Cioccolatini per Deuce

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Faceva terribilmente freddo la mattina del quattordici febbraio. Aveva piovuto per tutta la notte e, nonostante avesse smesso, l'aria era ancora gelida. Di solito non l'avrebbe nemmeno percepita, ma rimanere ferma ad aspettare per diversi minuti vicino alla statua del Re delle Bestie, con solo una sciapa che tentava di riscaldarla un po' da sopra la divisa, aveva reso molto probabile l'atrofizzazione per il freddo. E anche Grim non se la stava cavando meglio. La pelliccia era ricoperta di brina e si stava spazientendo. Ace e Deuce stavano facendo ritardo e non li avevano nemmeno avvisati, perciò il mostro aveva iniziato a minacciarli a distanza.

Ad un certo punto, da lontano, videro uno dei due ragazzi avvicinarsi, Deuce, che correva nella loro direzione, stando, però, attento a non scivolare sul ghiaccio.

«Era ora!», esclamò il procione, «dov'è quell'altro, Ace?». Si mise a braccia conserte, come una maestrina indignata che voleva dare una lezione ai suoi alunni ritardatari.

«Buongiorno Prefetto, Grim», salutò Deuce nel momento in cui si ritrovò davanti ai due, ricevendo una risposta con un cenno solo dalla ragazza, «Ace ha fatto tardi. Gli ho detto di sbrigarsi, ma poi l'ho lasciato da solo».

Non era la prima volta che uno dei ragazzi di Heartslabyul ritardasse, quindi nessuno si meravigliò alla notizia. Grim sospirò seccato, prima di annunciare «vado a prenderlo io. Vediamo se non si sbriga dopo che gli avrò bruciato il culo con le mie fantastiche fiamme blu» e partì spedito alla volta del dormitorio ispirato alla Regina di Cuori.

«Grim, non-», provò a fermarlo (Y/n), ma lo vide svoltare l'angolo come un razzo, «ed è andato».

Ora Deuce e (Y/n) erano rimasti da soli e, come al solito, era calato un imbarazzante silenzio fra i due. Era il momento perfetto per dargli i cioccolatini, avrebbe evitato i commenti sarcastici di Ace e il disagio di doverlo fare davanti ad altri.

«Deuce, ho qui qualcosa per te», gli disse aprendo la borsa e prendendo il pacchettino che si trovava sopra i libri.

«Davvero?», era lento nel capire la situazione, non riusciva a intuire cosa potesse essere fino a quando non si ritrovò a fissare dei cuoricini di cioccolato.

«Sì, questi», glieli spinse contro il petto, «sono per te. Li ho fatti con le mie mani».

Nonostante ce li avesse davanti agli occhi, la situazione gli sembrava troppo surreale per comprenderla fino in fondo. «Davvero?», ripeté.

(Y/n) ridacchiò al suo sguardo perso. «Sì, davvero»;

«Perché?», riuscì a sollevare lo sguardo fino a incrociare gli occhi con quelli della ragazza.

«Perché nel mio mondo oggi è una festività in cui le ragazze regalano i cioccolatini ai ragazzi che... apprezzano, credo. Quindi li ho fatti per te», concluse in fretta, sentendosi scrutata nell'anima e non riuscendo a reggere il confronto con quegli occhioni da cucciolo.

«G-grazie...», ancora non riusciva a metabolizzare ogni singola informazione. Era troppa roba per la sua testolina dettogli di prima mattina, a stomaco ancora vuoto.

«Prego», mormorò in risposta (Y/n).

«Eeehii! Siamo qui!», sentirono la voce di Ace urlare in lontananza, sbracciandosi per far notare meglio la sua presenza.

«Siamo tornati», aggiunse Grim

All'udire le loro voci, Deuce si riprese dallo stato di confusione e, con un gesto istintivo, si ficcò il sacchettino nella tasca interna della giacca, appena in tempo.

«Che stavate facendo?», chiese Ace, notando le espressioni.

«Niente!», rispose l'altro ragazzo, con le guance colorate di rosso, facendo capire che era successo decisamente qualcosa fra i due.

«Andiamo a mangiare, prima che finisca tutto», cambiò argomento (Y/n), con la voce ovattata dalla sciarpa in cui si era rifugiata per non far vedere il suo viso cremisi.

«Già, andiamo. Io ho fame», urlò entusiasta il mostro superando il gruppo.

L'argomento si concluse lì, ma ogni tanto, durante il tragitto, si sentiva provenire dalla giacca di Deuce uno strano rumore, come di cellofan che si accartoccia.

Per te: Cioccolatini a San ValentinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora