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Carezze.

Carezze su carezze.

Questo piccolo esserino ancora doveva godere della vera luce del sole, che già un pesante ammasso d'affetto, come i carichi di cemento e mattoni innanzi ai grossi portoni arrugginiti di un cantiere in costruzione, gli si stava ribaltando addosso, riempiendogli i polmoni d'aria pulita. 

Tutto era iniziato dopo il ritorno di Christian dal proprio viaggio, che, a causa di qualche altra difficoltà, era stato costretto ad allungare di altre due settimane. Quando me l'aveva comunicato, nascondendo il viso dietro le mani, come per proteggersi da un mio malcontento, avevo sospirato. 

Mi mancava. Come poter dire il contrario. 

Le giornate passate con Mattia non erano spiacevoli, anzi. Passare tutto quel tempo insieme era un qualcosa di cui troppo a lungo avevo fatto a meno. Ogni giorno ne combinavamo una diversa. Tra dolci lasciati ad abbrustolire nel forno e falliti tentativi di rimodernare qualche angolo più vecchio della mia casa, io stavo pian piano riacquisendo tutte le energie che mi erano state strappate via. 

Però, Mattia non era Christian. 

E per quanto io ed il mio migliore amico ci divertissimo a prenderci gioco di lui, alla sera, al momento di rimboccarsi le coperte, la mia mente sempre volava al pensiero del mio ballerino, intento a ballare e a coreografare oltreoceano.

Tuttavia, una volta ricevuta la tremolante notizia, l'avevo rassicurato.

"Non ti preoccupare, prenditi tutto il tempo che ti serve. È della tua carriera che stiamo parlando" gli dissi, pur celando dentro di me un ovvio dispiacere, lasciato a mangiarsi da solo le mani pur di non esser esternato. 

Come se, alla solita maniera, la vita continuasse imperterrita a ridere di noi, di tutti i nostri tentativi per stare insieme per più di qualche giorno. Non appena la piccola torre di costruzioni riusciva a reggersi in piedi da sola, eccolo lì il bambino più grandicello che, con un calcio ben assestato, l'abbatteva, ridacchiando sotto i baffi. 

Nonostante questo, stavolta esiste un ulteriore motivo, ancora più grande, per sbeffeggiarsi di qualsiasi ostacolo possa anche solo pensare di interporsi tra noi e la fine del nostro percorso.

Qualcuno che, come un piccolo angioletto appollaiato sulla spalla, ci spinge a continuare la corsa, senza arrendersi. Perché, la fresca sensazione del vento, l'inebriante profumo della libertà che ci scompiglia i capelli, sono fin troppo appaganti per poter essere abbandonati.

Ed infatti, il ritorno a bazzicare di Christian tra le mia mura quotidiane, respirava di buono.

Dolce.

Simile alla sorpresa che portò con sé.

"Preparati, preparati" cominciò ad agitare le braccia per aria, con un'espressione sorniona stampata in volto.

Aveva insistito parecchi minuti affinché mi sedessi sul divano, ben comoda, perché ciò che stava per dirmi, sarebbe stato un qualcosa di davvero sensazionale.

Parole sue.

"Stai diventando inquietante, cos'è successo di così mozzafiato?" ironizzai, sorridendo per tutta quell'eccitazione che, contento, nemmeno provava a contenere.

Proprio in quel momento, un lieve strato di agitazione decise di far capolino nella mia mente, sporcando quella tranquillità provata fino ad allora.

Inoltre la mia assoluta incapacità di immaginare quale potesse essere tale notizia, certamente non era d'aiuto.

"Non vedo l'ora di dirtelo" continuò, ridendo.

Alzai gli occhi al cielo.

"Christian, dai, cosa aspetti?" le mie mani iniziarono a fremere per la curiosità.

Vivere tre viteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora