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narratore esterno
(sette anni dopo)

Quella fredda mattina, Irene si svegliò con il cuore più pesante del solito. Sentiva tutto il corpo tremare, quasi come se avesse provato una di quelle poltrone dal nome complicato, che offrono una vasta scelta di massaggi.

Tremava per il freddo, ipotizzò.

Passò a stropicciarsi le palpebre un paio di volte, prima di capire cosa stesse succedendo. Le pareti grigio caldo della sua stanza in quell' appartamento a Roma, rendevano tutto più accogliente.

Trovava la sua stanza la parte migliore di quella casa, che era stata sua negli ultimi sette anni. Aveva cercato di decorlarla come meglio aveva potuto, al momento del trasloco.

D'altronde, doveva rappresentare una parte della sua interiorità.

Perciò diverse lucine a led erano appese alla mensola, sopra al letto matrimoniale, come se fosse una pioggia di stelle; niente di troppo esagerato, qualcosa di fine e delicato, un po' come lei.

Fine e delicata.

Queste forse erano le uniche caratteristiche che realmente rimasero invariate del suo carattere.

Se qualche compagna di classe l'avesse incontrata ora, probabilmente avrebbe fatto fatica a riconoscerla. Tuttavia lei sapeva che quel suo lato bambinesco c'era ancora, nascosto sotto miliardi di batoste che la vita le aveva inflitto.

Cercava solo l'occasione giusta per tirar fuori quella sua ingenuità che da sempre l'aveva contraddistinta.

Una delle batoste più pesanti ed angoscianti degli ultimi due anni, beh, ce l'aveva proprio affianco. Il suo ragazzo, Andrea, che ancora dormiva, incurante del fatto che la sveglia sarebbe suonata a momenti.

Lo aveva conosciuto una sera, quando era andata a far visita a Giulia Pauselli e Marcello, dopo qualche anno che il bambino era nato.

Al ritorno, s'era fermata ad un bar per prendere qualcosa da bere. Questo ragazzo le si era piantato davanti, offrendosi di pagare anche per lei. Era stato subito schietto, ammise di averla vista in tv la prima volta. Rimasero lì per un po' a chiacchierare. Irene spalancò gli occhi, venendo a sapere che era bergamasco anche lui. Frequentava a Roma l'università, coltivava degli hobby e non aveva né i capelli neri né gli occhi verdi.

Le sembrava un giusto compromesso.

Andrea le chiese di uscire più volte prima che la ragazza decidesse di accettare. Ormai era diventata fin troppo diffidente quando si trattava di fidarsi delle persone.

Quello sarebbe dovuto essere il secondo approccio romantico della sua vita. Non voleva che tutto fosse rovinato, come la prima volta.

Ci aveva impiegato davvero troppo tempo per riprendersi. O almeno era convinta di ciò. Poiché in verità, si può ben immaginare che non era mai riuscita a lasciar scivolare via il passato.

Sentiva la silenziosa esigenza di aggrapparvisi con entrambe le mani. Forse avrebbe dovuto dimenticarlo per dedicarsi solo al suo presente.

Ma come avrebbe potuto, se era di gran lunga migliore dei giorni che viveva in quel momento?

Uscirono insieme qualche volta prima di intraprendere una relazione. E, nonostante Irene manteneva sempre una certa distanza emotiva e difficilmente si lasciava andare, Andrea riuscì a farle crollare quel muro che aveva issato tra le asperità per difendersi.

Era pur sempre un ragazzo con la testa sulle spalle.

Tuttavia la ballerina non avrebbe impiegato troppo tempo per realizzare di esser disposta anche a pagare oro pur di avere del cemento armato e dei pilastri d'acciaio tra le mani, in modo da erigere quattro pareti ancora più resistenti.

Vivere tre viteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora