei lo guardò, altrettanto stranita. «Certo!»
I due rimasero in silenzio a contemplare quella piccola caravella completamente nera. Perfino le corde avevano una sfumatura corvina.
Emrad non riusciva a credere che una singola persona fosse in grado di governare quella nave, per quanto di dimensioni ridotte.
«Vieni, ci conviene andare a riposare. Domani ci sarà da lavorare.»
«Vuoi già partire per qualche scorreria?»
«No.» Il bel viso di Anna venne oscurato da un nero sorriso. «Voglio conquistare una bandiera pirata.»
Emrad rimase bloccato, l'ultimo pezzo di panino a pochi centimetri dalla bocca. Secondo il Codice d'Onore dei Pirati era possibile conquistare la bandiera di un'altra ciurma solo dopo averla completamente annientata.
«Non fare quella faccia, hai detto di saper combattere.» gli fece notare Anna salendo la scala di corda della sua nave. Saltò il parapetto e poi lo guardò dal ponte. «Domani scopriremo se hai detto il vero.»
Emrad rimase fermo ancora qualche istante, quindi addentò l'ultimo boccone e cominciò a salire la scala di corda. Se il suo capitano voleva combattere, allora avrebbe combattuto. E le avrebbe dimostrato di cosa era capace.
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AoN - 1 - Bandiera Nera [da revisionare]
FantasiaATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO! Anna Bedder è una giovane piratessa e possiede un potere talmente straordinario che, nonostante la sua giovane età, si è già guadagnata una fama piuttosto invidiabile. Grazie alla sua Black Soul può viaggiare per...