CAPITOLO 3

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Pensavo che lo specchio fosse mio nemico, quando in realtà il vero mostro era la mia mente


Quando tornai in sala, i ragazzi stavano mangiando delle patatine sul divano, mentre giocavano a qualche videogioco.
Jaycob ci guardò accigliato.
Credo avesse notato il mio leggero arrossamento in viso dovuto all'imbarazzo di quello che era appena successo in bagno.
Adrian invece era letteralmente un pezzo di ghiaccio, non lasciava trasparire nessuna emozione.
Beato lui.
"Grace resti qui a dormire vero?" chiese Asher facendo gli occhi dolci e riportandomi alla realtà,
"Mh, in realtà dovrei tornare a casa ma, posso sempre chiamare mio fratello e chiederglielo".
Feci per prendere il telefono dalla borsa di Prada, che Jason insieme al suo gemello Jaxon mi avevano regalato per il compleanno, quando Aaron, avvicinandosi di soppiatto, me lo sfilò dalle mani, iniziando a cercare un numero in rubrica.
"Lo chiamo io tuo fratello, non ti preoccupare" disse con molta tranquillità.
Aaron ed Andrew non si erano mai sopportati veramente.
Aaron sapeva che mio fratello molte volte con me era un deficiente e questo lo portava a provare un disgusto smisurato per quest'ultimo.
"Ok, ma non comportarti da scemo" risposi, lasciandolo fare.
"Che vuoi?" disse una voce dall'altra parte del telefono,
"Ciao Harris sono Aaron, mi passi gentilmente Evans" disse il mio migliore amico
"Ora ha da fare Anderson, dimmi che vuoi".
Solito atteggiamento di Aidan.
"Grace resta a dormire da noi, avvisa suo fratello. Buona serata" e prima che Aidan potesse controbattere, Aaron schiacciò il pulsante rosso per terminare la chiamata.
Gli Anderson sapevano di essere superiori agli altri e quando potevano ne davano una perfetta dimostrazione.
"Bene, non ci sono problemi" disse lui appoggiando il cellulare sul tavolino di cristallo e venendomi poi in contro. "Grazie Aaron" replicai io abbracciandolo.
In meno di un secondo mi sollevò e mi poggiò sulla sua spalla a mo 'di sacco.
"La porto un secondo in camera mia, torniamo subito" disse iniziando a salire le scale.
Un "No" di disapprovazione si levò nella stanza ma, prima che qualcuno dei fratelli potesse liberarmi o semplicemente dire qualcosa, io e Aaron eravamo già arrivati nella sua stanza.
"Dormi qui stanotte" disse, dirigendosi verso il suo armadio e tirando fuori da uno dei tanti cassetti una felpa grigia abbastanza larga.
"Usala come pigiama, aspetta che ti do anche dei pantaloni", io gli sorrisi
"No tranquillo, questa felpa è abbastanza lunga da coprire anche le gambe; e poi siamo tra di noi, non siete mica degli sconosciuti" dissi io in tutta tranquillità;
"E' vero, ma siamo pur sempre ragazzi e Grace non so se te ne sei accorta ma, sei davvero cambiata dall'anno scorso".
Effettivamente era vero.
Avevo perso molti chili, e le mie forme si erano accentuate.
Odiavo il mio fisico, ma era inevitabile dire che ero cambiata molto.
"Assi?" giusto perchè amavo provocarlo, lo spinsi sul letto mettendomi a cavalcioni sopra di lui "Grace sei impazzita? Sei una stronza davvero" disse lui tra le risate.
Aaron era la migliore medicina che avessi.
La situazione ad un tratto si capovolse: sentii le mani di Aaron afferrare i miei fianchi per poi trascinarmi sotto di lui
"Ora cos'ha intenzione di fare Ms Evans?" disse a un centimetro dalle mie labbra, aumentando leggermente la presa sui miei fianchi, "Assolutamente nulla Mr Anderson" dissi io avvicinandomi al suo orecchio per poi mordicchiarlo
"Mi sta provocando Evans?" chiese Aaron
"Assolutamente si Anderson".
Aaron a quel punto, afferrò i miei polsi bloccandoli sulla mia testa "Non si gioca con il fuoco Evans".
Era da una vita che giocavo con il fuoco.
E non intendo solo con lui che, per quanto gli volessi bene, eravamo sempre stati solo amici, ma anche con molti ragazzi con cui avevo avuto delle storie.
Nulla mi faceva più paura.
"Non si gioca nemmeno con il ghiaccio Anderson" dissi io.
Ero l'unica ragazza o persona in generale a potersi comportare così con i fratelli.
Per la maggior parte del tempo erano tutti autoritari, senza cuore e qualche volta anche aggressivi.
Mi sentivo importante ad essere trattata come una principessa.
"Non ho paura del ghiaccio" disse fissandomi intensamente negli occhi verdi,
"Nemmeno io del fuoco" ribattei decisa.
Qualcuno, improvvisamente, bussò alla porta, interrompendo quel momento.
Aaron si alzò donandomi un schiaffo sul sedere
"Ahia" urlai io,
"Avanti" gridò Aaron.
La porta si aprì rivelando un Adrian, che mi guardava un po' confuso.
Scesi dal letto e mi diressi verso lo specchio accorgendomi di avere i capelli tutti arruffati
"Che stavate facendo?",
"Nulla" rispondemmo all'unisono io e il mio migliore amico.
"Mh, che volete da mangiare? la pizza va bene?" disse poi Adrian
"Si, va benissimo" affermai io, prima di dirigermi verso la porta, e andare in bagno.

𝐋𝐞 𝐟𝐢𝐚𝐦𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora