CAPITOLO 1

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La freddezza è solo una corazza per chi ha paura di amare


6:30 am.
Il primo giorno di scuola del terzo anno. La sveglia iniziò a suonare. Non sapevo se essere euforica oppure se piangere come non mai. Per molte ragioni scelsi la prima. Mi alzai dal letto e aprì la finestra. Il sole stava sorgendo e per un momento ebbi un po’ di malinconia. Di lì a poco tempo sarebbe arrivato il freddo e le notti passate in spiaggia aspettando l’alba, sarebbero rimaste solo un ricordo nella mente. Andai verso l’armadio. Non avevo idea di come vestirmi. Optai per una gonna bianca, stile tennista, una maglietta celeste e una giacca di jeans. Mi truccai come ogni mattina. Mascara, matita, illuminante e lucidalabbra. Non volevo usare il correttore, avevo ancora il fantastico segno dell’abbronzatura sulle guance. Uscì dalla mia camera, e andai in cucina per fare colazione.
“Ciao” dissi quando vidi mio fratello
“Giorno” disse lui squadrandomi da cima a fondo
“Come stai Grace?” mi chiese prima di passarmi una tazza di caffè
“Em, bene tu?” risposi incerta. Io e lui non comunicavamo molto.
“Bene, perché ti sei messa quella gonna?”
“Mi andava” risposi, posando la tazza nel lavandino e dirigendomi nella mia camera per preparare lo zaino.
Il mio nome è Grace Evans e sono una normalissima adolescente. Chissà perché ho sempre odiato le ragazze di Wattpad: gentili, timide e carine, forse perché io, molte volte, sono praticamente l’opposto.
La mia famiglia è composta da me, mio fratello e i miei genitori.
Mio padre Christian è un importantissimo avvocato; mentre mia madre Rachel è una ricercatrice/ biologa, studia piante esotiche per ricavarne medicinali. Non sono quasi mai a casa e questo, sotto molti aspetti, è un bene, così posso godermi la vita senza troppi impicci. L’unica cosa che i miei genitori hanno lasciato a me e mio fratello, per consolarci della loro assenza, sono i soldi di cui, però, non ce ne interessa nulla. Viviamo in una villetta con una piscina, nulla di che in realtà. Con i soldi che abbiamo avremmo potuto permetterci di più ma, non so perché, amo la vita da persona normale e odio chiunque se la tiri perché è ricco. Mio fratello si chiama Andrew e ha un anno e mezzo più di me, lui quasi 18 io 16. Andrew è un vero deficiente lo prenderei costantemente a ceffoni ma, devo dire, che avere una persona che ti protegge sempre e non ti abbandona quasi mai non è male. E’ alto, occhi verde acqua, capelli biondo scuro e un fisico da dio greco, lo ammetto lui è quello bello della famiglia. Il suo carattere compensa il fisico, infatti è uno stronzo di prima classe, ma soprattutto donnaiolo e, quando serve, sa essere spietato e crudele. Frequento la scuola pubblica “Blue High School” e, nonostante i miei genitori volessero mandarci in una scuola privata, grazie ad un discorso persuasivo di mio fratello, siamo riusciti a convincerli ad iscriverci alla Blue.

Mio fratello ogni mattina mi portava a scuola, come se fossi una bambina da proteggere.
“Grace muoviti cazzo!” urlò Andrew che era già uscito di casa. Mi infilai velocemente gli stivaletti bianchi, afferrai il mio zaino ed entrai in macchina. Scendemmo dalla Mercedes che nostro padre ci aveva regalato, uno dei tanti regali fatti per consolarci, e ci dirigemmo verso l’entrata della scuola. L'istituto era piuttosto grande. Ricordo che il primo giorno di scuola mi persi tra i corridoi.
Le prime persone che vedì, con mio grandissimo dispiacere, ci si piombarono davanti. Il primo con il suo metro e novanta, i suoi capelli corvino e gli occhi verdi, la sua giacca di pelle nera, e i tatuaggi che uscivano dal colletto della maglietta bianca, che li fasciavano gli addominali scolpiti. La seconda, una ragazza bionda con occhi azzurri, un fisico slanciato e perfetto.
Mentre ero assorta da questi pensieri, Il ragazzo, con voce roca e seria, disse a mio fratello:
“Andrew ciao, ricordati di oggi pomeriggio”.
Poi girandosi verso di me, senza nemmeno salutarmi, disse:
“Quella gonna fa schifo” e con un sorriso beffardo diede un colpetto sulla spalla a mio fratello, che ricambiò con un sorriso enorme.
Si, amavano prendermi in giro.
La ragazza li guardò sorridente, mentre con le mani circondava il braccio di mio fratello e del suo amico. Che gatta morta.
“Ciao Grace sei cambiata dall’anno scorso, sei quasi carina adesso” Per poco non mi soffocai con la saliva. Odiavo Samantha. Era risaputo che si fosse fatta mezza scuola, ma ormai passava la maggior parte del tempo con mio fratello o il suo amico. Poverina non capiva che per loro era solo un passatempo.  Distinto guardai un po’ confusa mio fratello, non solo per l’insulto recato alla mia gonna bianca e per la biondina, ma anche per l’affermazione fatta in precedenza. Cosa dovevano fare quel pomeriggio?
Lui, da gran deficiente qual'è, disse semplicemente: "Certo Aidan tranquillo, e no Grace non sono cazzi tuoi.” Fece una piccola pausa  “Comunque ha ragione questa gonna oltre a essere brutta è anche corta, non voglio che i ragazzi ti guardino ”. Io spazientita da tutti e tre girai i tacchi e me ne andai dai miei amici, con le risate di Samantha in sottofondo.

𝐋𝐞 𝐟𝐢𝐚𝐦𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora