𝟒. 𝒍𝒂𝒕𝒆 𝒏𝒊𝒈𝒉𝒕

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Il silenzio cala su di noi, un silenzio di sottofondo per i nostri sguardi persi l'uno nell'altro. Il suo marrone nel mio azzurro, mischiandosi fra loro, il mare agitato ed il cioccolato fuso.

L'intensità sprigionata dai suoi occhi mi lascia senza fiato, costringendomi ad arrendermi abbassando per prima gli occhi, lasciando che questo round lo vinca lui.

Dalla poca distanza tra noi riesco ad osservare meglio le brutte ferite sul suo volto, e pur conoscendo questo Peter da poche ore, non riesco a non pensare al mio migliore amico ed a quanto sia difficile essere Spiderman. «Puoi farmi un favore?» Il moro sembra risvegliarsi all'udire della mia voce, interrompendo quel leggero contatto che lui stesso aveva creato. «Puoi portarmi una garza e del disinfettante?» Peter non aggiunge altro, non chiede spiegazioni, semplicemente si alza e va nell'altra stanza. Quando ritorna, appoggia tutto sulla superficie della scrivania, e torna a sedersi in attesa che io faccia una mossa. Afferro la garza e gli verso dell'alcol sopra, sotto il suo sguardo attento. «Posso?» Gli chiedo incerta sul da fare, riferendomi ai tagli sul suo viso. Lui annuisce, così delicatamente faccio del mio meglio per medicarlo.

«Anche del Peter del tuo universo ti prendi cura?» «Si, lo faccio ormai da quando eravamo dei bambini. Non credo che durerebbe a lungo senza di me» Lo sento sospirare contro le mie dita, ed alzo lo sguardo verso di lui scoprendo che mi stava già fissando. «Tu e lui state insieme?» Un sorriso divertito appere sul mio viso. «Oh, no. Ci conosciamo da quando eravamo dei bambini. Tutto ciò che c'è tra noi è completamente platonico» Il moro affonda i denti sul labbro inferiore soffocando un gemito di dolore quando mi occupo della ferita sul sopracciglio. Mi scuso e mi fermo fin quando lui non mi fa cenno che va tutto bene e che posso continuare.
«E poi ha una fidanzata di nome Michelle, è davvero straordinaria. Sono una bella coppia» Spiego, buttando nel cestino la garza sporca di sangue.
Il ragazzo annuisce e non apre più bocca fin quando non termino.

«Non mi hai ancora detto come te le sei procurate» Riprendo posto accanto a lui, notando il suo viso incupirsi. «Qualche lotta nei panni di Spiderman?» Il moro scuote impercettibilmente la testa. «No, non metto più quel costume da un po'. Non sono più Spiderman da quasi un anno» La mia bocca si spalanca per lo stupore delle sue parole. «Queste me le sono procurate a scuola, un ragazzo, si chiama Flash, mi ha picchiato ed io non ho reagito» Prima che possa anche solo pernsare a cosa dire, la porta si spalanca mostrando la figura di zia May con indosso un grembiule sporco. «Scusate l'interruzione, ma la cena è pronta» La mia testa si volta verso la donna. «Emma, tu rimani vero?» Incrocio lo sguardo della vecchia donna ed annuisco. «Molto bene, vi aspetto di là» Un silenzio pesante cala su di noi. Peter si alza ed oltrepassa la soglia della porta. «Andiamo?» Mi chiede, così mi alzo e lo raggiungo.

«Emma, spero ti piaccia il pollo» Mi siedo a tavola con tutta la grazia che riesco a recimolare dentro di me, e rispondo positivamente alla donna. «Va tutto bene, ragazzi?» Il suo sguardo indagatore si sposta velocemente da me a suo nipote. Mentre un leggero "si" esce dalla labbra di Peter, io non faccio altro che immaginare una New York senza Spiderman, con la criminalità e la cattiveria a seppelire le macerie della città.

La cena finisce senza intoppi in religioso silenzio. «Vuole una mano a sparecchiare, signora?» Zia May si alza, raccogliendo i piatti vuoti e sporchi, ed io la seguo a ruota. «Non pensarci nemmeno, cara. Sei un ospite» Mi strappa dalle mani le posate che avevo raccolto, e mi sorride scuotendo la testa. «Perché tu e Peter non tornate in camera sua? Qui ci penso io, non preoccuparti» Apro la bocca per aggiungere qualcos'altro, ma il ragazzo che si alza mi precede. «Va bene, zia. Buonanotte, allora» La donna si avvia per la cucina. «Buonanotte» Ci urla dall'altra stanza, indaffarata con le faccende.

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