Quando mi svegliai era già molto tardi. Mio padre aveva raccolto le nostre cose e provveduto a ultimare i bagagli, finalmente eravamo pronti per trasferirci. Appena fui in macchina mi guardai indietro solo un istante, per riempire la mia mente di ricordi ancora una volta. La mia vecchia casa, accasciata su di un lato, aveva un triste sorriso, dei colori morenti e delle porte di un nero appassito, lasciandola mi incupii molto e i miei occhi si dipinsero di tristezza.
Sicuramente non sarei più tornato e come quando si saluta una persona per l'ultima volta mi riempii di commozione. Dopo che partimmo ci immedesimammo nello scenario periferico della campagna e il giorno si dileguò per dar spazio alla sera. In quelle vie secondarie dove l'ape lasciava il posto alla lucciola, il vento della campagna soffiava malinconico attraverso le scoscese rocce dormienti e la mia mente vagava leggera.
Non avevamo idea di che cosa il futuro ci stesse riservando, ma per nulla potemmo ignorare gli sconcertanti avvenimenti di cui fummo protagonisti. La strada, longilinea, si protraeva infinita davanti a noi e man mano ci riservò insidiosi accadimenti dal dubbio significato.
«Arrivederci Norfolk, a mai più...»
Agosto 24, 1996 Norfolk (Virginia)
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La città del vento
TerrorNon so cosa fosse, ma lo avvertivo ogni qualvolta avevo paura. Ne avevo sentito parlare a scuola: un bambino schivo e inquieto raccontava che di notte una sorta di entità con sembianze inumane veniva a trovarlo, spiandolo dalla finestra e sfoggiando...