His Courage

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Apollo rimane nell'Ade per qualche giorno, ma in quel lasso di tempo né l'argomento Olimpo né l'argomento Zeus vengono tirati fuori, da lui o da loro, per il bene di tutti. Rende Louis nervoso ed Harry in uno stato tra l'ansia e l'agitazione, come se potesse piombare in casa loro e iniziare a dettare legge su qualsiasi cosa. Sa che non è possibile, Louis non lo permetterebbe, non crede nemmeno che gli accordi tra i loro regni siano questi, tolti l'Olimpo, che è casa loro, e la terra, terreno neutrale. E' solo una paura irrazionale che riesce a soffocare molto facilmente e con un paio di respiri.

Comunque, ma ormai è abituato, la ventata di aria fresca che porta Apollo è estenuante, e rimane ad aleggiare, satura e con il suo profumo, anche dopo che è andato via, nei colori squillanti che ha diluito sulle superfici di ossidiana e nella risata bloccata tra le volte. Era di ottima conversazione e buon intenditore di vino, potevano parlare e giocare a carte e, in un certo senso, rappresentava quella fetta di umanità incredibilmente solare e irreale che ad Harry sarebbe mancata. Era bello averlo lì, e vedeva in Louis, ogni volta che parlavano, una luce nuova, che scaturiva da come stesse irrimediabilmente legando con la sua famiglia. Gli faceva piacere, ed Harry si impegnava, allora, in quelle conversazioni.

Non appena se n'era andato, Harry era crollato sul suo letto e si era stiracchiato, decidendo di chiudere qualsiasi canale di comunicazione per avere almeno due ore di sonno disponibile. Louis l'aveva seguito accoccolandosi alla sua figura con un sospiro sollevato, prendendo una delle coperte che Harry si era fatto portare da sopra per coprirli (aveva ceduto anche lui al loro fascino dopo qualche volta che Harry le aveva prese per sé nello studio o prima di dormire) e, come un bruco, fare di quella lana il suo bozzolo. Aveva adagiato la testa sul suo stomaco e si era fatto accarezzare i capelli, ma nel giro di cinque minuti erano crollati, le dita intrecciate.

Comunque, anche quello era passato, e avevano ripreso a lavorare e stare in giro in silenzio (Louis ed Harry erano due persone naturalmente calme e silenziose, che nel raggio di azione di uno come Apollo scaricavano una batteria che tenevano in serbo proprio per le persone espansive con cui dovevano avere a che fare), fare le loro faccende e avere i loro momenti da soli, senza essere interrotti da nessuno, stavolta, considerando che quello che ormai era suo nipote (gli crea uno strano vuoto nello stomaco dirlo? Uh, sì) aveva ampiamente commentato quello che era il livido sul suo collo che aveva impegnato Louis fino a due minuti prima che li raggiungesse nello studio.

Passato altro tempo, allora, un giorno Harry si ritrova a passare verso la sala da pranzo tagliando nell'ingresso, e lì c'è una ragazza. Si ferma, il libro stretto in mano, e la guarda: lei ha una coda di capelli scuri e pelle pallida, piccolo naso e occhi grigi, alta e slanciata in jeans stretti, stivaletti e un maglione bianco dal collo alto e l'aria confortevole, le maniche lunghe. "Ciao", dice con molta più sicurezza di quanta ne avrebbe avuta mesi prima: adesso, le anime a servizio di Louis lo conoscono e lui conosce loro. Alcune addirittura nel guardarlo chinano la testa, una mezza riverenza per cui Harry, che ha quasi sempre fiori nei capelli e le mani sporche di terra, li guarda imbarazzato. Anche in quel momento sente una primula solleticargli l'orecchio. Merda. L'ha dimenticata. Non é che gli importi sul serio, Louis adora vederlo con fiori nei capelli, ma quelle sviste lo fanno sentire un idiota. Evita di toccarsela. "Cerchi Hades? Perché é in studio con degli ambasciatori e non so tra quanto potrà liberarsi" spiega tranquillamente, portandosi il libro al petto. Lei sorride e muove una mano:

"Oh, no, tranquillo, posso aspettare."

"Fantastico. Vieni, ti offro un tea."

Di solito, quando lo propone, chi accetta lo fa con più di un occhio di riguardo, parla poco e beve con la faccia nella tazza ed Harry prova a fare conversazione in un dialogo in cui ogni risposta contiene la parola signore, quindi alla fine lo lascia andare e non ci prova per un po'. "Non é colpa tua, meraki" gli diceva Louis, dolce e intenerito, mentre lo baciava ovunque "Sono intimiditi da te, ora che questa é casa tua."

Bring The Spring Down My Bones ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora