𝟏𝟕. 𝒕𝒉𝒆 𝒑𝒐𝒘𝒆𝒓 𝒐𝒇 𝒑𝒂𝒊𝒏

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La massiccia porta in mogano viene rinchiusa con poco garbo dietro le muscolose spalle di Flash Thompson, riparandoci dentro una casa avvolta completamente dalle tenebre.

«Ma che...» Mi volto verso Flash, piegato in due nella vana ricerca di più ossigeno possibile. «Che diavolo ci facevi in piena notte con quel mostro?»
I polmoni mi vanno a fuoco, costringendomi a sedermi sul pavimento per riuscire a riprendermi.
«È...è difficile da spiegare» Il ragazzo mi raggiunge, sedendosi sfinito al mio fianco. «Tu sei fuori di testa, Emma. Sul serio» Abbasso il capo, nascondendolo dietro le mani tremanti e la mia chioma bionda. «Oh, mio Dio» Mi sfugge dalle labbra, lasciando che la mia disperazione riempia la stanza. Il ragazzo al mio fianco si irrigidisce, drizzando le spalle contro il muro. «Stavo...stavo per morire. Che diamine mi passa per la testa!» La mia voce è un sussurro debole e carico di mortificazione, diretto più a me stessa che al mio interlocutore. Il silenzio che cade su di noi è opprimente: una combinazione tra imbarazzo e parole bloccate in gola. 

«Dai, vieni. Prendi la mia mano» Flash si alza in un unico e veloce movimento. Mi porge il suo palmo aperto, ed un timido e impacciato sorriso sul volto sudato. Grazie al suo aiuto riesco a mettermi in piedi, ma con la fine dell'adrenalina in corpo, la stanchezza prende il sopravvento su di me, costringendo il ragazzo a prendermi in braccio come fossi la sua novella sposa. Il moro mi stringe a sé con fermezza e senza sforzo, come se pesassi una piuma, ed in silenzio sale le scale di quella che presumo sia casa sua. Non mi oppongo nemmeno, non ne ho le forze. Anche se sembra totalmente assurdo, mi sento rassicurata dal suo tocco non prepotente, come ho sempre pensato che fosse. 

Nonostante l'oscurità, Flash sembra orientarsi molto bene, segno che probabilmente cammina per casa sua al buio molto spesso. Con un piccolo calcio spalanca la porta di una camera, che si apre con un leggero cigolio, e mi adagia delicatamente sul letto.
«Puoi dormire qui se vuoi, io prendo il divano» Non attende una mia risposta, troppo occupato a sciogliere i lacci delle mie scarpe. «Qui sei al sicuro, lui non ti troverà» Solo grazie alla fioca luce proveniente dai lampioni in strada riesco ad osservare il suo volto. «Flash...» Il capo moro del ragazzo si solleva, puntandomi addosso i suoi pozzi azzurri e la sua totale attenzione.
Poggio le mie dita sulle sue, fermandolo. «Grazie. Non sei obbligato ad aiutarmi, te ne sono molto riconoscente» Mi sporgo verso di lui, annullando quel poco di distanza tra noi, e stringendogli le braccia al collo, lo abbraccio forte. Le sue braccia esitano, le sento irrigidirsi colto alla sprovvista, ma si lascia andare poco dopo stringendomi a sua volta.

«So che le cose sono iniziate nel modo sbagliato tra di noi...» Il suo corpo si allontana appena da me, il possibile per guardarci in faccia. «E so bene che cosa pensano tutti di me» Rimango in silenzio dandogli tutto il tempo che necessita, attendendo con pazienza il fulcro del suo discorso. «Ma tu sei la prima che è riuscita a vedermi per quello che sono realmente» Il suo viso si contrae per formare un sorriso, ma gli esce solo una buffa smorfia. Vorrei rimproverarlo, fargli notare che se smettesse di trattare tutti male, forse avrebbe degli amici, delle persone che tengono a lui; ma non ci riesco. Rimango in silenzio, abbracciandolo nuovamente. «So che sei una brava persona, Flash. Devi solo crederci anche tu, e tutti ti imiteranno» La sua morsa su di me si stringe, senza farmi male, per poi lasciarmi andare di colpo, senza preavviso. Si alza dal letto, e in un attimo raggiunge la porta. «Io...vado. Buonanotte, Emma» Il suo atteggiamento impacciato mi fa dubitare di avere davanti il bullo che ho preso a calci al nostro primo incontro. «Buonanotte, Flash»

La notte è burrascosa, capricciosa da morire, lasciandomi solo pochi minuti per riposarmi, per mettere a tacere i pensieri. L'alba sancisce la fine delle mie sofferenze, e l'inizio di un'altra pessima giornata. Esco dalla camera di Flash con un solo e assillante pensiero: Peter. Non riesco a togliermi dalla testa il cipiglio sul viso che avrebbe sapendo della nottataccia passata, della sfrontatezza ed incoscienza del mio brutto carattere. Mi riproverebbere, ma mi andrebbe più che bene, perché lo avrei con me.

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