Cioccolatini per Jade

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Era stata una giornata pesante e non era ancora finita, perciò quando (Y/n) prese posto su uno dei divanetti del Mostro Lounge affondò nella pelle a peso morto, stendendo le gambe e portando la testa all'indietro, sullo schienale. La borsa le scivolò dalla spalla, buttandosi da sola accanto a lei. Sospirò, cercando di racimolare delle energie e fissò gli occhi verso il soffitto.

All'improvviso vide un'ombra avvicinarsi a lei e sollevò il capo incuriosita. Vi vide, lì, davanti al suo tavolo, un Jade sorridente e composto, che aspettava di ricevere la sua attenzione prima di parlare. Quando realizzò chi fosse, (Y/n) scattò in una posizione adeguata, ritirando le gambe e mettendosi ritta. Solo dopo Jade parlò.

«Buonasera e benvenuta al Mostro Lounge. Posso esservi utile in qualche modo?», chiese con fare garbato e accomodante, come la sua solita attitudine.

La postura della ragazza si accasciò un po' alla domanda, per niente sorpresa da essa. Era in un locale, era ovvio che gli avrebbe chiesto ciò.

«Non lo so, ho solo bisogno di un qualcosa che mi faccia riacquisire le energie: mi sento molto stanca», sollevò il capo in direzione del ragazzo, «puoi consigliarmi tu una buona bevanda?».

Jade la osservò, pensando nel mentre a ciò che poteva prepararle per soddisfare la richiesta, poi annuì.

«Ho quello che può fare al caso vostro. Per favore, attenda qui», si congedò da lei con un lieve inchino, rigirandosi su sé stesso e andando in direzione del bancone.

(Y/n) seguì con gli occhi tutti i movimenti che stava facendo, poggiando un gomito sul tavolo e una guancia sulla mano. Fin dalla mattina avrebbe voluto dare i cioccolatini a Jade e adesso che l'aveva incontrato le sembrava il momento propizio per farlo, eppure sentiva una sensazione che le diceva in continuazione che il tempismo non fosse quello perfetto, che doveva aspettare. Avrebbe potuto già darglieli, appena si era avvicinato al tavolo, ma il modo di fare del ragazzo, cordiale, ma anche calcolatore e distaccato, non le permetteva di capire quando poteva buttarsi.

Lo vide, da lontano, shakerare e aggiungere ingredienti a quello che suppose essere la sua bevanda. Si era tolto il cappotto e la sciarpa della divisa, per evitare che si sporcassero, rimanendo solo con camicia, pantaloni, papillon e cappello in testa. Doveva ammettere che le divise di Octavinelle fasciavano veramente bene il corpo, soprattutto i pantaloni. Jade si girò di spalle, per recuperare un ingrediente da uno scaffale in alto, dando la conferma alla ragazza di quanto fosse aderente la parte sottostante. (Y/n) rimase a fissarlo a lungo, prima di rendersi conto di quello che stava facendo e distogliere lo sguardo con uno scatto da un'altra parte. Con gli occhi spalancati e un rossore che stava accrescendo, (Y/n) si diede alcuni schiaffetti sulle guance per riprendersi.

«Eccovi servita», Jade aveva fatto ritorno al suo tavolo con ciò che stava preparando. Lo prese dal vassoio d'argento e glielo porse dinanzi. «Buona permanenza al Mostro Lounge», fece un altro lieve inchino, pronto ad andarsene.

(Y/n) doveva ancora riprendersi dal suo stato di shock e lo stava guardando come se fosse stata colta in flagrante di qualche reato. Quando lo vide muovere i primi passi per allontanarsi da lei, riuscì a tornare in sé.

«E-ehi, aspetta!», lo chiamò, bloccandolo.

Tremendo. Fra quante cose poteva dirgli per fermarlo ha scelto il metodo più tremendo. «Cioè, volevo dire», tentò di ricomporsi, «prima che tu vada, devo darti una cosa». Jade ritornò a voltarsi verso di lei, assumendo di nuovo la sua posa composta con le mani messe una sull'altra, davanti. «Quindi se puoi sederti un attimo...», gli fece spazio sulla poltrona.

Jade osservò il posto, poi tornò a guardare lei. «Sarei in servizio». La risposta sembrava un totale rifiuto e perciò rattristò la ragazza. «Non posso rimanere molto tempo», aggiunse, accomodandosi accanto, nel punto che gli era stato riservato.

Sul viso di (Y/n) crebbe, lentamente, un sorriso e annuì felice alla sua richiesta.

«Non è niente di ché, in realtà», mentre parlava si voltò verso la borsa, recuperando i dolci che gli doveva, «sono solo cioccolatini di San Valentino», glieli porse, tenendoli su entrambi i palmi delle mani.

«San Valentino?», chiese, portandosi una mano chiusa in un lieve pugno, con fare indagatorio, vicino alle labbra.

«Sì, è una festa del mio mondo in cui le ragazze preparano dei dolci per i ragazzi a cui tengono», spiegò, non capendo in che situazione si era cacciata.

«Ah sì?», sulle labbra di Jade si formò un sottile sorriso che mostrava i suoi denti seghettati, specchio di cattivi pensieri.

«Già», rispose lei, inconsapevole, «quindi accettali», glieli porse più vicino.

Jade afferrò il sacchettino, prendendolo fra due dita. «Grazie», continuò a sorridere, stavolta tornando a uno più cordiale. «Adesso è giunta l'ora che io torni a lavorare», si alzò dal divanetto, «Vi auguro una buona permanenza al Mostro Lounge». Detto ciò andò via dal tavolo.

(Y/n) non fece nemmeno in tempo a rispondere che era già troppo lontano, perciò decise di tornare al suo drink, nonostante non avesse più il bisogno di berlo, non si sentiva più stanca.

Per te: Cioccolatini a San ValentinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora