''Harry, ti dispiacerebbe aiutarmi con questi?'' domanda cordialmente Zayn, nel momento in cui si incrociano quando Harry esce dalla sua camera. Ha due scatole di pesante ossidiana tra le mani, e senza pensarci il riccio ne prende una, mentre riprendono a camminare. ''Ti ringrazio. Louis le vuole nello studio, sta cercando una cosa. Anche tu stai andando lì, no?''
''Sì, per salutarlo. Oggi salgo altre cinque ore. Cosa sto trasportando?''
''Ampolle di ricordi. Lo sapevo, comunque. E' la terza volta, giusto?''
''Terza, sì. Due settimane di intervallo tra le uscite.''
''Sei qui da già quasi tre mesi? Complimenti. Ci si abitua in fretta, a te'' scherza, sorridendogli mentre Harry mette su un sorriso tremulo.
''Grazie.''
Non sa nemmeno perché lo sta facendo, ormai. Ogni volta che sale è come una coltellata al petto, perché tutto quello che vorrebbe vedere cambiato non cambia nemmeno di una virgola. Non ci sono messaggi preoccupati sul suo telefono e non ci sono domande da quelli che sono i suoi unici amici, e anche se ormai si è abituato ai colpi sordi che sente nella testa per quell'esatto motivo, niente di tutto questo viene reso meno doloroso. Harry continua a salire per il disperato bisogno di vedere le cose cambiare, ma non succede mai. Gli basta che una sola volta qualcuno gli chieda con tono preoccupato che cazzo di fine abbia fatto, e sarebbe abbastanza per essere felice, ma teme che sia troppo tardi, per sperare una cosa del genere. Troppo tardi per tutto.
Entrano nello studio di Louis ed Harry rabbrividisce nuovamente per il freddo che, in spire, entra sotto la sua pelle: il mappamondo gocciola nella sua vasca, sul fondo della seconda cupola, e Louis è seduto alla scrivania, a leggere una pergamena che posa velocemente al rumore dei loro passi. ''Potevi dirmi che ti serviva una mano'' spiega senza salutare mentre si alza con gesti sbrigativi, levando la scatola dalle mani di Harry per seguire Zayn e adagiarle su un tavolino che, Harry ne è sicuro, un momento prima non c'era. Non le apre davanti a lui, prevedibilmente, e fa un cenno di ringraziamento a Zayn. ''Ci lasci?'' domanda poi, indicando con occhi seri la porta di uscita, non quella che Harry usa sempre, laterale, ma la seconda, che collega quello spazio alla sala del trono. Zayn annuisce con sicurezza e si fa indietro di vari passi, salutando anche Harry prima di aprire la porta a doppi battenti e sgusciare lì, dandogli solo la vista di una pedana e di quelle che probabilmente sono scale in discesa. Si chiudono prima che possa intravedere qualsiasi altra cosa, e quando si volta di nuovo Louis lo sta fissando, poggiato alla scrivania con le mani.
''Perché sono convinto che tu non mi stia dicendo qualcosa, meraki?'' domanda con voce bassa, la testa inclinata verso sinistra. Quel giorno ha di nuovo una camicia, arrotolata ai gomiti, e dei pantaloni, piuttosto che i jeans.
''Perché forse sei un po'... Paranoico?'' ipotizza, prima di levarsi un granello di polvere dal maglione rosso. E' letteralmente l'unica macchia di colore lì dentro.
''O forse perché è così'' corregge, avvicinandosi prima che Harry possa parlare ''Perché non me lo dici?'' propone con la solita voce più morbida, non come se stesse parlando a un bambino, ma decisamente nemmeno come se si stesse rivolgendo a uno dei suoi sottoposti. Sembra semplicemente più umano, più rilassato. Gli poggia una mano alla guancia e chiede: ''Vuoi davvero salire di nuovo?''
Harry deve provarci, non è vero? Certo che deve, è ovvio. Non può arrendersi all'idea che la gente continuerà all'infinito a non avere idea che lui sia scomparso dalla città. Ha bisogno di sapere che qualcuno ha considerazione di lui. E' per questo che raggiunge la sua mano con la propria, ma non demorde: ''Sì. Ti stanno facendo problemi?''
''Non quando lo fai così saltuariamente, ma nemmeno mi importa. Voglio solo sapere che è quello che vuoi. Dovresti tornare da lì certamente più felice di quanto ti lasci questo posto, ma non lo fai. Se tu mi spiegassi che succede-''
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Bring The Spring Down My Bones ||L.S.||
FanfictionHarry è un fioraio con una vita placidamente sola e complicata, difficoltà a dormire e a lavoro, un corvo che a quanto pare bazzica sulla finestra di casa sua, coperte pesanti ed incubi frequenti che, come tutti quelli che alla fine sono ricordi, lo...