Quando abbandonò la caffetteria, a (Y/n) sembrò che fosse passata un'eternità. Aveva perso la cognizione del tempo dal momento in cui aveva cominciato a parlare con Lilia e adesso non sapeva nemmeno che ore fossero. Stava cercando una persona particolare, quella a cui doveva dare i dolcetti, ma le attività dei club erano già cominciate e lei non sapeva se anche quello di Basket si fosse riunito. Per sicurezza voleva andare a controllare in palestra e solo dopo iniziare una ronda senza meta per tutto il campus. Era certa che alla fine della giornata le avrebbero fatto male le gambe per quanto avrebbe camminato. Era così immersa nei suoi pensieri che, nel corridoio che stava percorrendo, superò una persona, senza degnarla di uno sguardo, notando solo, con la coda dell'occhio, una macchia rosso scuro e nera. Si bloccò diversi passi più avanti, quando metabolizzò quello che forse aveva visto, inchiodando al pavimento. Si girò a guardare in direzione e vide proprio colui che cercava: Jamil. A quanto pareva, però, lui non aveva notato lei o forse l'aveva fatto, ma non aveva voluto fermarla. In ogni caso, (Y/n) si avvicinò, ponendosi davanti.
«Ciao, Jamil-senpai», attirò la sua attenzione, facendogli alzare la testa da un plico di fogli che stata leggendo.
«Ciao», la salutò con disinteresse, tornando a leggere.
«Che stai facendo?», chiese lei, incuriosita dalla sua totale concentrazione. Provò ad avvicinarsi, ma si accorse di un mezzo passo all'indietro da parte del ragazzo, fatto in automatico, e desistette dall'obiettivo.
«Sto leggendo la lista di cibo da compare da Sam per la festa che Kalim ha indetto per domani. Che rogna, ovviamente sono sempre io che mi devo occupare dell'organizzazione», mormorò l'ultima frase fra sé e sé.
(Y/n) aveva già sentito parlare della suddetta festa e ne era stata pure invitata, ma adesso che sapeva che gravava completamente sul vice-leader si sentiva dispiaciuta di aver accettato, come se la sua presenza fosse un peso in più.
«Posso aiutarti?», si propose, nel tentativo di essergli utile e di sentirsi lei stessa meno colpevole.
«No», le rispose secca, lanciandole, per un misero attimo, un'occhiata indecifrabile.
(Y/n) non si voleva arrendere: voleva aiutarlo in qualche modo e l'avrebbe fatto, costasse quel che costasse. L'unico problema era che non sapeva come. Ci pensò su, pungolandosi la guancia con l'indice, poi le venne in mente del regalo, il primo motivo per cui lo cercava.
«Forse questi ti tireranno su il morale», gli mostrò una bustina trasparente contenente dei cuoricini di cioccolato. Con quelli riuscì ad attirare l'attenzione di Jamil per più di un secondo.
«Cosa sono?», chiese, volendo una spiegazione.
«Cioccolatini di San Valentino. Li ho fatti a mano per te», sperò che ricalcando sulle ultime parole potesse capire quanto ci tenesse a lui e alla sua salute e che voleva sinceramente essergli d'aiuto. Ma l'espressione di Jamil continuava a non far trapelare nulla, poteva essere solo un po' scettica.
«Grazie», li prese, con il suo solito tono, senza dimostrare un filo di variabilità nella sua voce o nei suoi gesti.
(Y/n) ne fu delusa. Temeva che non gli fosse piaciuto e che quel grazie fosse solo una formula di cortesia in cui non ci credeva nemmeno lui. Decise che era davvero un bene se l'avesse lasciato stare, forse era così stressato per l'organizzazione della festa che non aveva tempo di dar conto ai suoi capricci.
«Va bene...», mormorò poco convinta, «allora ti lascio stare».
Alle sue parole tornò a guardarla, stavolta più a lungo. «Domani ci sarai alla festa?», incrociò le braccia al petto, in attesa della risposta.
Il viso di (Y/n) si illuminò, felice che non volesse solo cacciarla via. «Sì, certo!», esclamò.
«Allora ci vediamo domani». Jamil le rivolse un mezzo sorriso storto, un'espressione che gli sfuggì contro la sua volontà, ma bastò per rincuorare la ragazza. Annuì e lo salutò, continuando ad andare nella direzione verso la quale si stava già muovendo all'inizio.
Rimasto di nuovo con sé stesso, Jamil ritornò a leggere l'interminabile elenco di viveri da acquistare. Distrattamente guardò la mano in cui teneva la bustina e gli venne automatico sorridere, sfilare il nastrino e assaggiarne uno. Erano buoni e pensò che avrebbe dovuto dirglielo l'indomani, per poi riconsiderare la sua idea: chissà che avrebbe pensato se gliel'avesse detto, sarebbe stato meglio evitare. Intanto quei cuoricini gli permisero di affrontare il lavoro con meno stress del solito.
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Per te: Cioccolatini a San Valentino
FanfictionÈ il giorno di San Valentino e (Y/n) sta preparando i cioccolatini per qualcuno, nonostante sembri che a Twisted Wonderland non lo celebrino. I crediti per l'immagine della copertina vanno a Yana Toboso e Disney Japan.