Cioccolatini per Floyd

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La giornata sembrava essere partita bene per (Y/n), poiché era riuscita ad accaparrarsi l'ultimo cornetto farcito e ora, mentre usciva dalla caffetteria, si sentiva piena e felice. Aveva optato per una colazione esigua rispetto a quella che avevano scelto i suoi amici, perciò aveva terminato prima di loro. Di solito rimaneva seduta al tavolo per chiacchierare, aspettando di muoversi insieme verso la prima lezione, ma quel giorno non poteva farlo. Era impaziente di dare i cioccolatini che aveva preparato la sera precedente e non riusciva a rimanere sulla sedia in attesa. Si era alzata, aveva detto che li avrebbe anticipati in aula e li aveva lasciati.

Stava trotterellando felice, appena fuori dal confusionario luogo, quando aveva notato Floyd a diversi passi da lei, dalla parte opposta al corridoio in cui si trovava, oltre uno sciame di persone. Sentiva di doverne approfittare subito, prima di rischiare di perderlo di vista e di non riuscire a rincontrarlo più e cominciò a sgomitare nel tentativo di farsi strada.

«Floyd-senp-!», tentò di chiamarlo, ma venne spintonata da un ragazzo, «Flo-!». Le riusciva impossibile anche completare il suo nome, poiché nessuno di accorgeva di lei, con la sua piccola statura, o comunque se lo facevano decidevano di ignorarla. «Floyd-senpai!», riuscì finalmente a chiamarlo, ma non a vedere se l'avesse sentito, essendo la sua visuale stata coperta da un energumeno alto e massiccio.

Sospirò rassegnata all'idea che non sarebbe riuscita a raggiungerlo, smettendo di lottare per arrivare a lui. Sperava che almeno dopo le lezioni lo avrebbe ritrovato da qualche parte, ma non essendone sicura tutto il buon umore la abbandonò.

«Eeehi, Gamberetto-chan», sentì sopra di lei. Sollevò la testa ritrovandosi faccia a faccia con il ragazzo che stava cercando. «Mi stavi chiamando?», le sorrise sottilmente, inclinato in avanti, incombendo con la sua statura.

«Floyd-senpai! Sì, ti cercavo, volevo darti un regalo», aprì in fretta la borsa trovando subito il sacchetto, «ecco, sono per te», glielo porse, reggendolo con due dita. «Spero che ti piacciano».

Floyd guardò prima i cuoricini di cioccolato, poi la ragazza. Per un attimo (Y/n) pensò che non l'avesse gradito e sentì formarsi sulla bocca dello stomaco un peso, un misto di imbarazzo e paura, temendo di aver fatto una figuraccia con lui. Poi all'improvviso i piedi si staccarono da terra.

«Aaaah, Gamberetto-chan!», Floyd aveva sollevato la ragazza e, come una sorta di ringraziamento, la stava stritolando fra le sue braccia, schiacciandola contro il petto, la guancia contro la sua, ridendo come un bambino a cui era stato appena regalato un giocattolo nuovo.

(Y/n) non stava più respirando. Avrebbe riso con lui, si sarebbe anche sentita in imbarazzo per la posizione troppo ravvicinata, ma la mancanza d'aria non la stava facendo ragionare, emetteva solo dei suoni strozzati nel tentativo di avvertirlo, nonostante paresse che lui non se ne accorgesse proprio.

«Aiuto!», riuscì a mormorare quando ormai pensava di star per svenire per asfissia, ma per fortuna Floyd ascoltò le sue preghiere e la lasciò andare, riportandola a terra.

Ebbe un momento di stordimento iniziale in cui pensò che le sue gambe non avrebbero retto, ma poi si rese conto che Floyd la stava osservando, trattenendosi dal tornare a stritolarla, e si riprese in fretta, preparandosi psicologicamente a un secondo attacco che per fortuna non arrivò mai.

«Stavi andando a lezione?», gli chiese, piegandosi a raccogliere il sacchettino che, nella foga dell'abbraccio, aveva lasciato cadere. Ringraziando i Grandi Sette sembrava non essersi rotto nulla.

«Non mi andava, mi annoio alle lezioni di storia, ma mi hai messo di buon umore, quindi ora ci andrò», le rispose non smettendo di sorridere.

(Y/n) gli rispose tirando a sua volta i lati delle labbra, passando i cioccolatini che Floyd prese subito. «Allora è meglio andare, anch'io ho lezione fra poco. Magari ci rivediamo dopo?»;

«Sì, Gamberetto-chan», fece un passo in avanti, in un tentativo di stringerla di nuovo fra le braccia, ma (Y/n), per istinto di sopravvivenza, indietreggiò, facendolo incredibilmente desistere dall'azione.

«Allora a dopo. Ciao!», lo salutò in fretta lei, avviandosi di già, sperando di non fare tardi.

Quando rimase di nuovo solo, Floyd guardò il sacchetto, sorrise come un bambino e lo aprì, ne mangiò subito uno e si avviò contento verso la sua classe.

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