4. Senza te

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TW: pensieri suicidi

Come concordato, Manuel tornò a scuola e passava i pomeriggi in ospedale a studiare con l'aiuto del professore o di Laura e Chicca e stava riuscendo a recuperare.
Dante gli aveva detto di star tranquillo anche per le assenze, che avrebbe parlato lui con la preside e avrebbe risolto tutto.

I due facevano i turni in modo da poter, ogni tanto, riposare ma Manuel aveva deciso di voler restare tutte le notti accanto a Simone, soprattutto da quando si era preso di coraggio ed era entrato in camera sua.
Passava ogni notte seduto al suo fianco: gli teneva la mano, gli accarezzava il viso, i capelli. Ogni tanto gli lasciava anche un dolce e lieve bacio sulla fronte, sperando che Simone potesse percepirlo e, di conseguenza, percepire il suo amore.

Manuel aveva accettato di amarlo e non aveva paura a dimostrarlo di fronte alle persone di cui si fidava tipo il professore, sua madre o Chicca anche se, effettivamente, non l'aveva confessato a nessuno dei tre.

Quel pomeriggio era toccato a Dante così lui restò in casa, sistemò un po' la barba dato che non ne poteva più di sentire commenti negativi su questa, sistemò i capelli e poi studiò un po' guardando in continuazione l'orologio: non vedeva l'ora di andare da Simone e passare quell'altra notte con lui, era l'unica cosa a cui si aggrappava ormai.
E poi, Jacopo gli diceva sempre di continuare così, che lo stava aiutando, che riusciva a percepire vicino il ritorno di Simone e allora Manuel passava quelle nottate in ospedale ancora più volentieri, con la speranza che ogni notte fosse l'ultima.
Tra lui e Jacopo si era anche creata una sorta di amicizia, di complicità. Si somigliavano molto, il che spesso li portava a discutere, erano come la stessa persona divisa in due e Manuel pensava fosse assurdo che il destino lo avesse messo al posto suo nella vita di Simone, riusciva davvero a vedersi come se fosse una parte di Jacopo rimasta in vita.

Quando fu ora, guidò verso l'ospedale.
Era sistemato: la barba fatta, i capelli a posto e profumava anche tanto, come se Simone potesse vederlo o sentire il suo profumo, lui ci sperava.

«Eccomi professò, oh scusi il ritardo ma c'era 'ncasino pe' strada» disse Manuel dopo essere arrivato al reparto, era sorridente e appoggiò il casco sulla panca di ferro prima di affacciarsi dentro la stanza di Simone, la madre di Simone era lì e gli stava accarezzando il viso

Dalle espressioni dei due capì che qualcosa non andava, ma aveva paura di chiedere cosa.
Guardò il professore, teneva lo sguardo perso nel vuoto e le mani strette l'una nell'altra.

«Che succede, professò?» chiese prendendosi di coraggio

Dante alzò lo sguardo, come se si fosse accorto in quel momento della presenza del ragazzo «Ti sta meglio così, la barba» disse con un filo di voce

«È successo qualcosa, ve?» chiese impaziente mettendosi le mani sui fianchi

«Siediti, Manuel, viè qua» gli indicò la sedia libera accanto a lui

«No, voglio restà in piedi» si rifiutò di avvicinarsi, capì che la notizia non doveva essere per niente bella e iniziò ad agitarsi

«La dottoressa mi ha chiamato per le solite notizie di fine giornata e..» si portò le mani sul viso

«E? Che cazzo è successo?»

Dante prese un respiro profondo e si finse, per l'ennesima volta, forte «M'ha detto che i valori stanno scendendo e che se continua così..»

Quando eri via || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora