His Sweetness

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Harry si dice di sì, poi si dice di no, e poi, ancora, di nuovo sì, finché si ripete che probabilmente non è il caso, fino ad arrivare al fulcro della questione, ossia che vuole, però, ecco, forse sarebbe meglio—

''Harry, Dio'' interrompe Niall, apprendo nella sua stanza ''Sento i tuoi pensieri da un'ala di distanza. Mi spieghi su che cazzo stai rimuginando?''

Harry si blocca, congelato: ''Anche Louis può sentirli?''

''Fortunatamente no. Solo io. Non farmi quella faccia'' impone, mentre Harry si sente sempre più bollente lungo il collo e le guance '' Nessuno ne parla, ma sappiamo cosa è successo al Dorian Gray.''

''Grazie... Grazie per la discrezione.''

''Nessuna discrezione. Ti prenderei per il culo, ma c'entra anche il mio capo e hai visto cosa può fare se qualcuno lo fa arrabbiare. E su di te è particolarmente suscettibile'' Niall scuote brevemente la testa ''Allora, qual è il dilemma che ti sta affliggendo? Perché potrei farti entrare nelle sue stanze se tu—''

Per quanto Harry sia intrigato dal plurale (stanze? Vuole indagare il prima possibile), lo ferma con una mano alzata: ''No. Stavo pensando a totalmente altro. Mi... Mi accompagneresti nel suo studio? Voglio salutarlo prima... Prima di salire.''

''Harry, sono solo cinque ore.''

''Voglio ringraziarlo.''

''Così ci penserà per tutta la giornata? Vuoi davvero che Zayn ce l'abbia così tanto con te? Perché dovrà sorbirselo lui e non sarà divertente.''

''Allora solo salutare.''

''Ci penserà per tutto. Il. Tempo.''

''Per favore.''

''Il suo studio è un posto abbastanza... Più cupo del cupo in questo posto. Capisci cosa intendo? Dai. Saremo tornati prima che lui inizi a parlare per la nona volta di come ti sei prodigato a dirgli due sillabe prima di scappare da qui.''

''Niall, fammi andare'' ripete a lettere chiare, la voce decisamente più alta. Ormai non sa se sta insistendo perché vuole sinceramente vederlo o solo perché vuole contraddire Niall. Fatto sta che non uscirà di lì senza averlo salutato, ormai. Incrocia le braccia e lo fissa con un cipiglio antipatico. L'altro sbuffa.

''E va bene, andiamo a vedere il tuo immortale fidanzatino con carenze familiari e un rapporto disfunzionale con qualsiasi suo parente che lo porta ad essere romanticamente una frana. Non dirgli che l'ho detto'' prega, mentre gli apre la porta e gli fa posto.

Harry sente una leggera pelle d'oca man mano che si avvicina oltre la sala del trono, che continua a non vedere. Probabilmente la aggirano, visto il percorso che stanno facendo, ed Harry non riesce a carpire niente. ''Perché non posso vedere la sala del trono?''

''Tanto Louis non ci sta mai, a meno che non sia costretto per un colloquio.''

''Voglio vedere comunque.''

''E' solo un trono vuoto. Louis non pensa a queste cose.''

''Ma io—''

''Quando torni per cena, va bene?''

Prima che Harry possa continuare a insistere, Niall apre una porta. E il freddo che arriva da lì dentro lo congela.

E' probabilmente la stanza più grande che abbia mai visto lì dentro. Due cupole decorate con la volta celeste, in marmo nero con disegni bianchi, sono poste una di seguito all'altra: la prima ha un'enorme libreria fino al soffitto e un unico grande tavolo con una sedia, con sopra libri aperti e un'enorme clessidra di cristallo, mentre il secondo ha un mappamondo di marmo nero e grigio sospeso su una vasca: Louis lo sta osservando dal basso, piccolo in confronto alla struttura, e come Harry si avvicina nota che il globo è bagnato: piccole gocce si creano secondo per secondo e scivolano verso la vasca, provocando un minuscolo rumore continuo, pling, pling, pling. Harry si avvicina ad osservarlo, senza parole, e Louis, che nemmeno sembra sorpreso di saperlo lì, domanda: ''Perché lo trovate così divertente?''

Bring The Spring Down My Bones ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora