Premessa:
Se questa storia non viene pubblicata con il tempismo che dico io, GIURO. CREDERANNO CHE IO SIA PAZZA E GLIELO LASCERÒ FARE. Tra tutte e le dannate possibili storie che ho pubblicato, questa DEVE uscire il ventuno settembre, o non ha senso.
Per chi non abbia idea del mio sproloquio, per quando questa storia uscirà sarò fuori Europa, e la mia connessione è un punto interrogativo. Oggi è il 13 settembre, per me che sto scrivendo, e non ho idea di che fine farò per quel momento. Non so se riuscirò a pubblicare o meno, ma spero di sì, anche se, per via del fuso orario, ad orari strani per voi. E' il meglio che posso fare e lo farò. UHG, se non funziona ne sentirete parlare per molto, MOLTO tempo. Vaffanculo.
(HA FUNZIONATO, VAFFANCULO. Viva la vita, viva tutto.)
Comunque, a parte la speranza che vada tutto bene e che non mi vada a puttane il programma (tanto la pubblicherò comunque, duh) voi non avete idea di quanto AMI questa storia. E' il primo e ultimo mito che ho in mente? No. Ci tengo da pazzi? Sì, CAZZO. Spero almeno dieci volte più delle altre che vi piaccia, davvero. Ne abbiamo parlato tantissimo su Twitter e adesso sono qui, sta uscendo, è andata, wow. E' un bel progetto e spero che vi piaccia. Come sempre, se Dio vuole, aggiorno tutti i giorni, per un totale di dieci capitoli, quindi dieci giorni. Poi arriva la storia successiva, Serotonine, e dopo quella riprendiamo con le trame che fanno piangere. Usciremo vivi da From The Dining Table?
No. Né voi né io. Ma non è ancora un nostro problema. Ora allacciate le cinture, perché si entra nell'Ade, dolcezze.
(E vi confermo che per ora aggiorno tutti i giorni.)
All the love, B x
***
Ovviamente, Harry si sveglia anche quella notte.
Di solito è per brutti o complicati sogni, ma almeno, per questa volta, è solo il freddo. Si alza lentamente e con un brivido, prima seduto e poi, una gamba e poi l'altra, in piedi, scuotendo di nuovo il corpo per le spire gelide alle caviglie e alla schiena. Infilando i piedi nelle ciabatte, considera prima di tutto se c'è un maglione che può mettere lì in giro, ma no, ricorda mentre si gratta una clavicola, non ha lasciato nulla del genere fuori dall'armadio e, incredibilmente, per lui è meno scocciante andare a recuperare una coperta dal salotto.
Il riscaldamento, per quel settembre che chiaramente non sta dando pietà a nessuno, o almeno lì a Londra, o almeno nella sua palazzina, era stato tagliato. Non poteva essere immesso in tutti gli interni ed Harry non aveva idea di dove trovare i soldi per un posto migliore di quello, non quando già sta risparmiando al centesimo, quindi se lo deve tenere. Ha ceduto la sua parte a una famiglia con bambini piccoli al piano di sotto, e almeno ha ancora l'acqua calda, e le sue coperte morbide. Harry è un tipo freddoloso, ma si accontenta.
Scivola per la sua minuscola casa buia da scapolo senza troppe sterline da spendere e va fino al piccolo mobile sotto la televisione, situata nell'altrettanto piccolo salotto, e apre il cassetto da cui cava una pesantissima e grande coperta verde muschio. Se la drappeggia sulle spalle con sollievo, mugola e guarda la finestra: c'è una figura contro la luce della luna. ''Ciao'', gracchia, avvicinandosi e aprendo solo un'anta. Il corvo si sposta zampettando davanti a quella chiusa, ma non vola via e non dà segni di essere dispiaciuto, spaventato o arrabbiato per la sua presenza, come da un paio di mesi a questa parte. Gli dà una sola carezza sulla testa e poi, braccia incrociate, rimane a fissare fuori: passa un taxi solitario, uno dei bus notturni che fanno da navette per chi esce a fare baldoria verso le zone più centrali e, poi, un netturbino che svuota un cesto proprio dall'altro lato rispetto alla sua palazzina, lo carica nella camionetta e se ne va. Harry respira l'aria frizzante, notturna, e sussurra: ''Me ne pentirò, domani, vero?''
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Bring The Spring Down My Bones ||L.S.||
FanfictionHarry è un fioraio con una vita placidamente sola e complicata, difficoltà a dormire e a lavoro, un corvo che a quanto pare bazzica sulla finestra di casa sua, coperte pesanti ed incubi frequenti che, come tutti quelli che alla fine sono ricordi, lo...