𝟏𝟑. 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊𝒐𝒏𝒔 𝒂𝒏𝒅 𝒔𝒊𝒍𝒆𝒏𝒄𝒆𝒔

145 9 10
                                    

Lo specchio scintillante riflette l'immagine di una versione di me che non conosco: sofferente per un ragazzo, a pezzi per le parole pronunciate da Peter Parker. Lascio scorrere i miei occhi gonfi dal pianto su tutto il mio corpo, soffermandomi sulle cicatrici sul cuore. Stringo le dita sulla pallida ceramica del lavandino, e per un momento, solo uno, i miei occhi si chiudono ed i pensieri smettono di tormentarmi.

Dei rapidi colpi alla porta mi riportano alla realtà. «Emma, la cena è quasi pronta!» Trattengo a stento un pesante sospiro, e mi sfilo velocemente la maglia. «Arrivo!» Con estrema cautela disinfetto la ferita sullo stomaco, che sembra star guarendo, e scendo le scale cercando con lo sguardo il ragazzo che mi ha rifiutato poche ore prima. Quando arrivo in salotto la tavola è apparecchiata per due, confermando i miei sospetti. «Dov'è Peter?» Chiedo non appena May mi appare davanti. «È a lavoro, cara» Annuisco, e senza aggiungere altro mangiamo. «Va tutto bene tra voi due?» Alzo lo sguardo verso la donna accanto a me, la trovo ad osservarmi attentamente in attesa di una risposta. «Si certo, perché non dovrebbe?» Sorseggio un po' d'acqua stringendo il bicchiere con forse troppa forza. «È solo che in questi ultimi giorni si comporta in modo strano, pensavo che tu ne sapessi qualcosa» Il suo viso è contratto in un'espressione preoccupata, ed il cuore mi si spezza per la bugia che sto per dirle. «Non è niente di che, probabilmente è lo stress per la scuola, il lavoro...» La guardo dritta negli occhi, sperando di essere abbastanza convincente da tranquillizzarla. «Va tutto bene, non si deve preoccupare. Peter sta bene» May mi sorride appena, poggiando la sua mano nella mia. «Sono davvero grata che tu stia vicino a Peter, tienilo d'occhio per me, non abbandonarlo, okay?» Sul mio viso appare il sorriso più forzato che riesca a fare, sigillando una promessa che non riuscirò mai a mantenere. «A proposito di questo, posso farle una domanda?» I denti si accaniscono rudemente contro il mio labbro, segnalando la mia ansia. «Certamente, ma dopo è il mio turno» Non nascondo la mia sorpresa alla sua risposta, ma non mi tiro indietro. «Che rapporto aveva Peter con Gwen Stacy?» La donna non sembra stupita dalla domanda, anzi credo che se lo aspettasse. «Era la sua ragazza, stavano insieme da quasi un anno quando lei è morta. L'amava così tanto, la sua morte l'ha distrutto» All'udire delle sue parole, nel silenzio tombale, la forchetta mi scivola dalle dita facendo un frastuono orribile quando cade sul pavimento.

Dovevo immaginarmelo, adesso le cose hanno molto più senso, adesso tutti i pezzi del puzzle sono al loro posto. Forse per un secondo ha creduto che io potessi essere il suo rimpiazzo, e poi ha creduto di potermi perdere come lei.

«Tesoro, stai bene?» Il mio sguardo ritorna verso May tesa in avanti verso di me. Mi sfiora appena il dorso di una mano, incerta sul da farsi. «Si certo, io...sto bene» Mi alzo non curante di strisciare la sedia sul pavimento, e mi dirigo a passo svelto verso le scale. Mi fermo di colpo al ricordo dell'accordo. «Che cosa...cosa voleva chiedermi?» Mi volto appena verso di lei, il necessario per guardarla in faccia. «So che può sembrarti assurdo, ma ho questo sospetto da ormai molto tempo...ho bisogno che tu sia sincera con me, Emma» Il mio respiro accelera, e le mani mi si ricoprono di sudore. Conosco già l'esito di questa conversazione: altre bugie aggiunte alla base di questo rapporto. La donna mi si avvicina cauta, un passo dopo l'altro, come se fossi un animale spaventato che possa scappare al minimo passo falso. «Peter è Spiderman?» La bocca mi si apre così tanto dalla sorpresa che ho paura che la mascella mi cada a terra. «Come, scusi?» Le sue mani si affrettano a stringere le mie, incollandomi addosso il suo sguardo, sembra quasi implorarmi di dirle la verità. «Mio nipote rischia la vita combattendo contro dei criminali?» Il silenzio si abbatte su di noi, una pesante tensione alleggia sopra le nostre teste.
«Ma di cosa sta parlando? Peter è il ragazzo più tranquillo e timido che conosco. Mi scusi ma mi sembra assurdo immaginarlo in un contesto che non sia sopra al suo skate o piegato sul libro di chimica» Getto fuori all'improvviso, mentendo, ancora una volta, guardandola dritto negli occhi. May mi scruta attentamente, catturando ogni dettaglio, ogni mio singolo movimento. «Peter non è Spiderman, è un ragazzo come gli altri. E deve credermi, non ha nulla da temere» La donna non accenna un'espressione, una risposta, o qualsiasi cosa mi faccia capire che mi creda. Mi osserva sotto le lunghe ciglia, con lo sguardo più indecifrabile che abbia mai visto. Le sue dita smettono di colpo di stringere la mia pelle, e con estrema cautela, scappo via dal suo tocco e dalla stanza.

Le lancette sull'orologio continuano a girare e girare, ed io rimango seduta sul letto ad aspettare il ritorno di Peter, esattamente come un bambino aspetta il Natale, solo con meno euforia. Rimango immobile come una statua di sale: le gambe intrecciate, lo sguardo sulle foto appese alla parete, e il viso illuminato dalla stessa lampada che ci fornì un bagliore di luce la notte che ci baciammo. Ogni mio pensiero è rivolto a quella notte, desiderando con ogni cellula del mio corpo la sua vicinanza, la sua presenza, anche se è tutto un casino. Ma con una consapevolezza dolorosa, so che dopo questo pomeriggio le cose tra noi due cambieranno, ed io non potrò impedirlo.
Quando Peter varca la soglia di camera sua, è già l'una passata. «Ciao...» Il suono della mia voce lo fa sobbalzare, troppo stanco per accorgersi persino di me. «Gwen...perché sei ancora sveglia?» Si dirige alla scrivania e ci poggia sopra distrattamente le chiavi ed il cellulare. «Ti aspettavo» Le mie parole attirano completamente la sua attenzione. I suoi occhi vagano su di me per secondi infiniti, per poi abbassare il capo all'improvviso. «Possiamo un attimo parlare?» Il ragazzo si sfila lo zaino dalla spalle, abbandonandolo sul pavimento insieme alle scarpe. «Possiamo farlo domani? Sono sfinito» Biacascia trattenendo a stento uno sbadiglio. Scuoto appena la testa come acconsentendo, nascondendo la mia delusione e la rassegnazione. Mi sdraio sul materasso voltandomi quando, sotto la luce soffusa della lampada, si spoglia gettando sulla sedia i vestiti sporchi della giornata. «Vado a fare una doccia, tu riposati» Lo sento dire prima che sgattaglioli fuori dalla camera a petto nudo.

Per quanto voglia seguire il suo consiglio, non riesco a prendere sonno. Mi volto da una parte, mi volto dall'altra, ma nessuna posizione è abbastanza comoda per dormire, stanotte. Al suo ritorno dal bagno, Peter non è sorpreso nel vedermi ancora sveglia. Sospira scuotendo il capo, ed in silenzio si sdraia accanto a me. Mi stringo su me stessa, poggiando il più possibile la schiena al muro, evitando ogni minimo contatto col suo corpo. «Gwen?» I miei occhi si spalancano ancora una volta, consapevoli di riuscire a guardare solo i contorni della sagoma del suo viso. «Si?» «Posso...posso farti una domanda?» Lo sento muoversi, voltandosi completamente verso di me. «Se tu potessi ricominciare tutto daccapo, saresti di nuovo la migliore amica di Peter? Saresti disposta a rivivere tutti i rischi, le paure, ed il dolore, solo per stare con lui?» La sorpresa si dipinge sul mio volto, presa alla sprovvista da una domanda con un'unica risposta scontata. «Si, e non cambierei un solo giorno» Affermo decisa e convinta più che mai; è una delle poche certezze che mi rimangono. Io e Peter.
«Tu non lo faresti? Consapevole della fine impossibile da cambiare, non torneresti indietro soltanto per stare di nuovo con lei?» Sento il suo sguardo bruciarmi addosso anche nascosto dall'oscurità. «Non tornesti indietro per stare di nuovo con Gwen? Per amarla ancora una volta?» Mi sfugge via dalla labbra, l'amarezza nel mio tono impossibile da nascondere. Il moro rimane in silenzio, bloccato dalla verità che evitava di raccontarmi. «Io...mi dispiace di...» Si alza a sedere, riaccendendo la bajour sul comodino. «È per questo che mi hai baciata, Peter? Ieri notte ti ricordavo così tanto lei da ingannarti che lo fossi?» Il groppo che ho in gola inizia a pizzicare, ingoiando tutto l'amaro e la pesantezza delle mie parole. Le sue labbra rimangono sigillate, la sua mancanza di negazione, il suo silenzio, fa più male di una pugnalata alle spalle. «Certo, dovevo immaginarlo...» I miei denti affondano sul mio labbro inferiore, preferendo il sangue alle lacrime. La sua testa si abbassa sulle dita strette in grembo, evitando di guardarmi, confermando ogni mio dubbio. Lo scanzo bruscamente, e scendo dal letto tanto veloce da credere che le lenzuola stiano bruciando. Non arrivo nenache a varcare la soglia di quella camera, che la sua mano si stringe al mio polso, fermandomi. «Gwen, tu...non so bene come definire quello che provo per te, ma...» Giro il capo verso di lui, i miei occhi lucidi incontrano i suoi. «Ma sai per certo che ami ancora lei» «Si...» Mi sfilo dalla sua presa, voltando tutto il mio corpo verso di lui. «Mi va bene, Peter, io lo capisco. Piombo nella tua vita dal nulla, e non posso pretendere niente, alla fine ci conosciamo solo da pochi giorni. Ma la cosa che mi ha fatto più male, è che tu mi hai baciata solo per lei, perché sono soltanto un'altra versione della ragazza che ami, una sorta di rimpiazzo. E credo di non meritarmelo»



Spazio Autrice

Eccomi quaaaa, scusate l'assenza ma sono stata a corto di ispirazione. Credetemi, è stata una sofferenza scrivere questo capitolo :'(
Spero comunque che vi piaccia, fatemelo sapere nei commenti. Grazie a tutti per le visualizzazioni, vi adoro <3

𝐋𝐎𝐒𝐓 || 𝙋𝙚𝙩𝙚𝙧 𝙋𝙖𝙧𝙠𝙚𝙧 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora