CAPITOLO 5

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Sorridevo tra le lacrime, perché nemmeno l'odio per me stessa mi avrebbe abbattuta.


Mi svegliai abbastanza assonnata e controllai le notifiche del telefono.
Dieci messaggi da “Rompipalle❤️ ”. Mio fratello ieri sera, mi aveva scritto di non volere che dormissi lì.
“Beh troppo tardi” pensai.
Sentì un profumo di Acqua Di Parma invadermi il corpo.
Di fianco a me il letto era vuoto.
Mi rigirai un po' nelle coperte, cercando la forza per alzarmi.
Erano circa le 6 di mattina.
Tutti i ragazzi ancora dormivano. Anzi non proprio tutti a quanto pare. Andai verso il bagno barcollando un po’ e tirai una ginocchiata contro il mobile della scrivania.
"Ma porca di quella puttana, che male" imprecai sotto voce.
Odiavo alzarmi presto, specialmente per andare a scuola. Appoggiai la mano sulla maniglia ma, prima che potessi aprire la porta, una figura comparve davanti ai miei occhi, con i capelli bagnati e con solo un asciugamano in vita.
Piccole gocce di acqua ricadevano lungo i suoi muscoli rilassati.
Cazzo se Dio era così, io volevo essere cristiana.
"Giorno" disse Adrian mentre con una salvietta asciugava i capelli energicamente.
"B..buongiorno" balbettai imbambolata.
"È divertente vederti arrossire" affermò "Ti metto in imbarazzo per caso?". Disse avvicinandosi a me con un sorriso beffardo in viso.
"N..no ma va"
"Invece si. Da quando un Evans balbetta?"
"Non sto balbettando. Coprirti per favore" dichiarai, spostando il mio sguardo da un’altra parte.
"Mh dovresti farlo anche tu" disse indicando la felpa che si era leggermente alzata lasciando intravedere le mutandine di pizzo bianche.
"Mannaggia" dissi spingendola giù cercando di rivestire le parti scoperte.
“Non preoccuparti mi piaceva come vista” ammise per poi domandarmi:
"Hai i vestiti per oggi?"
"Si, Aaron ha qualche mio vestito di ricambio in camera sua."
"Vado a prenderli"
"Grazie ma, forse ti dovresti vestire. Ho sentito Jaycob portare una ragazza in camera ieri"
"E quindi? " rispose lui
"Non lo so, così"
"Sei gelosa?"
"COSA? no ma ti pare"
Si, ero palesemente gelosa.
Lo sono sempre stata di tutti i miei amici e mio fratello.
“Non fingere con me Evans” disse poggiando le sue labbra sul mio collo
“Mi stai provando Adrian?”
“Si” dichiarò, continuando a lasciare una scia di baci umidi.
“S..smettila Adrian.”
“Non dovrei, lo so” affermò. Potevo sentire una punta di frustrazione in quelle parole.
"Non prendermi per il culo Anderson, non mi va di essere tratta come un giocattolo" dissi spingendolo via.
Lui serrò la mascella e strinse i pugni “Evans non parlarmi così”
“E tu non provarci con me!” dissi spazientita
“Non ci sto provando con te. Non mi piaci”
“Baci il collo e tocchi le cosce a tutte le ragazze che non ti piacciono?” chiesi sul punto di scoppiare
“Faccio quello che voglio. Sei in casa mia ti ricordo. Se ti voglio baciare lo faccio.”
“Figlio di puttana” sputai acida. Solo dopo mi accorsi delle parole che avevo pronunciato.
“Cos’hai detto?” Adrian mi afferrò il braccio e mi lanciò violentemente sul letto. “Non osare mai più dirmi una cosa del genere. Tu mia madre nemmeno l’hai conosciuta”. Disse mentre diede un pugno al muro.
Era facile far incazzare un Anderson.
“Ho capito me ne vado" annunciai alzandomi dal letto.
“No” disse lui sovrastando l’uscita.
“Bene allora vado in bagno” corsi verso quest’ultimo, mancando la forte presa di Adrian, e mi ci chiuso dentro.
Mi lavai e uscì venti minuti dopo. Adrian non c’era più. Uscì in accappatoio e mentre percorrevo il corridoio intravidi una bionda uscire dalla camera di Jaycob.
“Che schifo” pensai.
Bussai alla porta della stanza di Aaron : “Avanti” disse e io entrai.
“Devo prendere un paio di jeans. Dove tieni i miei vestiti?”
Non mi rispose. Mi fece cenno di sdraiarmi al suo fianco.
“Fammi vestire, poi mi sdraio li con te”.
Lo vidi alzarsi dal letto e prendere dei vestiti che mi porse. Indossava solo dei boxer di Calvin Klein. Era bellissimo, però aveva un fisico molto più sottile di quello del fratello.
“Ti aspetto” indicando la porta del bagno.
Indossai dei Jeans blu e una felpa bianca che avevo rubato ad Aaron.
“Eccomi” dissi saltando sul letto.
“Scusa per ieri piccola” disse baciandomi la fronte
“La colpa è mia” affermai
“Mh, di entrambi. Comunque dove hai dormito?” mi chiese accarezzandomi la schiena. Odiavo il contatto fisico, ma non del mio migliore amico. Era l’unico che poteva coccolarmi.
“Si” dissi.
Che cavolo di risposta era “SI”
“Hai dormito con Adrian?” disse alzandosi leggermente e guardandomi diritto negli occhi.
“Scusa…” abbassai il mio sguardo
“Non voglio che dormi con lui. Tu puoi dormire solo con me.” disse con voce seria.
“Me lo ricorderò la prossima volta” annunciai facendogli un occhiolino.
Scoppiammo entrambi a ridere. Aaron si andò a preparare per accompagnarmi a scuola, ma prima ci fermammo ad un bar vicino "Catwalk" per fare colazione.
"Prendo un cappuccino e un muffin al cioccolato" dissi al cameriere,
"Anche per me" dichiarò Aaron.
Il caffè era bollente e riscaldava le mie mani fredde; infatti anche se era solo settembre il vento soffiava incredibilmente forte.
Una volta finito, uscimmo per andare a piedi verso scuola.
Mentre io e il mio amico stavamo camminando e chiaccherando, sussultai dallo spavento non appena qualcosa o meglio qualcuno, urtò contro di me.
Mi girai preoccupata e vidi un bambino a terra che piangeva.
Era Timothy, il fratello minore di Aidan e di fianco a lui Travis, il suo fratellastro.
Travis era un ragazzo alto, coi capelli e occhi color ciliegio e un fisico da sportivo. La madre di Aidan si era risposata con il padre di Travis, dando poi alla luce Timothy.
Mi abbassai e lo presi in braccio, mentre lui piangeva.
"Ciao Tim" dissi accarezzandogli la guancia, e non appena sentí la mia voce, smise di lacrimare.
"Graceeeee" urlò abbracciandomi forte.
"Tim stai più attento a dove cammini" disse Travis con voce seria che, evidentemente, non mi aveva riconosciuta.
"Ciao Trav" dissi e lui sorrise,
"Eii piccoletta come stai?"
"A parte che Aidan è uno stronzo, mio fratello pure, e per non parlare di Samantha che la strozzerei ogni volta che la vedo, tutto bene" dissi alzando gli occhi al cielo.
"Vieni con noi?" dissi indicando la scuola.
"Lascio mio fratello all'asilo e poi ti raggiungo".
Aaron mi baciò la guancia e mi salutò, una volta arrivati davanti all'istituto.

𝐋𝐞 𝐟𝐢𝐚𝐦𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora