Dopo quel terribile incidente sotto casa di Manuel, Simone era in coma da un mese esatto.
Dante si mostrava forte ma le sue speranze iniziavano a vacillare, temeva che la storia potesse ripetersi e lui non poteva perdere anche Simone, non poteva.Manuel stava sempre in ospedale, andava via da lì solo per fare la doccia.
I suoi voti a scuola continuavano a peggiorare, le assenze aumentavano e, di conseguenza, anche il rischio di un'altra bocciatura ma a lui non importava, lui voleva solo riavere Simone.
Gli mancava, terribilmente.
Stava seduto su quelle gelide panchine nei corridoi ma non aveva mai avuto il coraggio di entrare in camera da Simone. Lo terrorizzava l'idea di vederlo attaccato a quei macchinari, lo terrorizzava dover sentire il battito del suo cuore scandito da quei bip assordanti e non tramite il suo petto, come quella volta che avevano fatto l'amore e lui gli aveva appoggiato le mani sul petto e gliel'aveva sentito battere forte, come se stesse correndo una maratona.
Era l'eccitazione, era la felicità di star, finalmente, facendo l'amore con il ragazzo che amava, perché per Simone era qualcosa che si faceva solo per amore, l'aveva detto anche alla sua nonna un giorno ma questo, ovviamente, Manuel non poteva saperlo.Aveva pensato tanto in quel mese.
Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa.
Sapeva che, in parte, se Simone aveva bevuto così tanto e ingerito tutte quelle pillole, era anche per colpa sua.
Ma sentiva anche un vuoto nel petto, le sue giornate senza Simone erano vuote, il suo garage gli sembrava vuoto, la scuola, la classe, la sua vita.
E aveva capito che non avrebbe provato quel dolore, quel senso di soffocamento, se Simone fosse stato solo un amico per lui.
Aveva capito che non avrebbe sentito la necessità di dare i suoi polmoni a Simone pur di farlo respirare senza quella maschera, che non avrebbe fatto un patto col diavolo pur di trovarsi al posto di Simone affinché, quest'ultimo, potesse ritornare a vivere.
Simone aveva ancora tanto da fare: doveva andare all'università, doveva innamorarsi, doveva viaggiare, fare pace con Dante, conoscere la storia di Jacopo; Manuel, invece, non aveva nulla da vivere, non senza Simone e gli avrebbe dato la sua, di vita, pur di saperlo felice. E non provi queste cose per un amico: Simone non era un amico, Simone era molto di più.
E Manuel avrebbe voluto rendersene conto prima, quando avrebbe potuto dirglielo e farlo sorridere invece di urlargli contro delle cattiverie, urlargli che per lui, Simone, neanche esisteva.Ma non si poteva tornare indietro.
Manuel aveva fatto l'errore più grande della sua vita respingendo Simone e adesso ne pagava le conseguenze.
Sentiva di meritare quel dolore ma non voleva che la vita di Simone fosse in pericolo.
Meritava una punizione ma quella non doveva colpire Simone, lui doveva restarne fuori.Passava le notti su quelle panche di ferro, la mattina tornava a casa, faceva una doccia veloce e poi ritornava lì con solo un caffè nello stomaco.
Guardava con attenzione tutti i medici che entravano e uscivano dalla stanza di Simone, ormai lo conoscevano tutti.
L'avevano scambiato per il fratello, per un amico, per un cugino e una volta anche per il fidanzato e Manuel non correggeva nessuno, non gli importava sapere cosa fosse lui per Simone agli occhi degli altri, a lui importava solo di sapere cosa fosse per Simone agli occhi suoi ma per saperlo doveva aspettare che i suoi occhi tornassero ad aprirsi e quell'attesa stava diventando estenuante.Manuel in tutto quel dolore, però, non aveva mai pianto.
Era l'unico a non averlo ancora fatto.
Tutti, in classe, cedevano, a poco a poco.
Ma lui no.
Era come bloccato. Lui non era abituato a piangere, non gli veniva semplice. Era abituato ad incamerare, a conservare tutte le sue emozioni, a chiudersi in sé stesso.
Simone era l'unico con cui si fosse mai aperto e adesso, che Simone non c'era momentaneamente, - Manuel ripeteva sempre quel momentaneamente - non lo faceva con nessuno.
Anita, sua madre, gli stava accanto, lo accarezzava ma lui si mostrava forte nonostante, dentro, sentisse di star morendo, ogni giorno sempre di più.
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Quando eri via || Simone x Manuel
FanfikceÈ passato un mese dall'incidente: Simone è ancora in coma e Manuel non lo lascia da solo tranne che per necessità estreme. Dorme anche lì, su quelle panche di ferro e, da quando quell'inferno è iniziato, fa sempre lo stesso sogno: un bambino sta se...