Messaggio per Che'nya

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Che'nya:

Aspetta Che'nya fuori dal dormitorio


Rilesse ancora, poi scrollò diversi altri messaggi in cui aveva farfugliato delle robe incomprensibili che dovevano essere l'orario in cui sarebbe arrivato, fino a fermarsi su quello che stava cercando, in cui era riuscita a convincerlo a fargli dire un'ora precisa.


Che'nya:

Dovrei anyavare poco più o dopo le 12


Il dodici voleva dire che sarebbe arrivato per mezzogiorno, giusto? Non è che aveva frainteso il messaggio e capito male? Perché le dodici erano già passate e di Che'nya non ne vedeva traccia.

Erano ormai venti minuti che si trovava sull'uscio di Ramshackle, infreddolita dal gelo tipico di metà febbraio, tremante, ma più per l'ansia, in attesa che lo strambo ragazzo si palesasse.

Sospirò pesantemente, formando una piccola nuvola di condensa, per provare a calmarsi un po', ma non ci riuscì. Spesso, durante il giorno, si era sentita invadere da una brutta agitazione che le aveva fatto venire voglia di rintanarsi nella sua camera, ficcarsi sotto le coperte e non uscirne più fino alla fine della giornata, trovando una scusa con il ragazzo per non essersi presentata e, ora che il momento era tecnicamente arrivato, la situazione era pure peggiorata.

Stava per cedere alla tentazione, stava quasi per tornare dentro e mandare tutto all'aria, quando si sentì picchiettare sulla spalla sinistra. Si voltò a guardare in direzione, ma non ci vide nessuno. Ricevette un secondo bussare leggero sulla destra, si girò ancora, stavolta dall'altro lato, e si ritrovò il bel faccione sorridente di Che'nya a pochi centimetri dal naso.

«Ah!», urlò, balzando all'indietro.

La fluttuante testa del ragazzo-gatto rise di gusto alla reazione ottenuta, dimenandosi nel vuoto. «Nyahaha, (Y/n)-chan!», la salutò allegro, mentre il resto del corpo pian piano diventava visibile, accompagnato da un motivetto canticchiato a labbra chiuse, «ti sei spaventanya?», inclinò il capo, divertito.

«No», borbottò lei mettendo un broncio orgoglioso e voltando il capo altrove. Avrebbe voluto dimostrarsi un minimo arrabbiata con lui, voleva fargli capire il suo disappunto per il gesto, ma presto cedette e ammise in imbarazzo «forse un po'...».

Non era la prima volta che Che'nya si presentava da lei in quel modo, doveva ormai esserne abituata, eppure ci cascava sempre. Era certa che ci faceva la figura della babbea fifona, era tentata di chiedergli di smetterla, sicura che avrebbe ascoltato l'istanza. Eppure il sapere che dopo si veniva a creare una situazione che faceva sorridere l'uomo-bestia in un modo che non l'aveva mai visto fare con nessun altro, la portava a desistere dall'avanzare la richiesta. Dopo che (Y/n) ammetteva di essersi spaventata, l'espressione che lui assumeva era più dolce, al limite dell'intenerito, facendole perdere un battito ogni volta che aveva la possibilità di ammirarla, proprio come stava succedendo in quell'esatto momento. Era certa di star arrossendo, perché percepiva le guance andarle al fuoco ed era quasi inutile imporsi di rimanere concentrata.

«Benye, (Y/n)-chan! Scusamy per il ritardyo, mya sono primya passato a salutare Riddle-chan e Trey»

Le ultime parole fecero riprendere il Prefetto dallo stato di intorpidimento in cui si trovata.

«Sei passato da Heartslabyul?»;

«Nya! Eranyo sorpresi di vedermy qui, mya io gli ho detto che nyon potevo rimanyere con loro».

Gli occhi di (Y/n) si spalancarono per la sorpresa e si spostarono verso il pavimento, permettendole di perdersi nei pensieri. Desiderava che quell'incontro rimanesse quanto più segreto possibile, non avendo neanche chiesto il permesso al Preside per introdurre estranei nel Night Raven College, essendo che Che'nya poteva entrare senza passare dall'ingresso, ma ora altre due persone oltre loro lo sapevano e uno dei due era Riddle, che di sicuro dopo l'avrebbe ripresa per aver trasgredito le regole della scuola.

«Nyon preoccuparti», il tono del ragazzo era insolitamente basso, risultando quasi seducente, «Riddle-chan nyon dirà niente a nyessuno».

Nella visuale senza fuoco di (Y/n) entrarono un paio di scarpe colorate. Corrucciò le sopracciglia quando si accorse che erano troppo vicine e cominciò a salire con le pupille, scorrendo sui jeans pieni di stampe e toppe colorate, passando per la giacca bianca, fino a incontrare un paio di felini occhi gialli, racchiusi in delle fessure. La faccia era così vicina che lei riusciva a sentire il respiro caldo solleticarle la pelle e le labbra, tese in un sorriso intrigante, erano a pochi centimetri dalle sue.

Le afferrò il mento, stringendolo fra il pollice e l'indice e aggiunse «oggi prenderemo il tè inyeme e nyessuno ci interromperà».

(Y/n) rimase immobile forse per interi minuti, sentendo che il suo cervello l'aveva abbandonata per sempre, senza parlare delle gambe che tremavano, attraversate da una scarica di adrenalina ed eccitazione. Avrebbe voluto che quella scena procedesse come di solito continuano nei film, con il protagonista maschile che bacia la protagonista femminile, dichiarandole il suo amore, ma Che'nya non fu della stessa idea. Le fessure feline degli occhi si strinsero all'improvviso e le labbra si piegarono come a formare il muso di un gatto, mentre la faccia si allontanava dalla sua.

«Sei così ronya, hai la febbnye?»

Maledetto stupido gatto che doveva rompere un momento magico con delle frasi no sense.

Il Prefetto sospirò, allontanandosi di più da lui e cercando di coprire, con una mano, almeno parte del rossore vivido. «No, lascia perdere».

Totalmente avvilita dal momento romantico mancato, la sua mente le ricordò che doveva dargli qualcosa e, pur di spezzare l'atmosfera di imbarazzo insopportabile che si era venuta a creare, decise che fosse il momento giusto per darglieli.

«Ehi, Che'nya?»;

«Che nye?», incuriosito, portò i pugnetti all'altezza del petto, osservando la ragazza che frugava nella borsa appesa alla spalla.

«Ti avevo menzionato via messaggio che oggi è una festività speciale nel mio mondo. Si chiama San Valentino», uscì un piccolo sacchetto pieno di cuori di cioccolato, chiuso da un nastrino rosa, «e in questa festa la ragazza regala dei cioccolatini alla persona a cui vuole bene», si rigirò il nastrino fra le dita, «e beh... questi sono per te», tese le mani, le guance di nuovo rosse e gli occhi che guardavano altrove.

Che'nya fu terribilmente lento nel prendere quel sacchettino, non sapendo proprio come reagire davanti a un gesto inaspettato come quello che aveva appena ricevuto. Si mise a fissare i dolcetti, poi lei, poi di nuovo i dolcetti, e alla fine parlò.

«Quindi è quesnya la festività di cui parlavi quanyo mi hai invitato? Quella che volevi festeggiare con Che'nya?», (Y/n) annuì in silenzio.

Lui non aveva portato niente in cambio, ma aveva già pensato a un modo per sdebitarsi, perciò il sorriso si allargò, ampio e sottile, sul viso.

«Che nya dici di continyare a festeggiarla in un posto spenyale?»;

«Dove?», chiese di rimando, all'improvviso intrigata;

«Vieny con Che'nya!», le afferrò la mano e la trascinò fuori dal giardino di Ramshackle, con l'intenzione di portarla in un luogo lontano, ma che di sicuro non aveva mai visto e di cui ne sarebbe rimasta incantata. Era certo che in questo modo avrebbe potuto ammirare i suoi occhi brillare e Che'nya febbricitava all'idea di renderla felice.



N/A:

Lo so, ho fatto un po' tardi nel pubblicare la prima route, ma Che'nya mi ha dato più problemi di quel che pensassi. Scusate ancora.

Per te: Cioccolatini a San ValentinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora