𝟐𝟎. 𝒍𝒆𝒕 𝒎𝒆 𝒈𝒐

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C'è una strana connessione tra ciò che hai di più prezioso, e quella maligna e perfida paura dell'unica cosa che te la può portare via.

Perché sta tutto lì. In quell'esatto istante in cui, il secondo prima c'è l'hai stretta tra le dita, ed il secondo dopo, ti scivola via e si frantuma ai tuoi piedi.

E la mia storia con Peter, probabilmente, sta in quel tempo di mezzo, tra averlo e perderlo.

Questi sono i miei pensieri, seppur pessimistici, mentre lo guardo riposare al mio fianco. Le sue lunghe ciglia gli accarezzano gli zigomi mentre tiene gli occhi chiusi; ha le labbra rosee socchiuse, il braccio intorno alla mia vita, e le gambe attorcigliate alle lenzuola. Gli accarezzo i capelli spettinati, lasciandogli qualche dolce bacio sul mento e sulle guancie. Lo tengo stretto a me, stando attenta a non svegliarlo, illudendomi che questi momenti accanto a lui non finiscano mai, pur sapendo bene ciò che mi attende.

«Ti amo così tanto, Peter» Sussurro piano, come se gi stessi confidando un segreto importantissimo. «Ma sai bene che non posso...non possiamo. Che non è giusto dimenticare ed abbandonare tutte le persone del mio universo» Mi asciugo rapidamente le lacrime per non bagnargli il petto. «Io ho delle responsabilità a casa. Ho mia madre e Peter, loro hanno bisogno di me, soprattutto adesso che ho questo assurdo potere» Alzo lo sguardo su di lui, sollevata nell'accorgermi che abbia ancora gli occhi chiusi. «Non è facile rinunciare a te...non voglio rinunciare a te, ma non ho altra scelta. Sarai il mio più grande rimpianto, ma devo lasciarti andare. Non è questo il mio posto»

Più tardi, mentre il cielo si tinge di un blu intenso, May fa il suo ritorno a casa, ed io torno in camera dopo una lunga e calda doccia; la prima cosa che noto, sono gli occhi aperti del ragazzo più bello del mondo, segno che si sia finalmente svegliato.

«Gwen...» Mi si stringe il cuore a vederlo così, bello ed innocente come un bambino. «Ciao Pete» Mi avvicino, e mi inginocchio ai piedi del letto. «Ben svegliato» Gli poggio una mano sul viso, accarezzandolo dolcemente. «Pensavo te ne fossi andata» Per attimo, smetto di respirare. «Non potrei mai» Mi si incrina la voce, sentendo il peso di quelle tre parole come un macigno sul petto.

Il suo sguardo si incolla al mio, imbarazzato ed indifeso.
«Ti amo, Gwen» Si solleva sedendosi sul letto. «Ti amo anch'io, Pete» Mi attira a sé, e finisco seduta su di lui. Mi stringe in un abbraccio che vorrei non finisse mai, e mi lascio andare.

Non c'è bisogno di aggiungere altro.

Il suo fiato caldo mi colpisce il collo facendomi venire i brividi. Mi stingo a lui, sentendo il bisogno, quasi viscerale, del suo contato, di averlo sempre più vicino. «Gwen...» Alzo lo sguardo su di lui, e mi scappa un fugace sorriso nell'accorgermi che già i suoi occhi erano fissi su di me. La sua mano mi si poggia gentilmente su una guancia, accarezzandomi forse senza accorgersene. «Non scorderò mai il giorno in cui sei arrivata qui. Avevi l'aria smarrita, i vestiti fradici, ed i tuoi splendidi occhi erano oscurati da una paura atroce; e questo è uno dei ricordi che custodisco gelosamente di te» Si ferma solo per darmi un fugace bacio sulla fronte, un gesto di rassicurazione nei miei confronti. «Sai bene che l'amore, per gente come noi, non è mai semplice...è pericoloso» Stringo le dita attorno alle sue, dandogli il conforto che gli serve per continuare. «Ma io più ti guardo, più mi rendo conto che ti amo. Con ogni fibra del mio corpo, con ogni battito del mio cuore, e con ogni mio respiro. Io sono tuo, e lo sono sempre stato» Mi va in tilt il cervello, tante sono le volte che mi ripeto le sue parole mentalmente.

«Ma quando ti guardo, mi rendo conto anche che tutto il dolore che ho affrontato fino ad oggi, non sarà mai paragonabile a ciò che mi aspetta quando te ne andrai» La voce gli si spezza alla fine.

«Oh Pete...» Alzo una mano verso il suo viso, e gli scollo via le lacrime. «Ti ho sentita Gwen...» Il mio corpo si paralizza alle sue parole. «Non stavo dormendo. Ho sentito tutto quello che mi hai detto» Cerco di spostarmi da lui, ma se ne accorge e velocemente mi stringe in un abbraccio quasi soffocante, quasi temesse che possa scomparire davanti ai suoi occhi. «Mi dispiace, Peter» Sospiro, sconfitta ed afflitta. E mi concedo di farmi cullare dal suo tocco premuroso e delicato anche solo per pochi secondi.

«Gwen...» Mi richiama, riportando tutta la mia attenzione su di lui. «C'è qualcosa che devo dirti» Stavolta mi permette di allontanarmi, seppur minimamente. Lo guardo dritto negli occhi, intuendo subito quanto disagio gli provochi parlarmene.

«So come farti tornare a casa» Le sue parole sembrano fermare il tempo, bloccandoci immobili in questa stanza per minuti che sembrano secoli. «Tu, cosa?» Sento il mio cuore accelerare i suoi battiti, mentre con fatica cerco di elaborare la notizia. «Dimmelo» Mi impegno ad avere un tono autoritario, quasi ad ordinarglelo, ma finisce per essere una supplica. Lui esita, poi abbassa il capo e si arrende. «Il tuo potere è governato dalle tue emozioni, dai tuoi bisogni...Tu sei arrivata qui perché avevi bisogno di Peter, e così mi hai trovato» Alza lo sguardo, e mi inchioda sul posto. «È più semplice di quanto credi Gwen. Devi solo voler davvero tornare a casa» Mi afferra le mani, facendomi smettere di torturarmi le pellicine. «Dopo che mi sono svegliato dal coma, l'ho capito subito. Perché tu volevi che io mi svegliassi, sei stata tu a salvarmi»

«Aspetta un attimo...» Peter ammutolisce di colpo. «Da quanto tempo lo sapevi?» «Avevo il sospetto da un po' di tempo, ma ho avuto la certezza quando mi sono svegliato...»
La tensione nella stanza è palpabile, come se stessimo assistendo a una corda tesa che lentamente si spezza.
«Peter ti ho chiesto da quanto tempo!»
«Qualche giorno prima della festa di zia May» Confessa rapido, come se si stesse strappando un cerotto.
Mentre a me sembra che il terreno mi manchi da sotto ai piedi, sentendolo crollare come ogni certezza che avevo su questo ragazzo.

Non riesco a dire una parola, nonostante abbia le labbra schiuse non esce alcun suono.

«Ti prego, di' qualcosa» Mi supplica, cercando ogni possibile contatto con me, sia fisico che visivo, ma non desisto. Mi alzo dal letto, e raggiungo la porta. «Gwen! Ti prego...» Non so con quale forza trovo il coraggio di guardarlo. «Devi lasciarmi andare, Peter» Non gli do alcuna possibilità di rispondere, corro giù per le scale, ed in poco tempo mi ritrovo per le vie della città.






Spazio Autrice

Ciao a tutt*. Come state?
Mi dispiace essere stata assente per moltissimo tempo, però mi auguro con tutto il mio cuore che l'entusiasmo e la curiosità per questa storia non sia finita. Vi annuncio ufficialmente di essere tornata a farmi disperare con questa storia ;)
Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere tutto nei commenti.
Se vi va lasciate anche qualche stellina.
Grazie a tutti per il sostegno, vi voglio bene! <3

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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