𝟔. 𝒓𝒆𝒔𝒑𝒐𝒏𝒔𝒊𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕𝒚

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L'aria attorno a noi è del tutto immobile, circondati solo dalle diverse sfumature del tramonto. «Sai, quando conobbi Peter ero solo una bambina...» Nascondo le mani dentro le tasche della mia felpa, e lascio che i miei piedi penzolino nel vuoto. «Lo prendevano sempre in giro per qualsiasi cosa, e la situazione si aggravó quando i suoi genitori morirono» I clacson dei taxi sotto di noi, sotto il cornicione di questo edificio, non riescono comunque a farmi distogliere lo sguardo dal cielo. «Un giorno, credo che fossimo al primo anno di liceo, un ragazzo il doppio di lui iniziò a prenderlo in giro, spintonandolo e facendolo cadere a terra» Mi volto verso di lui per accertarmi che mi stia ascoltando, ma Peter ha già fissi gli occhi su di me. «Da lontano vidi che lo stava picchiando senza alcuna pietà, e dentro di me scattò qualcosa, un senso di responsabilità verso di lui, o qualcosa del genere. Mi avvicinai a quel ragazzo e gli diedi un bel pugno in faccia, esattamente come mi aveva insegnato mio padre» Peter accena un sorriso, passandosi una mano tra i capelli scompigliandoli. «Lottai con lui per salvarlo, e finimmo comunque entrambi in infermieria...ma quella fu la prima volta in cui realizzai che per me il suo benessere contava più del mio» Le sue dita cercano le mie fin quando non si unirono fra loro. «Quando divenne Spiderman, era lui che mi salvava, che mi teneva al sicuro...ma vederlo rischiare la vita ogni giorno come...come mio padre...» Dalle labbra mi sfugge un pesante sosprio, ed abbasso il capo chiundendo gli occhi. «Voglio solo che si ricordi che io sarò sempre lì per salvarlo quando lui non potrà farlo da solo, esattamente come quando eravamo bambini» Due delle sue dita si poggiano sotto al mio mento, costringendomi a far incontrare i nostri sguardi ancora. «Dio...questo Peter è davvero fortunato ad averti» Il suo tocco è delicato quando poggia una mano sulla mia guancia accarezzandomi la pelle. Rimango in silenzio, non trovando le parole, e mi godo il suo tocco rilassandomi completamente. I suoi occhi sono incollati su di me, ogni mio dettaglio, ogni mia sfumatura è allo scoperto con lui, con così poca distanza a dividerci.

«Forse è meglio tornare a casa, si è fatto tardi» Serra le labbra alle mie parole, ed alla fine annuisce. Mi stringe un braccio intorno alla vita non appena ci alziamo, e stretta a lui scendiamo cauti verso l'asfalto lontano quasi cinquanta metri.

«Peter, sei tu?» La voce di zia May ci accoglie a casa, ed il suo viso sbuca dal salotto non appena chiudiamo la porta dietro di noi. «Ciao, tesoro» Mi saluta cordialmente, passando rapidamente gli occhi da me a suo nipote. «Peter, posso parlarti un attimo?» Lo sguardo del ragazzo si posa su di me. «Va in camera mia, ti raggiungo subito» Annuisco impercettibilmente, e li lascio soli. Salgo metà scalinata, il possibile affinché non possano vedermi, e rimango in allerta aspettando che iniziano a discutere.

«Che diavolo succede con quella ragazza, Peter?» La voce della donna si alza involontariamente. «È complicato, zia» Non riesco a vederli da qui, ma immagino il viso di Peter diventare serio di colpo. «Spiegami così che possa capire qualcosa di questa situazione» «Lei ha bisogno del mio aiuto, ed io non posso fallire...ti prego, lascia che rimanga qui, è davvero nei guai» Sospiro, appoggiando la schiena nella ringhera delle scale. «So che ci troviamo in un brutto periodo, ma mi troverò un altro lavoro. Posso sistemare le cose...io...mi sento responsabile per lei» Mi alzo dal pavimento, avendo sentito abbastanza, e mi allontano del tutto.

Le pareti della camera di Peter mi circondano ancora, mantenendo chissà quali segreti. Mi siedo sul suo letto, stringendo tra le braccia il suo cuscino ancora impregnato del suo profumo, e chiudo gli occhi per un secondo, rassettando i pensieri. Tra tutti, l'unica che vorrei qui adesso, è mia madre, lei saprebbe che cosa fare.
L'immagine del volto della donna mi appare davanti agli occhi, sentendo la sua mancanza fin sotto le ossa. Il suo dolce sorriso, le sue carezze premurose, ed il suo infinito amore per me. Il ricordo del nostro ultimo abbraccio mi spezza in due il respiro.
«Va tutto bene?» Apro gli occhi, lasciando che calde e salate lacrime solchino il mio viso, e lo guardo nonostante la vista appannata.
In meno di un secondo le sue braccia mi stringono al suo petto, sussurrando parole rassicuranti al mio orecchio.
Non riesco a parlare, a spiegare al ragazzo il mio malessere interiore, ma lui sembra capirlo.
Piango fin quando non sento gli occhi prosciugarsi, e la mente svuotarsi dell'ultimo ricordo con lei.

Gli occhi mi bruciano da morire quando li riapro. Calcio via le coperte e mi alzo. Controllo l'orario dal mio cellulare, che sembra non lo usi da un secolo, ed esco dalla stanza silenziosa. Sono appena le dieci di sera.
«Ti sei svegliata finalmente. Come ti senti?» Mi volto alla mia destra, la fugura minuta di zia May è in piedi davanti a me. «Meglio, grazie» Riesco a dire, la voce tanto roca da chiedermi quanto ho dormito. «Mi fa piacere. Ti ho lasciato la cena sul tavolo, se hai fame» La ringrazio e le auguro la buonanotte prima di vederla scomparire dietro ad una porta.

Scendo le scale evitando il più possibile di fare rumore, ma il ragazzo seduto davanti alla tv si accorge di me lo stesso. «Hey» Alzo lo sguardo verso di lui, il suo volto illuminato soltanto dalle luci della televisione. «Ciao, Peter» Il moro si alza, raggiungendomi in due falcate. «Hai fame?» Annuisco, ed in silenzio lo seguo in cucina.

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Spazio Autrice

Heyy, come state?
Il capitolo è un po' pesante, e non mi piace molto, ma giuro che mi farò perdonare. Spero comunque che apprezziate, fatemelo sapere nei commenti.
Grazie a tutti <3

𝐋𝐎𝐒𝐓 || 𝙋𝙚𝙩𝙚𝙧 𝙋𝙖𝙧𝙠𝙚𝙧 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora