Cioccolatini per Ace

89 9 3
                                    

Non ce la faceva. Si sentiva dilaniata da un profondo imbarazzo. Erano passate ore da quando aveva visto quella mattina, per la prima volta, Ace e non era ancora riuscita a parlargli dei cioccolatini. Sapeva già come avrebbe reagito e la sola idea di vedere quel ghigno sulla sua faccia da schiaffi le faceva passare la voglia di darglieli. Forse non era davvero una buona idea, come poteva aver pensato che lo fosse?

L'ultima lezione era quasi terminata, appena sarebbe suonata la campanella avrebbe solo dovuto battere in ritirata, rinunciando alla possibilità di esporsi così tanto. Eppure... qualcosa le diceva di non farlo, di prenderla alla leggera, quasi come gli stesse facendo uno scherzo. Poteva essere l'opzione migliore se davvero non voleva rinunciare, cosa che in fondo non avrebbe voluto fare. Ce l'aveva seduto accanto, dall'altra parte aveva la porta, se qualcosa fosse andata storta sarebbe potuta fuggire in fretta. Si diede coraggio, una pacca immaginaria sulla spalla e guardò l'orologio, aspettando con trepidazione che passassero gli ultimi tre minuti.

Appena suonò la campanella, annunciando la fine della giornata scolastica, la maggior parte degli studenti si alzò per correre in mensa, sperando di riuscire a prendere il pranzo migliore. Così stava per fare pure Ace, ma (Y/n) lo afferrò per una manica. In un primo momento era confuso, guardando la sua amica che, nonostante fosse stata lei a bloccarlo, non lo stava ricambiando.

«Puoi... rimanere un attimo? Devo dirti una cosa».

Deuce e Grim notarono lo strano scambio e il ragazzo chiese al mostro se ci fosse qualche problema, ma il secondo guardò annoiato la scena e gli rispose «niente di importante. Vieni, andiamo a prendere il posto in caffetteria, prima che finisca tutto». I due si allontanarono, improvvisamente più interessati a un buon pranzo, piuttosto che all'amica.

«(Y/n), sbrighiamoci o si prenderanno i piatti migliori!». Anche Ace era più interessato al cibo che a lei e al suo stato d'animo. Che idiota! E si stava pure imbarazzando per un celebroleso come lui!

Lasciò andare la manica, facendo cadere la mano a peso morto sulla panca su cui era ancora seduta, l'espressione di una che già non lo sopportava più e delusa da sé stessa che aveva pensato che sarebbe potuto, per una volta, essere carino e gentile.

Prese il sacchetto coi cioccolatini dalla borsa e glieli sbattette davanti.

«Tieni. Li avevo fatti per te, ma a quanto pare ti interessa più mangiare che sapere di me», si alzò, gettandosi la borsa su una spalla e dirigendosi a grandi falcate verso la porta, a testa alta, ma terribilmente offesa dalla sua reazione.

Ace, dall'altra parte, era rimasto sorpreso e perplesso. Tutto si sarebbe immaginato fuorché quello che era successo e spostava in continuazione lo sguardo da lei ai cioccolatini sbattuti sul banco. «Aspetta!», la rincorse quando si riprese dallo shock, portandosi dietro la bustina. Le afferrò l'avambraccio, evitando così che lo ignorasse e poi, quando ricevette la sua attenzione, le chiese «perché hai fatto questi?»

(Y/n) assottigliò gli occhi con fare accusatorio. «Nel mio mondo oggi è la festa di San Valentino e in occasione si regalano dei cioccolatini alla persona che si vuole bene. Ma ora come ora, se potessi, me li riprenderei»;

«Ehi! Perché?», era offeso dall'ultima affermazione.

«Perché vorrei solo metterti le mani attorno al collo e soffocarti». Si sfilò dalla sua presa e se ne andò, lasciandolo da solo.

Ace la guardò andare via, realizzando piano piano le parole che gli aveva detto, soprattutto "si regalano cioccolatini alla persona che si vuole bene". Intendeva come amico, giusto? Non poteva intendere qualcos'altro, vero?

Il suo viso si surriscaldò. Quando l'aveva chiamato sembrava in imbarazzo e ora che ci pensava meglio era pure rossa sulle guance. Era come amico, doveva essere così, no? Altrimenti perché dopo gli avrebbe detto che avrebbe voluto ammazzarlo?

Guardò i cioccolatini, poi la roba alle sue spalle ancora poggiata sul banco. Sì, lo amava come amico, si convinse che era così. Eppure lui sentiva il cuore corrergli nel petto e aveva una voglia assurda di sfilare il nastrino rosa e assaggiare uno di quei cuoricini di cioccolato. Ma per ora non poteva, l'avrebbe fatto dopo pranzo.

Per te: Cioccolatini a San ValentinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora