𝟕. 𝒉𝒊𝒔 𝒑𝒍𝒂𝒄𝒆

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Flebili raggi solari, penetrati dalla finestra, superano la sottile tenda color panna posandosi sui miei occhi, svegliandomi.

Mi strofino gli occhi nella speranza di svegliarmi del tutto, e sbadiglio silenziosamente evitando di svegliare Peter che dorme stremato al mio fianco.
Sposto lentamente il suo braccio, che è stato stretto intorno alla mia vita per tutta la notte, e mi alzo.
Mi sistemo meglio la maglietta stropicciata del ragazzo, prestata la notte scorsa, e scendo al piano di sotto causando il meno rumore possibile.

«Buongiorno, Emma» Accenno un sorriso alla donna, e mi siedo accanto a lei legando i miei capelli in una coda disordinata. «Ho preparato i pancake, prendine alcuni» Guardo il piatto colmo di frittelle, ma nonostante il bell'aspetto la fame non stuzzica minimamente il mio stomaco. «Non ho fame, grazie» Tengo lo sguardo basso, evitando i suoi occhi nocciola insistenti su di me. «Ne sei sicura? Non voglio che tu vada a scuola a digiuno» I miei denti affondano sul mio povero ed indifeso labbro inferiore, e scuoto la testa in risposta alla sua domanda.

«Io volevo ringraziarla...ed anche...» Alzo finalmente lo sguardo su di lei, ed osservo attentamente il suo viso contratto in un'espressione preoccupata. Prendo un respiro profondo, e ricomincio daccapo.
«Senta, io non voglio essere un peso per voi, non voglio approfittare della vostra bontà e disponibilità, perciò ho deciso che me ne andrò. Me la caveró anche...» Sento i suoi passi pesanti sulle scale, e poi la sua voce roca mi interrompe: «Cosa? Tu non vai da nessuna parte» Mi volto, e la figura slanciata di Peter è in piedi dietro di me. «Non sei un peso per nessuno qui, cara. Resta pure quanto vuoi» Le mani di May si posano sulle mie, fermando il familiare tremolio. «Ne siete sicuri? Non voglio crearvi nessun tipo di problema» La distanza tra me e Peter diminuisce in pochi secondi, quando si avvicina con meno di due falcate.

Stringe forte le sue braccia intorno a me, abbracciandomi forse per la prima volta. I suoi mori capelli mi solleticano il collo nudo, il suo dolce profumo inonda le mie narici, e le sue dita accarezzano la mia pelle dove la maglia non riesce a coprire.
«L'unico problema sarebbe non averti più qui con me» Bisbiglia, sfiorando con le labbra il mio orecchio.
Mi sento avvampare, col cuore che batte incessantemente sul mio petto, cordinato col suo.
Tutto intorno a noi sembra scomparire, perdendo pure la cognizione del tempo.

«È meglio se vai a prepararti, dobbiamo andare a scuola» La sua stretta si allenta, e di controvoglia mi allontano da lui. Poso lo sguardo nella stanza in cerca della presenza della donna, ma zia May è sparita. Senza aggiungere altro raggiungo le scale e dopo anche la sua stanza.

Nei corridoi della scuola c'è il quotidiano caos prima delle lezioni, e per un attimo mi sembra di essere tornata a casa.
Il vocifero dei sussurri aumenta quando io e Peter varchiamo la soglia dell'istituto l'uno accanto a l'altra. «A quanto pare la fama ci precede» Farfuglia scocciato il moro alzando gli occhi al cielo. Ignoro gli sguardi di tutti, a testa alta, e chiacchero tranquilla con Peter.

È questione di pochi secondi, quasi non me ne accorgevo, quando una palla da basket vola nella mia direzione, ma la mano di Peter la ferma ancora prima che possa colpirmi in faccia. «Sta attento, Falsh» Il bulletto ed i suoi compari si avvicinano a noi, un ghigno divertito in ognuno dei loro volti. «Sta zitto, Parker. Non voglio parlare certo con te» Il ragazzo avanza pericolosamente verso di me, ma Peter gli blocca il passaggio posizionandosi davanti al mio corpo. Rimangio in silenzio ad assistere alla scena incapace di muovere un solo muscolo. «Cosa c'è bambolina? Oggi non ti va di parlare un po' con me?» La sua voce mi arriva alle orecchie come un forte schiaffo in pieno volto. Faccio un grande respiro profondo, e decido di non abboccare alle sue patetiche provocazioni. Non oggi, almeno.
Avanzo verso Peter e mi prendo la libertà di stringere la mia mano nella sua, tirandolo verso di me, permettendomi così di avere la totale visone di Flash.
«Lasciaci in pace!» Punto i miei occhi direttamente in quelli del bulletto, per poi andarmene via seguita da Peter.

«No, aspetta un momento!» Le mani viscide del moro si posano sui miei fianchi, bloccando ogni mio movimento. Stringo le labbra contrariata, ma prima che abbia il tempo di dire qualcosa, Peter mi precede spingendo bruscamente via il ragazzo da me. «Toccala di nuovo e giuro su Dio che la mia sarà l'ultima faccia che vedrai» Urla infuriato, tanto forte che la sua voce finisce per zittire tutti i presenti. Il viso di Flash impallidisce di colpo, la paura e la sorpresa che delineano i suoi lineamenti. «Va bene, me ne vado» Alza le mani in aria in segno di resa, e con la coda tra le gambe va via seguito dai suoi amichetti.

Per il resto della mattinata non parliamo dell'accaduto, troppo occupati a fare qualsiasi altra cosa. Lui non ne vuole parlare, ed io non lo stresso minimamente.

«Voglio portarti in un posto» Si ferma in mezzo alla strada piantando i suoi occhi nei miei. «Ti va?» Lo guardo, un sorriso nasce sul suo viso, convincendomi. Accetto la sua offerta evitando di esitare più del dovuto, e lo seguo senza proferire parola. 

«Cosa ci facciamo qui, Peter? Sai è un buon posto per uccidere qualcuno ed eliminare le sue tracce» Mi guardo intorno, il completo silenzio ci circonda. Nessuna anima viva qui apparte noi. Entriamo nel gigantesco deposito abbandonato ricco di cianfrusaglie, coperte tutte da un velo di plastica impolverato. «È esattamente in questo posto che ho provato per la prima volta i miei poteri» Poggia a terra lo zaino in un angolo, e mi raggiunge con lo skate sotto braccio. «Vengo molto spesso qui, oltre all'apparenza, è un buon posto per pensare. Non ci ho mai portato nessuno» Alzo lo sguardo su di lui, intendo a posare lo skateboard a terra accanto a noi. «Nemmeno Gwen?» Il ragazzo si avvicina a me afferrando una mia mano e stringendola nella sua. «No, nemmeno lei. Tu sei la prima» Mi mordo il labbro, non riuscendo a distogliere gli occhi e la mia attenzione da lui. «Davvero? E perché siamo qui?» Ghigna divertito, spostando le sue mani nei miei fianchi. «Perché voglio insegnarti ad andare sullo skate» Mi spinge verso di lui facendomi finire sopra la tavola. «Ma sei scemo? Da dove ti vengono queste idee?» Mi sfugge dalle labbra, presa completamente alla sprovvista. Il moro non si toglie quel fastidioso sorrisetto dalla faccia, e tutto ciò lo diverte ancora di più quando devo allacciare obbligatoriamente le braccia intorno al suo collo per non cadere col fondoschiena per terra. «Dai su, sarà divertente»

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Spazio Autrice

Hey! Come va?
Giuro, sono viva e vegeta, non ho aggiornato prima per colpa della scuola che mi ha tenuta impegnata 24 ore su 24. E non posso promettervi che aggiornerò tutti i giorni, ma farò del mio meglio.
Comunque, spero davvero che vi sia piaciuto il capitolo. Fatemelo sapere nei commenti. Grazie a tutti <3

𝐋𝐎𝐒𝐓 || 𝙋𝙚𝙩𝙚𝙧 𝙋𝙖𝙧𝙠𝙚𝙧 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora