Cioccolatini per Vil

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(Y/n) stava percorrendo il corridoio, diretta verso la caffetteria, a grandi falcate. L'ora di pranzo era quel momento della giornata in cui le regole parevano non esistere più. I ragazzi correvano verso il luogo come non fosse vietato farlo, urlavano e si spintonavano senza decenza e il tutto per un panino Menchi Katsu o qualche altra prelibatezza. Vedeva la gente superarla ai lati, andando di fretta e ignorando la sua presenza, perciò rimase stranita quando trovò un enorme gruppetto di ragazzi che camminava con tutta la calma del mondo, spesso fermandosi e parlando a un volume consono, tutti rivolti verso il centro dell'agglomerato.

Incuriosita, si sollevò sulle punte dei piedi per cercare di capire cosa stesse succedendo o chi ci fosse di così importante e non si meravigliò affatto quando vi vide una chioma bionda e lilla con una spilla a forma di cuore incastrata fra le trecce. Forse non era il momento migliore per dargli i cioccolatini, se voleva avere un buon pranzo, ma non era certa che dopo avrebbe riavuto la possibilità di incontrarlo, quindi si buttò.

«Vil-senpai!», lo chiamò, tentando di sovrastare le voci degli altri. Non ebbe successo, in quanto Vil non si girò e continuava a camminare imperterrito, al contrario di alcuni dei ragazzi. Quelli che si trovavano subito davanti a lei si voltarono per pochi istanti a guardarla, scoccandole delle occhiatacce. Perché Vil deve essere sempre circondato da ammiratori?, si chiese, non sapendo come muoversi per cercare di raggiungerlo. Riprovò a chiamarlo una seconda volta, ma l'esito non cambiò. Stava per ritentare di nuovo quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Era un ragazzo dei tanti che ronzavano attorno al modello.

«Ti conviene andare», sputò acido;

«Come scusa?», chiese (Y/n) confusa, non capendo all'inizio cosa le intendesse dire, essendo stato improvviso e inaspettato.

«Vil-sama non ha tempo da perdere e anche se ne avesse di certo non lo sprecherebbe per ascoltare una come te», spiegò scocciato, puntando a scacciarla in fretta.

«Veramente io avrei qualcosa da dargli», si mise a cercare il sacchetto nella borsa, per comprovare le sue parole, ma il ragazzo le rise in faccia, bloccando le azioni.

«Davvero pensi che vorrebbe qualsiasi cosa da te?», le disse sprezzante, venendo subito dopo affiancato da un altro ragazzo che annuì, dandogli manforte.

Il morale e l'autostima di (Y/n), dopo quelle parole, era sotto terra. Forse avevano ragione. Davvero credeva che Vil avrebbe mai potuto volere un regalo da una patata come lei? Era meglio andarsene e in fretta, prima che la situazione peggiorasse.

«Cosa succede qui?». Una voce familiare le arrivò alle orecchie e sollevò la testa fino a incontrare gli occhi viola del ragazzo che voleva fermare.

«Schoenheit-senpai, nulla di importante», rispose uno, cercando di portarlo via dalla ragazza, ma lui non si lasciò persuadere e rimase sul posto, aspettando che fosse lei a parlare

«Vil-senpai, ti devo dare un regalo», allungò le mani su cui aveva il sacchetto di cioccolatini, «nel mio mondo oggi è San Valentino e volevo festeggiarlo con te in questo modo», spiegò in fretta, imbarazzata di poter sembrare una tipa strana.

Vil la osservò, per un momento in silenzio, poi allungò una mano e afferrò il dono con due dita, mostrandole un lieve sorriso.

«Grazie». Poi si girò sui tacchi e andò via.

(Y/n) rimase a bocca aperta, il viso completamente rosso. Era andata male, sembrava essere andata malissimo e voleva sotterrarsi per l'imbarazzo e la vergogna. Ma allora perché i ragazzi sembravano così scioccati e gelosi? Si comportavano come se Vil l'avesse appena abbracciata e baciata. C'era qualcosa che le stava sfuggendo? Confusa, se ne andò.

Nel frattempo, uno del gruppo si avvicinò al fianco di Vil, che adesso stava camminando spedito verso la caffetteria.

«Senpai, perché l'hai accettato?», cercò di capirci qualcosa degli atteggiamenti del modello.

«Perché non avrei dovuto farlo? I fan si accontentano sempre», disse come scusa per mascherare le sue reali motivazioni. Non avrebbe mai ammesso, non pubblicamente, che quel gesto gli avesse fatto piacere. Non avrebbe mai detto che le attenzioni di una patata dolce come (Y/n) gli piacessero così tanto, che gli facessero correre il cuore in quel modo. Sarebbe rimasto fra sé e sé.

Per te: Cioccolatini a San ValentinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora