CAPITOLO 7

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Anche in mezzo a tutta questa folla, riuscirei a riconoscere il tuo sorriso.


Mi svegliai verso le 5:30 am.
I raggi del sole entravano dalle fessure delle tapparelle, creando un magnifico spettacolo di luci.
Mi stiracchiai e notai l'assenza di Aidan al mio fianco.
Decisi di alzarmi dal letto e di  dirigermi verso la cucina.
Mi guardai un po' intorno, ma la casa era completamente vuota.
Aidan non era lì.
Il silenzio era assordante.
Vidi un bigliettino poggiato sul tavolo.

"Nel microonde c'è il caffè, sono andato in farmacia a prendere delle aspirine"

Non feci in tempo a mettere giù il foglietto, che subito la porta di casa si aprì, rivelando Aidan in tutta la sua bellezza.
"Buongiorno" dissi ancora un po' assonnata,
"Giorno" rispose, squadrandomi da cima a fondo.
Dovevo essere veramente in condizioni orribili.
"Sai che quando dormi sei una cozza?" disse sorridendo,
"E tu invece russi",
"Io non russo, in compenso tu ti sei praticamente incollata al mio petto".
Oh Santissima Vergine, che imbarazzo.
"No, è impossibile" dissi mettendomi sulla difensiva,
"Sai ragazzina, non avevo mai dormito con nessuna senza farci qualcosa, e comunque per essere una verginella non sei timida, sei stata attaccata a me tutto il tempo." disse lui mostrando un ghigno perverso,
"Farò finta di non aver sentito" conclusi.
Mi sdrai sul divano, presi il telefono e controllai l'orologio: era tardissimo.
"Cazzo devo sbrigarmi, abbiamo scuola oggi" dissi alzandomi con uno scatto improvviso.
Nemmeno io sapevo dove trovassi tutta questa forza di prima mattina.
"Calmati ragazzina, non succede nulla se salti un giorno"
"Non posso, a differenza tua io ho una media da mantenere".
Corsi verso il bagno, mi vestii velocemente e rilegai i capelli in due trecce.
"Eccomi sono pronta, muoviamoci"
annunciai, infilando le scarpe e prendendo la giacca.
Mi girai e vidi Aidan seduto immobile.
"Mr. simpatia muoviti"
Non si spostò di una virgola.
Alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai a lui.
Mi avrebbe fatta impazzire questo ragazzo.
Per essere così deficiente doveva avere pigne e noci al posto del cervello.
"Aidan alzati" ordinai sistemandomi davanti a lui, cercando di sostenere il suo sguardo.
"Perché?"
"Devo andare a scuola"
"Io non ho voglia" disse facendo spallucce.
"Perfetto, allora andrò da sola. Prenderò un autobus",
"Non sai nemmeno dove siamo" proclamò sfoggiando un sorriso malefico.
"Bene allora camminerò, a costo di arrivare tra tre giorni" dissi in tono secco,
"Non ti conviene, non è un bel quartiere questo",
"Non mi interessa" conclusi, uscendo di casa.

Quella mattina era incredibilmente calda.
Il cielo era limpido e di un azzurro intenso.
Gli uccellini regalavano al mondo il loro canto gioioso, mentre il vento faceva muovere le foglie degli alberi.
Il pomeriggio sarei dovuta andare a fare shopping con la mia migliore amica.
Dovevo assolutamente comprare un vestito per la festa di sabato.

Iniziai a camminare, cercando di ricordare la strada che la macchina di Aidan aveva percorso la sera prima.
Ad un tratto un veicolo si accostò a me mentre camminavo sul marciapiede.
"Ei bellezza ti va di salire in auto? Ci divertiamo".
Io accelerai il passo ignorandolo.
"Che viscido", pensai.
"Dai bellezza vieni con me" disse mettendo la mano fuori la finestrino.
"Su non fare la difficile" continuò,
"Se ne vada, non si vergogna? È solo un maiale"
"Dai ragazzina, lo so che lo vuoi pure tu, sei solo una puttanella vero?" vidi la macchina fermarsi e l'uomo scendere da quest'ultima.
Il mio cuore iniziò a battere velocemente e le mani cominciarono a sudare.
Dio, perché tutte a me?
In meno di un secondo me lo ritrovai davanti, mi afferrò un braccio e posò le sue labbra sulla mia guancia.
Poi tutto successe velocemente.
Il mio ginocchio si scontro con le sue parti basse e il mio pugno colpì con forza il suo naso.
Sentii il rombo di una moto dietro di me e mi accorsi che Aidan mi aveva raggiunta.
"Figlio di puttana, come ti sei permesso di toccarla" si precipitò su di lui e iniziò a colpirlo violentemente sul volto.
"Aidan basta" urlai tra le lacrime.
Gli afferrai il braccio e, con tutta la forza che avevo in corpo, lo allontanai dallo sconosciuto.
I suoi occhi erano ignettati di pura rabbia.
"Andiamo Aidan, ti prego".
Non disse nulla, mi infilò il casco e partimmo, senza guardarci indietro.

𝐋𝐞 𝐟𝐢𝐚𝐦𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora