'Ste situazioni

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Per non svegliare Edward presi il cellulare ed andai verso il bagno.
Composi il numero di Riccardo e lui dopo due squilli mi rispose, aveva una voce debole.
"Riccardo cos'è successo?" Gli chiesi preoccupata
"Ti ho chiamata dieci minuti fa.." Rispondeva a fatica.
"Ho fatto un incidente, i miei sono via.." Aggiunse con la voce sempre più bassa.
"Dove ti trovi?" Gli chiesi disperata
"Sono vicino al distributore .."
"Ho capito. Arrivo" gli risposi.
Avevo il fiatone e corsi in camera mi vestii velocemente Edward si svegliò e mi guardò perplesso "dove vai?" Chiese
Io avevo fretta e nemmeno compresi le sue parole
"Anna?" Ripetè "che succede?" Aggiunse.
"Riccardo ha fatto un incidente devo andare" gli dissi velocemente correndo giù dalle scale.

Il distributore non era lontano da lì e a piedi ci sarei arrivata in pochi minuti.
Arrivai là, la macchina non aveva nessun segno di incidente.
Aprii lo sportello e lui mi guardò negli occhi.
"Che ti hanno fatto?" Gli chiesi con gli occhi spaventati
"Mi hanno picchiato.." Rispose con voce spenta
Per le spiegazioni ci sarebbe stato tempo più a vanti e quindi chiamai subito il 118 che arrivò nel giro di 3 minuti.
Nel frattempo arrivò Edward in macchina, che mi fece cenno di salire, corsi aprii lo sportello e mi sedetti rigida in macchina.
Davanti a noi avevamo l'ambulanza che sfrecciava.

Edward mi continuava a fare domande e io non ero per niente in me.
"Anna cosa gli hanno fatto?" Chiese
"Picchiato, l'hanno picchiato." Risposi
"Chi?" Chiese spaventato
"Non lo so" gli dissi disperata
Mentre stava per aprire bocca "Edward basta domande." Gli dissi in stato di confusione.
Non avevo voglia di parlare volevo solo arrivare all'ospedale il più presto possibile.
Edward capì e tacque.

Ero attaccata al lettino che viaggiava tra i corridori dell'ospedale con sopra Riccardo che si lamentava.
Edward era andato a parcheggiare.

Riccardo fu messo in una stanza.
Non era in coma ma non avevo sue notizie.
Edward stette con me per 3 lunghe ore ricevendo ogni tanto frammenti di notizie.

Io avvertii i genitori di Riccardo che erano in America per lavoro, li rassicurai e gli promisi che li avrei tenuto aggiornati sulle condizioni del figlio poi riattaccai.

Ero stanca, erano le 22 ed ero appoggiata alla spalla di Edward che mi accarezzava i capelli.
"Vado a prenderti qualcosa" accennò
"No. Non ho fame" risposi
"Devi mangiare" mi disse con fare autoritario che non era da lui.
Con un sorriso debole ma dolce annuii.

Sgranocchiammo qualcosa insieme e fino alle due stemmo li su quelle sedie scomode, fino a che arrivò un infermiera che ci sorrise "siete qui per il vostro amico vero?" Chiese serena
"Si.." Accennammo insieme.
"Per lui la cosa sarà un pò lunga, abbiamo due brandine dove potete dormire, non sono comodissime ma almeno vi riposerete un pò"
Rispose dolce
La seguimmo e ci portò in una stanza e ci augurò una buonanotte per quando potesse esserla.
Mi coricai a pezzi, Edward mi baciò sulla fronte e si addormentò.
La mia mente era assorta da mille pensieri,
Capii di amare davvero Edward, era stato con me mi aveva accompagnata e consolata malgrado odiasse Riccardo.
Era una persona meravigliosa.

Era lui il mio chiodo fissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora